C’è, nel mio riporre gli oggetti dell’estate,
quasi la sacralità d’un rito antico
perché con loro sigillo una stagione,
la consegno al passato, al già vissuto.
E tra le pieghe dei top, dei vestiti d’azzurro
dei costumi imbevuti di sole,
delle sciarpe di seta per le tiepide sere,
nascondo i grani d’inquietudine
che m’hanno accompagnato,
anche quando il tripudio d’intorno
dei colori, dei suoni, dei profumi
mi faceva contenta d’ esserci
a guardare la festa di quel cielo.
E depongo le armi
assai spesso spuntate
dei litigi coi figli
pur nel caldo di luglio,
sugli orari, sul fumo
e su quello che conta,
e di quelli con chi
una volta ti ha scelto
e chissà se è contento
di quel giorno lontano.
Poi richiudo le scatole,
vado in cerca di un posto,
do il congedo all’estate,
a un pezzetto di me.