Dal mare s’impara la quiete
quando bonaccia convince
le onde al colloquio col sole
che si frange in schegge
di luce: allora il fondale
abbandona la sua ritrosìa
e si lascia guardare da
stupiti occhi stranieri
mentre l’acqua è cristallo
senz’ombre e misteri
Dal mare s’impara pazienza:
le sue carezze insistenti
il suo assedio perpetuo
addolciscono asprezze
arrotondano fianchi
polverizzano rocce
nel rosario dei giorni
che distillano lenti
il cammino del tempo
senza soste o ritorni
Dal mare s’impara furore:
lo schianto dell’onda ch’esplode
su scogli, su fari, su rive
è urlo d’amore, di rabbia
che freme e s’indigna
sfida e rinnega
e si smorza maestosa
in sofferto diniego
in smarrita energia.