La luce violascuro è intrisa di polveri eruttive
e rimbombanti silenzi come lapilli
devastano campi di grano e miele
lasciando waterloo di ceneri,
nessuna presenza umana,
solo echi di voci, lamenti.
Da questo balcone di nuvole
appoggiate all’anima
vedo la superficie dei ricordi
e i fantasmi dei sogni che risorgono
nella spianata grigiocenere
saturata di idrogeno e solfuri
fusi in odore acre di pelle bruciata.
Le nuvole esauste
si adagiano sopra acque di mari torbidi,
sopra montagne ferrose aride
e distese d’erba ustionata e lacera.
Non ricordo più cosa mi raccontasti poco fa,
cosa sognai, mi sono risvegliato inquieto,
madido, la bocca arsa, come svuotato, pallido.
La camicia seminuova, quella che mi piace,
tu sei seria, sorridi appena un attimo,
ti vedo da lontano fra la gente minuscola,
il sole balugina brilla inargenta gioca
con il mare leggero e la sua immagine,
profili di calura si addolciscono,
brezza come di poesia ristora l’anima,
scende lenta la sera e tu ignara
mi parli di cose che io sento lontane,
sei reale, vera, io non credo di esserlo
ma ti sorrido per la luce che emani,
per gli occhi che non mentono
(per raccontarmi ho bisogno di esserci).
Chiudi il giornale e la crema solare riponi,
parli e taci e il sole non brilla più,
è luce dolce calma fresca
anestesia dell’anima.
E’ luce calma fresca dolce alla mia anima,
è luce dolce e fresca,
luce
d’anima.