Hai spruzzi di buccia d’arancia
nel brillìo degli occhi
che ridono malinconici
fuggendo tra le note
di un Caffè alla moda,
profumi di tisane
e fruscìo di amori…
Le vetrine raccontano
e nascondono la vita,
gatti disegnati
su stoffe pregiate
socchiudono gli occhi.
Ci sono strade per il vento
e altre per le note blu,
sentieri freddi di sassi
aguzzi
e altri morbidi
di sabbie scivolose
che scendono al mare.
Brillano le stelle
innocenti e lontane,
testimoni anni luce
di uno ieri
che la storia ha sepolto,
affacciate sul nostro
domani.
Le notti sono fredde,
a volte,
come favole
troppo vere,
inevitabili
come nuvole
gonfie di mare.
Dietro le linee dei monti,
abbrunate dal cielo
ormai spento,
piccoli fuochi,
rifugio di elfi,
sorridono
favole e nenie
di nascosti
presepi:
case di zucchero e miele
in fila indiana.
Le mani ormai così lievi
al sospiro del solo pensiero
si alzano in volo,
i passi hanno odore di casa,
profumo di stufa accesa,
di legna che arde,
di attesa bambina,
di carta argentata,
di piccole statue di creta.
La poesia che “scende dalle stelle”
è innocenza e mistero;
forse l’agave,
che appena nel buio
su scogli anneriti
a profilo
intravedo,
è al suo ultimo grido
e pur sembra stagliata
e sicura,
senza fine o paura.
Raccogli la sciarpa
e gli occhiali,
il telefono trilla,
il traffico brulica suoni,
è incrinato
il silenzio
che ci ha resi più
umili e buoni.
Siamo,
è certo,
prede impaurite
e rapaci:
guarda in alto,
lontano,
a occhi chiusi,
tenendomi stretto per mano.