E’ notte, nella tana ben infrattata tra gli scogli i pesci oramai dormono, soltanto Birillo, pesciolino irrequieto e sognatore, fatica a prendere sonno:
- Nonno, nonno, raccontami la storia delle nozze del Mare con la Luce, ti prego, ti prego!
- Quante volte te l’ho raccontata, Birillo? Mille volte? Dovresti saperla a memoria! Peccato che non possa raccontarla a chi dico io! Qualcuno di noi ci ha provato ma prima ancora di potersi presentare è stato preso all’amo o in una rete ed è finita male. Chissà se le sirene sparse per il mondo riusciranno nell’impresa? Chi lo sa? Tu sei ancora troppo piccino, non puoi capire, ora dormi che è molto tardi…
- Ti prego nonno Matteo, ti prego, raccontamela ancora una volta, l’ultima, prometto!
- Già, le tue promesse le conosco! Comunque ti accontenterò, è una storia istruttiva e chissà che la mia voce non arrivi in superficie e di lì sulla terra a qualche altro nonno… Ascolta bene, piccolo, intanto poggiati su quel rametto di corallo…
“Prima che i tuoi bis-bis-bisnonni e così via nascessero, vi fu un lungo periodo in cui il nostro mare diventò una distesa d’acqua scura ma così scura che nessuna pesciolina poteva specchiarvisi, il pesce azzurro non aveva nome perché i riflessi azzurro-argentati non potevano brillare, gli sbuffi delle balene e delle orche marine ricadevano sulla superficie dell’acqua con tonfi sordi senza rivestirsi di lampi arcobaleno e un enorme tappeto di alghe limacciose e sonnolente ricopriva tutto quanto, ondeggiando sinistro e silenzioso.
E questo durò per secoli e secoli, forse per millenni.
Una magia o una maledizione pare fosse ricaduta su questo Mare e anche sulla Terra, sai quella palla tonda tonda che gira intorno al Sole e a cui siamo appiccicati tutti quanti.
Si narra che pesci ultracentenari, che vivevano coricati sui fondali, raccontassero ai pesci più giovani, che ascoltavano increduli, di un’epoca d’oro in cui un globo di fuoco appariva a oriente illuminando il cielo, si inarcava per alcune ore sempre più luminoso e caldo intiepidendo la superficie del mare e facendole assumere riflessi verdeazzurri e poi viola e poi ancora smeraldo e lapislazzuli in un caleidoscopio inebriante. Raccontavano anche che, perdutamente innamorati di queste luci, delfini e balenotteri e branchi di pesci colorati avessero cominciato a saltellare fuori dell’acqua in un gioco seducente e sempre più spericolato divenendone talmente schiavi che ancora oggi provano e riprovano a farlo, pur non sapendo da che cosa sia stato originato questo loro movimento apparentemente istintivo.”
- E poi?
- Già, e poi? Ancora sveglio tu! Va bene, torniamo al nostro racconto.
“Fu in quegli anni lontanissimi che accadde qualcosa di veramente terribile; il mare cominciò lentamente a perdere trasparenza e diventò opaco, sempre più opaco. Sulla superficie cominciarono a navigare iridescenze causate da chiazze di una sostanza oleosa che da ricerche svolte da alcuni pesci scienziato sembra si chiamasse petrolio. Bollicine di schiuma maleodoranti presero il posto di quelle soffici e aeree che fino ad allora lentamente salivano dai fondali e cominciarono a crescere a dismisura alghe di un verde scuro, sempre più scuro, quasi nero, che ricoprirono la superficie del mare come un velo, poi un tappeto, infine quasi una enorme lastra sepolcrale.
Anche il cielo contemporaneamente assunse le stesse tonalità di grigio e poi di nero fumo finché la luce divenne solo un pallidissimo chiarore crepuscolare e l’aria si ammorbò di miasmi nauseabondi.
I pesci in grado di testimoniare dell’epoca d’oro a poco a poco morirono e quelli nuovi nati, ad un certo punto, furono solamente in grado di ricordare, non senza fatica, antichi racconti così vaghi e misteriosi da diventare incredibili. Il buio e il silenzio regnarono per millenni; molti pesci divennero ciechi perché gli occhi non servivano più, infatti non c’era più nulla da vedere.
Quanti anni passarono così nessuno lo ricorda.
Ma, ecco che, dopo un tempo indefinibile, cominciò ad accadere qualcosa di nuovo!
I pesci più vecchi, quelli di duecento anni almeno, tanto per capirsi, sopravvissuti perché si erano adattati meglio di altri a questi cambiamenti, notarono, di decennio in decennio intendo, una minore presenza di bollicine maleodoranti, un fetore meno nauseabondo. Quelli più giovani e intraprendenti che, nonostante le raccomandazioni dei più anziani, cercarono di valicare la barriera d’alghe impenetrabile, raccontarono di aver incontrato di volta in volta una sempre minore resistenza.
Fino a ché, in un punto imprecisato del mare chiamato anticamente Mediterraneo, vicino a un piccolo golfo ( alcune notizie tramandate di branchia in branchia negli abissi più profondi dicono si chiamasse Tigullio, chissà mai perché, e questo molti secoli fa) uno spiraglio di luce filtrò quasi all’improvviso e poi sparì. Dopo un tempo che a loro sembrò infinito, ma che potremmo calcolare in circa dodici ore, ricomparve e, questa volta, restò un poco più a lungo per poi sparire ancora e così via per giorni e giorni allargandosi a macchia di luce, se così si può dire.
La notizia si propagò rapidissima e, tra stupore e incredulità, arrivò nei più lontani anfratti del mondo sommerso.
