Sommerso da un’onda
guardo le verdi profondità dei pensieri,
le pianure di alghe,
i sentimenti fioriti
come madrepore.
Uno strumento inconsueto
è posato sul fondo del mare.
Notte di luna caraibica,
il profumo della pelle
è filtrato dal vento.
Colombe bianche
volano sopra fiori esotici,
non dormono gli amanti,
si respirano
accanto,
occhi come tramonti
che muoiono in mare.
Scie di albatros
e piumaggi regali
sopra spiagge cariche
di saudade,
teorie di orme che si inseguono
e si disfano piano,
il vento suona il benjo.
(Una striscia di sangue
macchia la terra
senza ch’io senta dolore:
urlami dentro gli occhi,
fammi sentire una lama che vibra,
prima di affondare
nella mia stessa carne).
Un gigante che dorme
nella sabbia secolare,
ferito,
all’improvviso si desta
e si scuote,
si crea il vuoto,
sgorga acqua di fonte
dalla tua fronte,
dalla tua bocca rosata,
rianimata, prima gelata,
petali di pensieri, veri,
lentamente, dolcemente,
si sfogliano
e posano nella mia mano
che li racchiude
piano.