Mi levigano come il mare la roccia
[carezze lente e inesorabili
umide di sale e di tempesta]
gli anni che passano
-vertigini d’azzurro
plasmate di memoria-
entrano nei recessi dell’animo
e ne addolciscono durezze e asperità
[ah il vagare insano della mente
su quel che non è stato!
e i vortici di luce
sprigionati dal tempo
dell’incanto e della meraviglia!]
Si liberano lievi
le scorie galleggianti
sopra l’acqua di specchio
[legni al naufragio
foglie sospese, piume vaganti]
illudendo parvenze
di quotidiano infinito
nel quale m’avverto
pulsazione di un attimo
frammento indistinto
scintilla precaria
di momentanea eternità.