Mela amara sporca di salino,
camminando lungo la tua riva,
mordevo l’aria masticando vento
rubandoti il profumo della sera.
Avevi occhi di sabbia quasi bianca
come due vele quando il sole brucia,
era miraggio il mare all’orizzonte,
Fata Morgana e ribollìo di schiume.
Nella buca scavata nella sabbia
ho chiuso gli occhi nascondendo il viso,
era umida e strana la mia mano,
zagara e miele il tocco delle dita.
Camminavamo senza più frontiere,
naufragando in velluto di cenere
bluastra, impasto per mosaico di cieli
creati senza fine ad arco ad arco.
Ora scalze soccorro le ferite
come gli sguardi che mi son perduto
e li getto all’indietro mentre avanzo
lasciando a terra l’ombra per la luce.