Mi chiamate in continuazione, mi chiamavate.
La casa è silenziosa, le televisioni sono spente, i giochi abbandonati.
Stranamente anche il cane è quieto.
I telefoni non squillano. E’ Festa il lunedì di Pasqua.
Il vuoto è dentro e fuori.
Un foglio bianco. Scrivo. O meglio provo. Sul bianco tutto s’illumina, sul nero No.
Dialogo.
Un altro caffè?
Fa male allo stomaco e non sfama.
Un bicchiere di vino?
Mai fuori pasto, da quando siete nati.
Un libro?
Forse più tardi. Ne ho finito uno un’ora fa e la storia è in me,
mi piace indossarla.
Solo il vizio del fumo non riesco a levarmi.
Per adesso.
La paura di ferirvi mi spinge a smettere.
Proverò. Non adesso.
Ricordi zecca quando svuotasti il pacchetto di sigarette?
Avevi sei anni e una ad una le infilasti sotto l’armadio.
Quando mettesti in scena un furto?
Ci cascammo tutti, dai vicini ai carabinieri che ti regalarono una playstation
per attutire a te, povero piccolo, lo choc di una casa violata.
Volevi attenzione, mi confessasti poi. La playstation te la sei meritata.
Il primo distacco tuo, il nostro primo distacco. Aspettato e imprevisto.
Posso partire con zia?
Devo abituarmi a star solo e la prima volta è meglio vada con i parenti.
Dove sarai gran piccolo saggio di nove anni?
Latina, Civitavecchia, Roma nord,
in un bar tanto diverso da quelli del nostro paese?
Era una bella giornata estiva quando Anna… il personaggio entra nella riga, prende forma,
esce da me a colmare il bicchiere vuoto per tre quarti.
Anna sei tu, Anna non è il tuo nome, ma sei tu,
tu che stasera ritornerai a casa dopo le vacanze pasquali
trascorse lontano dai tuoi vecchi.
Vecchi.
E’ la prima volta che uso questo termine per me e tuo padre.
Non mi piace.
I vecchi sostengono che vecchio è l’uscio. E’ giusto.
La prima volta che mi staccai da te non la rammento.
Ero giovane e la testa vinceva sul cuore.
E’ giusto sei adulta, è giusto che tu stia con lui, è giusto che tu viva.
Tante volte mi sono chiesta se sono una madre giusta e una giusta madre,
capace di raddrizzare le vostre gambe a costo di inserirvi un chiodo
per permettervi di camminare diritti in una strada autonoma.
Tanti i dubbi, tante volte.
Tante volte dovrò ricordare a me stessa questo vuoto quando sarà pieno.
Tornerà il pieno presto
quando dovrò rintanarmi in bagno per leggere in pace
quando il campanello della porta gareggerà con i cellulari e il telefono fisso
quando alla fine di giornata di lavoro mi aprirà la porta
qualche vostro amico e il cane mi salterà addosso
e inizierete a parlarmi e a pretendere ascolto
senza aspettare che mi tolga la giacca e posi la borsa.
Vuoto e pieno è l’ uovo di cioccolata.
Fondente questo lunedì di Pasqua.