L’opera si presenta snella e completa per una oculata scelta di Carlo Olivari: quella di tradurre, in entrambi i vocabolari, solamente le “parole difficili”, tralasciando quindi la traduzione di quelle parole che non presentano difficoltà di comprensione. Ed è doveroso ricordare qui il notevole impegno e la puntuale attenzione che Carlo ha dedicato all’opera sia per evitare di omettere parole appartenenti al lessico genovese sia per rendere la traduzione dall’italiano al genovese davvero rispondente al genovese parlato, con tutte quelle sfumature che talvolta sfuggono all’orecchio disattento.
I due vocabolari riuniti in unico volume sono quindi destinati a diventare uno strumento di lavoro indispensabile per tutti quelli che, come me, amano leggere, scrivere, studiare, parlare il genovese; ma rappresenta anche un formidabile sussidio per chi si avvicina al genovese scritto desideroso di scoprire ed esplorare l’affascinante e variegato mondo della letteratura scritta genovese, che ininterrottamente va dal 1291, quando Luchetto ovvero l’Anonimo Genovese scrive la prima rima in volgare genovese, ad oggi.
Franco Bampi
Con l’avvertenza che la lingua trattata in questo Laboratorio è essenzialmente quella di Genova con uno sguardo verso levante, fino allo spezzino escluso, questo Laboratorio di lingua Genovese, è diretto principalmente al curioso di fatti linguistici regionali che non ha dimestichezza né con le parlate liguri in generale, né con altri idiomi dell’Italia settentrionale ad esse vicine. A questo curioso molte parole genovesi (che chiameremo “difficili” nella Parte I di questo Volume) appaiono senz’altro incomprensibili oppure ostiche ovvero oggetto di curiosità.
A proposito dell’avvertenza di cui sopra, sono cosciente di alimentare la disputa che vede una certa opposizione ad estendere l’uso della parola “zeneise” fuori dei confini della città, ma non me ne voglia chi di questa posizione è un convinto assertore: il mio lavoro è oltre a quello di favorire la comprensione delle parole “difficili”, anche quello di creare argomenti di discussione dalla quale, se ben condotta possano derivare soltanto elementi positivi per la conservazione della lingua genovese in senso lato. Aggiungerei che mentre la Parte I di questo volume ha generalmente una caratteristica “diacronica”, la Parte II ne ha una piuttosto “sincronica”
Fonti
Sono quelle citate nella bibliografia delle opere consultate. E, ancora, la mia conoscenza diretta dell’idioma, con quei non pochi dubbi che in parte mi sono stati chiariti da persone consultate fra le quali voglio citare con riconoscenza Andrea Salvetti che oltre essere mio cugino e coetaneo era anche un caro amico che voglio onorare con questo ricordo. Una menzione del tutto speciale la devo all’opera di attenta e “puntigliosa” revisione che il Prof. Franco Bampi ha avuto la bontà di fornirmi. A lui sono inoltre debitore di preziosi consigli riguardanti la spinosa questione dell’ortografia delle parole genovesi e di tanti aspetti semantici. Senza il suo aiuto questo mio lavoro non avrebbe quell’attualità che mi auguro possa avere nella difesa della lingua genovese.
Mi sono permesso di inserire anche alcuni termini decisamente volgari, che non tutti registrano malgrado il loro uso frequentissimo. Spero che questa mia scelta non urti la sensibilità del lettore.
Parte I. Vocabolario Genovese - Italiano.
Le parole “difficili”
Alle parole che ho chiamato “difficili” è associato anche un esiguo numero di altre che, pure essendo uguali a quelle in uso nell’italiano, hanno in genovese un differente significato: si tratta, cioè, di quei “falsi amici” che insidiano generalmente chi si avvicina ad un’altra lingua. I lemmi delle parole “difficili” sono in grassetto e per ciascuno sono dati la categoria grammaticale (in corsivo) e quindi il significato più corrente in italiano. Sono registrati anche:
1. (separati con ;) i verbi pronominali relativi al lemma e gli eventuali sinonimi italiani di significato;
2. (individuate con É¢) le possibili varianti ortografiche del lemma (senza che questo stabilisca nessuna gerarchia d’uso o di pertinenza) e sinonimi genovesi;
3. (separate con |) le principali frasi idiomatiche o locuzioni e modi di dire che con il lemma vengono formate.
Queste ultime sono state inserite in numero molto limitato, infatti per una trattazione più completa e organica di tutta la parte lessicale del genovese, che, come per qualsiasi lingua, è molto nutrita, si rimanda (ÅÀܶ) ad un volume separato riguardante quella parte del Laboratorio, Parte III, che ho voluto individuare come il “genio” della lingua (v. pagina iv).
