Del sole trionfante dell’estate
sopporto soltanto le carezze più lievi
e a lui mi offro al mattino, al risveglio,
quando il furore è lontano
e pigro m’avvolge il tepore
che mi tenta alla vita;
o la sera, al commiato,
quando più dolce si fa
anche il chiasso dei passeri.
Un tempo non era così:
col sole era quasi un amplesso
sulla riva del mare
sugli scogli salmastri
sulla sabbia infuocata.
E dopo il ristoro dell’acqua
e la gioia di perdermi in lei,
ritornavo al colloquio sospeso
all’ebbrezza della luce sul viso
della pelle che cambiava colore
per farmi sentire più bella.
E tutto mi pareva possibile e certo:
vincente l’azzardo dei dadi
sempre a nord la stella polare
più splendente l’incauto domani.