Nell’attesa del marito, con il vento padrone del paese , arruffo il tempo.
Sulle mattonelle salto, a scoprire un po’ di storia,
i chioschi , le forchette del polpaio,
me bambina con la coppa del gelato,
le sporte coi libretti neri della spesa.
Il passato prossimo lo conosco a menadito,
lo trapasso e vado oltre
a guardare un bambino che farfuglia
l’alfabeto franco-elbano insegnato dalla tata.
“ Ma è Victor Hugo che gioca a palla!”
[ la madre era lontana ]
Laggiù Napoleone cammina a testa bassa.
Pensieroso e buffo nella sua andatura ,
“Salpare o stare?” - si domanda lungomare.
[ Salpò e , si sa , affogò.]
Oh! Ecco Pietro Gori togliersi il cappello
al passaggio del Savoia,
Fucini sorridente arrivare col piroscafo.
[ Il ferro e il vino calamitano le menti ]
In carcere Pertini partigiano
mugugna sulla mamma :
“Vuol chiedere la grazia? No! la grazia No!”.
[ Dove finì? Finì a Pianosa ]
Moravia torvo s’infila nella reggia.
Dal dialogo col Corso,
farà nascere un racconto.
[ Eh sì! La storia tira sempre]
Brignetti vuole l’indipendenza.
nel settanta e nel duemila
l’isola è sempre sotto alla Toscana.
[ L’Elba per sognare è l’ideale! ]
Molti sono andati, tanti son tornati morti,
come Del Buono. Sta dai Neri,
in una abitazione un po’ pericolante.
[ Da morto quale onore?]
L’auto del mio santo compagno frena. Apro la portiera sotto le finestre.
Raggomitolo le storie nelle mattonelle
e non me ne vogliano
poeti, romanzieri e menti illuminate
che frequentano il paese se di loro non c’è accenno.
Li preferisco vivi davanti a una tazzina di caffè.