Ho navigato a vista
lasciandomi mordere
da onde bambine,
lo sguardo teso
a scorgere profili
di monti amici
e rocce impazienti
di tuffarsi nellacqua
in tripudio di ginestre,
lavanda e rosmarino;
poi minuscole case
affacciate al salmastro
e campanili intenti
a nutrire la nostalgia
dei naviganti
Ho salutato isole
vacillanti a reggere
il peso della solitudine
poi fari intrepidi,
vigili sentinelle
di navi e di velieri
e faraglioni irti
che spuntano
a improvvisa dimora
dassonnati gabbiani.
Ho navigato daltura,
quando la costa diventa
miraggio e allorizzonte
il cielo si sposa con lacqua:
allora, mentre londa sale
affuisce, rotola, srotola
e corre a perdersi in altra
onda sorella, allora, ho chiesto
al mare di rivelarmi segreti:
dellamplesso dellacqua
col vento, che vortica,
incalza e genera schiuma;
delle correnti inquiete,
dei fiumi e dei ruscelli
in cerca di culla,
dei tesori nascosti,
della vita che pullula sotto
e di Ulisse e di Nemo,
di Achab e Magellano
e delle sirene che
non ammaliano più
il nostro disincanto
la nostra vana ricerca
dillusione e di sogno.