Ci sono momenti in cui
più acuto e meno sopportabile
si fa il peso della corporeità
e dell´hic et nunc che stai vivendo
e ti sorprendi a viaggiare
in altra direzione e dimensione
da quella consueta
più vicino al pulviscolo di stelle
di cui ti senti intrisa, nonostante.
E avverti allora più faticoso e vero
il tendersi dell´arco verso il cielo,
il desiderio, inappagato sempre,
d´un briciolo d´eterna infinità
e la perennità d´un fuoco
che ti divora dentro
ma resta tuo e ne lambisce
appena altri, suoi fratelli.
Insomma, la sensazione d´essere soli
quasi sempre
come il ciclamino sbocciato troppo presto
nell´umidità del prato settembrino.