In un contesto economico sempre più complesso e sfidante, il governo italiano si appresta a introdurre una nuova misura di rottamazione delle cartelle esattoriali, denominata “quinquies”.
Questa iniziativa, che si preannuncia come un tassello fondamentale della prossima Legge di Bilancio 2026, mira a offrire una boccata d’ossigeno ai contribuenti in difficoltà, senza però trascurare l’obiettivo di recuperare risorse per le casse dello Stato.

La rottamazione quinquies si articola in due principali direzioni: da un lato, propone un saldo e stralcio per i debiti di minore entità, dall’altro, introduce un’ipotesi di anticipo obbligatorio per i debiti più ingenti. Queste misure sollevano una serie di interrogativi e considerazioni, non solo in termini di fattibilità e impatto economico, ma anche per quanto riguarda la loro effettiva equità e sostenibilità nel lungo termine.
Rottamazione quinquies, saldo e stralcio per i piccoli importi?
La proposta di saldo e stralcio per le cartelle esattoriali di importo ridotto rappresenta una continuazione di politiche già sperimentate in passato. Questa misura si rivolge principalmente a quei contribuenti che, per diverse ragioni, si trovano ad affrontare difficoltà economiche tali da non permettere il regolare adempimento delle proprie obbligazioni fiscali.
La soglia di importo che definisce il perimetro di applicazione di questa misura è ancora oggetto di discussione, ma l’obiettivo rimane quello di alleggerire il carico fiscale per i debitori di piccola entità, facilitando al contempo il recupero di somme altrimenti difficilmente esigibili da parte dello Stato.

L’efficacia di tale misura, tuttavia, solleva perplessità. Se da un lato può rappresentare un incentivo al pagamento per chi si trova in difficoltà, dall’altro potrebbe non essere sufficiente a stimolare una vera e propria cultura del rispetto degli obblighi fiscali. Inoltre, la definizione dei criteri di accesso e delle soglie di applicabilità richiede un’attenta valutazione per evitare distorsioni e ingiustizie.
Per i debiti di entità maggiore, superiori ai 50mila euro, si sta valutando l’introduzione di un anticipo obbligatorio, una sorta di conferma di impegno da parte del debitore a regolarizzare la propria situazione con il Fisco.
Questa misura prevede che una percentuale del debito, che potrebbe aggirarsi intorno al 5%, venga versata anticipatamente come condizione per accedere al piano di rateizzazione esteso, che potrebbe arrivare fino a 120 rate mensili, equivalenti a 10 anni.
Questa ipotesi solleva questioni non trascurabili in termini di equità e di gestione del debito pubblico.
Da un lato, l’anticipo obbligatorio potrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile per alcuni contribuenti, dall’altro, la dilatazione del piano di rientro fino a 10 anni pone interrogativi sulla reale capacità di recupero delle somme dovute e sull’impatto che tali misure potrebbero avere sulla sostenibilità finanziaria dello Stato.
In conclusione, la rottamazione quinquies si presenta come un’ambiziosa iniziativa di politica fiscale, che cerca di bilanciare la necessità di recuperare crediti per le casse statali con la volontà di offrire sostegno ai contribuenti in difficoltà.
Tuttavia, le numerose sfide e perplessità che essa solleva richiedono un’attenta riflessione e un’analisi approfondita per garantire che le misure adottate siano non solo efficaci, ma anche eque e sostenibili nel lungo periodo.