Le parole “facili” della Parte I
Siccome il genovese, parlato e scritto, non è fatto soltanto di parole con il grado di poca comprensibilità appena esposto e non essendo, il genovese, linguisticamente statico, la Parte I del Laboratorio registra anche tutte quelle altre parole di uso comune nel genovese comprensibili con un minimo sforzo al nostro curioso, sia perché esse hanno una vicenda etimologica simile a quella dell’italiano, sia perché si tratta di veri e propri prestiti (spesso neologismi) dall’italiano stesso.
Nel far ciò mi sono discostato dal metodo seguito dal Casaccia (v. prefazione del 1851 riportata in “La dialettologia prescientifica …” citata in Bibliografia) che fu quello di omettere “…le voci che ugualmente scrivendosi ed ugualmente suonando tanto in dialetto quanto in lingua, sono intese da tutti”. I lemmi di queste parole “facili”, individuati da un pallino (•), sono in carattere normale; ne viene indicata la categoria grammaticale, ma non la traduzione in italiano che è data per scontata. In alcuni rari casi vengono date, invece — come per quelle “difficili”— anche le frasi idiomatiche o le locuzioni legate al lemma. Naturalmente per la particolare grafia del genovese, ho ritenuto utile fornire un concisa chiave di lettura che dovrebbe rendere di immediata comprensibilità le parole sia pur “facili”, ma scritte in modo un poco inconsueto. Sia nella Parte I, sia nella Parte II sono state inserite alcune Note - segnate nel lemma con numero fra doppia parentesi ((1)) - che sono poi esplicitate alla fine di ciascuna lettera.
Parte II. Vocabolario Italiano-Genovese. Criteri che ne hanno informato la creazione In una prima fase si è trattato di “rovesciare”, per così dire, la costruzione della Parte I; ciò ha reso evidente che non tutte le parole usate comunemente in italiano venivano là individuate o perché si tratta di italianismi non ancora entrati nell’uso al tempo della redazione dei vocabolari storici ovvero per evidente omissione.
La prova alla quale ho sottoposto il lessico è stata allora quella di: (i) preparare prima di tutto una lista di parole di uso comune in italiano, (ii) confrontarla con l’insieme delle parole provenienti dalla prima fase di cui sopra, (iii) verificare quante di esse erano congrue, e infine (iv) individuare le carenze ed omissioni e porvi rimedio sia con ulteriori approfondite ricerche, sia facendo ricorso appunto ad italianismi o locuzioni o con ricostruzione (individuata con *). Alla fine di tale operazione, però, la traduzione in genovese di alcune parole italiane è rimasta irrisolta: queste parole sono individuate con § nella Parte II e sono
raccolte, per memoria, nell’Appendice C.
La famiglia delle parole di uso comune definite “facili” nella Parte I del Laboratorio
(precedute dal pallino •), viene a far parte quasi integralmente nella Parte II, della famiglia degli “italianismi” (più precisa in questo contesto), e si è ampliata per l’operazione descritta alla fine del paragrafo precedente. Si noterà inoltre che alcune parole italiane vengono tradotte in genovese con delle locuzioni o delle perifrasi: a mio parere ciò può essere dovuto o all’assenza in genovese di un singolo termine ovvero per evitare il ricorso ad un italianismo sentito fuori posto. E proprio a proposito dei molti nuovi italianismi che inevitabilmente ho dovuto inserire (oltre alle parole “facili” di cui sopra) anche in omaggio alla non staticità del genovese altrove menzionata, mi sono chiesto per ciascuno di essi quale termine, o locuzione, più genuinamente genovesi avrei potuto adoperare ed ho fatto delle scelte, spesso soggettive (di cui mi assumo l’intera responsabilità) che spero siano valide ed accettabili. Si noterà che la traduzione dall’italiano al genovese dà inoltre luogo ad una serie di sinonimi.
L’opera si presenta snella e completa per una oculata scelta di Carlo Olivari: quella di tradurre, in entrambi i vocabolari, solamente le “parole difficili”, tralasciando quindi la traduzione di quelle parole che non presentano difficoltà di comprensione. Ed è doveroso ricordare qui il notevole impegno e la puntuale attenzione che Carlo ha dedicato all’opera sia per evitare di omettere parole appartenenti al lessico genovese sia per rendere la traduzione dall’italiano al genovese davvero rispondente al genovese parlato, con tutte quelle sfumature che talvolta sfuggono all’orecchio disattento.
I due vocabolari riuniti in unico volume sono quindi destinati a diventare uno strumento di lavoro indispensabile per tutti quelli che, come me, amano leggere, scrivere, studiare, parlare il genovese; ma rappresenta anche un formidabile sussidio per chi si avvicina al genovese scritto desideroso di scoprire ed esplorare l’affascinante e variegato mondo della letteratura scritta genovese, che ininterrottamente va dal 1291, quando Luchetto ovvero l’Anonimo Genovese scrive la prima rima in volgare genovese, ad oggi.
Franco Bampi