Io vi amerei
Figli, se anche non foste miei figli,
io vi amerei per la vostra giovinezza
ardente e inquieta
e per quella voglia di sfidare il mondo
che v’accende lo sguardo e le emozioni.
V’amerei per quel riso che incanta
e che ha ancora l’innocenza dell’infanzia:
polla d’acqua sorgiva, mi rammenta,
e schiuma di mare quando soffia maestrale;
e per le bufere di cui siete capaci
quando la vita più vi incalza e preme:
allora fuggono i passeri dal ramo
s’oscura il sole e piove grandine
di rabbia e di tormento.
V’amerei per la fatica di crescere
che vale scalare vette impervie
e navigare il furore degli oceani;
per quel modo che avete
di chiedere scusa:
un lungo abbraccio, in silenzio,
e tutto è come prima;
e per l’onestà che v’alberga nel cuore:
campo di spighe dorate di grano
fiore di pesco a primavera
cristallo di cielo spazzato dal libeccio.