A te piccolo, a te all'apparenza
fragile, rivolgo la preghiera
di farmi guardare il mondo
con ostinata illogica speranza
e fede in Te e nell'uomo.
Tutto rema contro intorno a me
e il cielo stellato di certe notti
di puro cristallo dicembrino
appare quasi insulto al dolore
che leggo in certi sguardi senza pace.
Come mandorla che ha duro il guscio
ma morbido e delicato il cuore
mi lascio intenerire dal mistero
di un dio bambino che non ascolta invano
e al quale chiedo amore e tolleranza
fra gli uomini a cui la buona volontà difetta.
Per quale insano istinto
non siamo come dita in una mano?
E fratelli di quel vento e di quel sole
che asciugano gli anni ed i ricordi?
Così breve è il passaggio e dura la rinuncia
ai prati fioriti della primavera
quando verrà il momento!
Meglio l'autunno e l'inverno
ad accoglierci per la lunga quiete
e la tua mano tesa, o mio dio bambino,
a guidarci sereni per i campi elisi.