Hanno viaggiato per mille chilometri
i pensieri ed ora si riposano stremati
in questa stanza tiepida di sole.
Li lascio decantare come fondi di tè
in una tazza di porcellana
sfiorandoli appena, con dita di neve.
Guai a urtarli malamente
a romperli per sbaglio:
ne uscirebbero torrenti di lava
incandescente e zampilli di fuoco.
Perciò li curo e li accarezzo
in attesa che dal loro involucro sottile
goccia a goccia si liberi
il fluido razionale dell’azione
che mi rimetta in viaggio
dopo le soste forzate
nei labirinti di pena
e mi faccia ancora gioire
di qualche fiore ramingo
pellegrino per ozio
sul ciglio della strada.