Sarà come aprire la mano
per far volare alto il palloncino
e seguirlo con lo sguardo attento
mentre guadagna il cielo e poi scompare.
Sarà come il distacco della foglia
dal ramo amico, a novembre:
un tremito leggero, un soffio lieve
mentre si posa stanca sul selciato;
o il commiato della rondine in autunno:
il cuore al nido del sottotetto antico
ma gli occhi alle compagne in volo.
Oppure sarà l’urlo del temporale
che spazza cieco ogni resistenza
e lascia senza fiato le creature;
il mugghio del mare di ponente
che gonfia l’acqua ancora ancora e ancora
e la scaglia impazzita contro il molo;
lo schianto insospettato della quercia
colpita da un fulmine improvviso
che porge al cielo il tronco lacerato
quasi in preghiera estrema, disperata.
Dopo, tutto riprenderà il suo corso:
il sole a alzarsi la mattina
l’erba a bersi la pioggia settembrina
il profilo dei colli a imbrunire
nello scendere lento della sera
Resteranno, per qualche tempo almeno,
le parole dette e taciute
i versi scritti e quelli mai fioriti;
i libri, i vestiti, gli oggetti
il profumo e l’assenza
come relitti di legno vaganti
sullo specchio placato del mare.