Da madre s’apprende profilo
d’ ovale chino su culla
in trepido sguardo
di tenerezza ansiosa
e fatica di notti
bianche di latte e di veglia.
Da madre s’apprende voce
di ninnananna che fuga
fantasmi e il buio fiorisce
di stelle e di fiori
di fate e folletti
in sussurri di pioggia
in odore di fieno e
di terra bagnata;
s’impara profumo di spighe
che diventano pane
nel forno,
calore d’abbraccio
mani congiunte
in preghiera
e infinita pazienza
di goccia che scava.
Da madre s’apprende
sorriso e rimprovero,
umidità di pianto,
rosario d’attese,
simpara pena e declino
bianco dei capelli
curva delle spalle
e fragilità di vetro,
di piuma agitata dal vento
e forza, nel fare coraggio,
nonostante.