Se per te è indifferente
me ne resterò qui, su questo scalino
incrostato di sale e conchiglie,
a aspettare la fine del giorno
respirando le nuvole bianche
vagabonde nell’ultimo azzurro.
I pensieri sono in libera uscita
migranti come uccelli di passo
dal brusio troppo fitto
dei sussurri molesti.
Voglio vivermi un attimo
penetrata di luce soffusa
come sasso scaldata
dal tepore del sole,
come foglia nutrita
dalle gocce di linfa:
non ho forza né voglia
di camminare veloce
sul selciato di sempre,
di spiegare le vele
e assecondare il maestrale,
di regalare steli di rose
liberi dal peso delle spine
Lasciami qui a tingermi del rosso
del tramonto
[melagrana matura
sulle labbra dischiuse]
a spremerne il calore
[amplesso d’amanti ubriachi di sé]
a goderne ogni tono sfumato
[morbide sete d’Oriente, porpora fenicia]
prima che
la sera
scenda le sue ombre.