Riverbero di memoria mai posata
sull’erba fresca di taglio
e di rugiada mattutina
modella sembianze durature
e inclini alla mia breve eternità.
Quanto possa ricomporle
in sculture dell’anima
non mi è dato sapere
nè se a tutti appartiene
questo non-congedo dall’ieri
per intrecciare nuovi canestri
ai giorni futuri, sgravati
d’ogni sedimento e tersi di speranza.
Il mio sguardo è pulito
seppure talvolta lucido di pianto
e lo stupore è l’inganno quotidiano
per il quale la corazza è poco spessa.
Cadono ad uno ad uno i baluardi
delle certezze, le protettive
presenze che m’illudevano d’invincibilità.
C’è ancora il fuoco ad ardere nel petto
ma manca la legna che lo nutra
nel frastuono dell’ora che scorre
accumulando sulla sabbia
evanescenti granelli d’identità.