In questo volo d’ali che, radente il mare,
si scioglie sopra il verde selvatico dei monti
e le chiazze dei tetti e nidi colorati di facciate,
fuggono i pensieri e spirali di vento svaporano
le inquiete sognanti domande irrisolte
come nebbie di pianura che nascondono segnali
e di luci e di fuochi e di voci, ovatta di dolce quiete.
Nel profondo abisso di là del confine del tramonto
fiamme di draghi dissepolti lanciano lingue di fuoco
e anneriscono albe come pianure bruciate di petrolio.
Mesopotamia in cenere, culla di antichissime anime
volte al gioco delle stelle e a predire voli di comete
e destini tra visceri fumanti e pietre insanguinate.
Passiscono foglie verdi di ranuncoli ai piedi dell’altare
e una lama affonda la paura lacerando un popolo in ginocchio.
Paura del moto delle stelle e racconti della dolce
Sherazade accanto ai fuochi nomadi errabondi.
Orme di sandali fuori della tenda frusciano il deserto
a giocarsi la vita in penetranti profumi di pelle.
E il dolore attanaglia il ventre e genera la vita,
esalano maledizioni la morte e il silenzio.
Galoppano sollevando polvere di dune
infinite teorie di uomini e fiumi di lacrime placano
la sete e lavano ferite ai confini del tempo.
Nel volo d’ali di questo mare semplice e sincero,
misterioso e dolce che improvviso ruggisce
dilavando i fianchi arresi dei calanchi,
sento il profumo amico del sale sulla pelle
e mi soccorre in vita zittendo il pulsare ansioso
delle stelle e le mancate risposte, sepolte
sotto strappi vorticanti di vento di maestrale.