I pesci nuovi nati cominciarono anche loro a vedere questi barbagli, impazzirono di una gioia quasi frenetica e si misero a danzare, alcuni notarono il luccicchìo argenteo delle squame, altri i riflessi rosati e cangianti delle branchie e delle pinne, altri ancora gli sbuffi dei balenotteri e gli spruzzi di schiuma bianca sollevati dai delfini e le infinite luccicanti trasparenze dell’acqua. Tutti infine furono accarezzati dal tepore che periodicamente prese a riscaldare la superficie del mare. Fu così che questo risveglio di luce e di colori e questo tepore vennero attesi con ansia sempre crescente, fino a quando diventarono un appuntamento quotidiano.
Un giorno, all’improvviso, parve che la luce fosse nuovamente scomparsa e questo creò nel mondo marino una grandissima apprensione.
Alcuni pesci, mandati in avanscoperta, riferirono che la palla di fuoco era stata improvvisamente nascosta da macchie scure che si rincorrevano in cielo e scappavano via, lasciandola ricomparire qua e là e solo per pochi attimi. Solo questo seppero riferire perché la superficie del mare, che si era increspata sempre più, li costrinse ad abbandonare l’esplorazione, sballottati com’erano da forti correnti e da schiaffi di schiuma biancheggiante: una forza oscura e tremenda faceva dondolare il mare, spingeva quelle macchie scure che si affollavano in cielo una sull’altra e rovesciava acqua non salata su chiunque tentasse di mettere il muso fuori.”
- Tu hai mai guardato fuori, nonno? Hai avuto paura? E, dimmi, la luce ritornò?
- Birillo, in quei tempi lontani io non ero ancora nato! Abbi pazienza e ascolta il seguito, così capirai.
“Sì, la luce, quasi all’improvviso così come era scomparsa, tornò donando il suo tepore a milioni di pesci che scoprirono di avere bellisime livree colorate e presero a salutarsi chiamandosi per nome: chi non lo aveva lo ebbe, molti altri lo vollero cambiare per adeguarlo alle novità che percepivano.
I pesci più anziani e più saggi, riuniti nel Gran Consiglio del Mare Profondo, cominciarono a interrogarsi e a consultarsi; le domande erano sempre le stesse:
- chi e che cosa aveva causato millenni di buio freddo e desolato?
- chi e che cosa aveva restituito la luce e il tepore e i colori?
- come fare perché non accadesse di perdere nuovamente tutto?
Devi sapere che in una caverna sotterranea viveva un pesce misterioso che nessuno aveva mai potuto vedere, protetto com’era da nascondigli labirintici impenetrabili; si diceva che fosse un pesce Sibilla e che avesse conoscenza del passato e capacità di predire il futuro.
Gli anziani chiesero di incontrarlo e posero a lui le domande che angosciavano tutti.
La risposta fu, diciamo così, “sibillina”: disse che la colpa di tutto era di un pesce senza squame che aveva cominciato a popolare la terra molti secoli prima. Questo “strano pesce” aveva una specie di mania per cui giocava a costruire degli oggetti – i pesci ascoltarono senza capire – di cui poi si stancava e che buttava via - indovina dove ? -, in mare!!!
La stirpe di questo “strano pesce”, proprio a causa di ciò, si era quasi estinta - il pesce Sibilla parlò in verità di “disastro ambientale” ma i pesci in ascolto, benché saggi, non capirono il significato di quelle parole e se ne restarono zitti e attenti con le bocche spalancate -. I pochi superstiti, continuò, cominciarono di nuovo a costruire e costruire e a buttare, era una loro caratteristica innata, ma, invece di buttare a caso, stabilirono di comune accordo delle “leggi speciali” per non rischiare di nuovo la distruzione. Forse avevano imparato veramente qualcosa dallo scampato pericolo, anche se qualcuno di loro cominciava già a non rispettare più le regole come avrebbe dovuto.
Gli anziani tornarono dal colloquio turbati, non sapevano bene come interpretare quelle rivelazioni, le opinioni furono, in verità, le più disparate ma alla fine prevalse l’ottimismo e così decisero che la cosa migliore per tutti era far capire che era iniziata una nuova era, senza però addentrarsi troppo, almeno per il momento, nei particolari sul come e sul perché. Per fare questo decisero che era meglio attendere gli eventi e meditarci su.
Uno dei più autorevoli tra loro, un pesce Sapienza, fino ad allora rimasto in silenzio, zittì un po’ a fatica gli altri e fece loro questa domanda che era insieme una proposta precisa:
- Che cosa c’è di meglio per suggellare un messaggio positivo e fare in modo che tutti lo capiscano che indire una grande festa?
Fu così risoluto, incisivo e convincente che senza indugio e all’unanimità il Gran Consiglio del Mare Profondo decise di celebrare “Le nozze del Mare con la Luce” con una cerimonia straordinaria e mai vista prima, proprio nella ricorrenza del giorno in cui, secondo il loro calendario acquatico, ebbero la grande rivelazione, il 21 di Marzo. E così stabilì che si facesse per ogni anno a venire. E così fu.”
Birillo si era addormentato, nonno Matteo lo guardò con tenerezza, un pensiero gli attraversò la mente e un velo di tristezza passò veloce davanti ai suoi occhi:
“Chissà se la razza senza squame che popolava la Terra aveva davvero capito! Come sarebbe stato bello poter celebrare la Festa insieme a loro! “
L’esperienza gli diceva che era meglio non farsi troppe illusioni, ma la speranza che anche qualche nonno di quella strana razza stesse raccontando una storia simile al nipotino lo fece sorridere di tenerezza e di speranza e anche lui, stanco e quasi felice, si addormentò!