Jacques Darras
Il paese in fondo al mio giardino

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Titolo Il paese in fondo al mio giardino
Autore Jacques Darras
Genere Poesia      
Pubblicata il 01/02/2002
Visite 8647
Editore Liberodiscrivere
Collana Nuda Poesia
ISBN 88-7388-019-3
Pagine 40
Prezzo Libro 6,00 € PayPal
Il poeta che scrive con i fiumi

Sono estremamente felice che il primo ospite della Commenda dei Poeti sia Jacques Darras, sia perché sono stato il primo a tradurlo e invitarlo in Italia, sia perché lo considero uno dei migliori poeti a livello mondiale. Ho scoperto Darras nel 1996, quando lo invitai ad una lettura alla Maison de la Poésie di Parigi, che era anche la mia prima rassegna organizzata al di fuori dell’Italia.

Avevo letto qualche sua poesia e mi aveva fatto una notevole impressione per la qualità della scrittura e soprattutto, cosa molto importante in un autore di versi, mi aveva incuriosito.

Eppure, il meglio dovevo ancora scoprirlo.

Non so se considererare Jacques Darras un performer e neppure m’interessa trovare un’etichetta, ma il suo modo di stare sul palco e di dire (attenzione: non recitare) le sue poesie è assolutamente unico e originale.

Il suo corpo riempie la scena, ondeggiando al ritmo incalzante delle sue

poesie, le sue grandi mani sono indipendenti l’una dall’altra: una regge il libro come fosse un cibo da divorare, l’altra sembra gettare delle sementi in un invisibile e metafisico campo, la sua voce esce forte dal volto sereno da poeta nordico.

La poesia di Darras, comunque, funziona anche senza di lui.

I suoi libri (che ben presto usciranno anche in Italia con traduzione di Viviane Ciampi e mia) sono ricchi di calembours, di citazioni, di onomatopee, di riferimenti storici, artistici e di attualità, quasi come se i fiumi, che rappresentano il fil rouge dell’opera del Nostro, scorressero dentro la sua penna e da lì fin dentro i nostri occhi e orecchi interni.

Aiutato dalla sua curiosità intellettuale e dalla sua attività di traduttore di Whitman e altri grandi angloamericani, Darras riesce ad essere originale proprio perché ha numerose influenze.

Dallo studio attento dei classici deriva il suo gusto per l’immagine nitida, per il gioco delle metriche che d’altronde sa padroneggiare abilmente come nell’esempio dei suoi sonetti, da certa poesia e letteratura americana gli arriva quel modo discorsivo con il quale fa fluire i suoi versi,

dalle avanguardie storiche la ricerca delle assonanze e di certi “effetti speciali” sempre dosati e nel contesto, e gli esempi potrebbero continuare, fino a comporre un mosaico assolutamente personale.

Al di là della sua opera letteraria, Darras è anche un instancabile “agitatore culturale”, con le sue riviste In’hui e Aujourd’hui poème e con collaborazioni a programmi radiofonici e a cicli di conferenze, riuscendo a star fuori dai vari giochi tra i piccoli orticelli poetici che in Francia, come in Italia, fanno crescere i loro cavoli profittando di posizioni di rilievo. Come lasciano trasparire le sue poesie, Darras ama viaggiare e conoscere a fondo i luoghi dove va e mi ha recentemente confidato che con gli anni i suoi interessi si sono spostati sempre più verso l’Europa del Sud e l’Italia in particolare.

A questo proposito giova ricordare che Jacques è venuto tre volte a Genova, partecipando a vari festival, happening, conferenze e quindi possiamo considerarlo un cittadino onorario della nostra città.

Vi lascio quindi alla lettura di queste poche traduzioni fatte dall’ottima

poetessa e traduttrice Viviane Ciampi e dal sottoscritto, con la certezza di contribuire alla scoperta di un grande autore contemporaneo: Jacques

Darras, il poeta che scrive con i fiumi.



Claudio Pozzani



rché lo considero uno dei migliori ...
ALTITUDINE DELLA CICORIA
(frammento)
Il bello del Belgio, è che se ne può uscire.
Tutte le volte che si vuole.
Se occorre addirittura più volte in una stessa giornata da più lati.
Ogni volta che si vuole.
L’insolito sta lì.
L’insolito nel solito.
Posso, sul filo d’una giornata completamente sfaccendata priva d’altro scopo, giocare al gioco della sinusoide con le frontiere belghe.
E’ prova di buon vicinato con i paesi limitrofi l’assenza di striscia frontaliera al suolo?
Sì forse.
Tuttavia persiste un dubbio in fondo al sì al sì.
Il Belgio non ha più frontiera esterna.
Ha quindi creato frontiere interne.
Frontiere d’interni, come per dire mobili d’interni.
Primo paese moderno attrezzato per la grande domesticità futura.
Moderno, modello.





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