Ho parole venate d’azzurro
da regalarti stasera
nel crepuscolo che veglia
la marina assopita e il profilo
dei colli nell’incerto orizzonte.
La luna si farà strada lenta
e bagnerà di quella sua luce
algida, paziente le mie ansie
di sempre e quello stupore
antico, d’esserci, comunque:
nella filigrana vivida, pulsante,
nel vapore che sale a diventare
anelito di pioggia,
sospiro di nuvola vagante;
nella linfa che scorre a colorare
di nuovo verde, di rosso palpitante
le foglie e i bocciòli del maggio che verrà.
Non so leggermi dentro, mi sfugge l’armonia
d’uno spartito aperto su note inconsuete;
m’accarezza la levità di quest’ora incompiuta,
il limite tra il giorno che si sfuma
e la notte sospesa, incombente
polvere nera tra sbadigli di stelle.