Chissà che pensieri affollavano
la vostra mente quando entraste
come tutti i giorni in fabbrica,
fuori il cielo, cristallo dicembrino
le vie già agghindate per le feste?!
L’inferno v’aspettava come sempre
e voi come fantasmi ad aggirarvi
tra quella vampa, il rumore, l’abbaglio della luce
ma il cuore fuori, ai figli, alle compagne
al Natale vicino, al pranzo apparecchiato
ai soldi che non bastano, ai piccoli regali.
Poi il fuoco che si libera, impazzisce
danza, lambisce, vortica, v'infiamma:
concitazione urla rabbia impotenza strazio.
E su quei letti, grumi vivi di dolore,
per qualche giorno ancora;
poi pianto, rabbia, buia disperazione
e quel padre che grida: Assassini!
Ventisei anni…chi mi ridarà mio figlio!?
Nessuno può alleviare la sua pena.