Alberto Caminiti
Gallipoli 1915 la campagna dei Dardanelli

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Titolo Gallipoli 1915 la campagna dei Dardanelli
Autore Alberto Caminiti
Genere Narrativa - Memoria del Territorio      
Pubblicata il 19/10/2008
Visite 10679
Punteggio Lettori 20
Editore Liberodiscrivere® edizioni
Collana Koine´  N.  11
ISBN 9788873881919
Prezzo Libro 10,00 € PayPal

Nel 1915 le potenze dell´Intesa erano in posizione di stallo. Il giovane, brillante e ambizioso sir Winston Churchill, si fece approvare un piano di invasione anfibia della penisola di Gallipoli. Il progetto aveva molte attrattive strategiche: apriva un nuovo fronte che avrebbe necessariamente distratto risorse umane e mezzi germanici dalle trincee occidentali, alleggerito la pressione sulla armate dello Zar e, in definitiva, rimesso in moto l´intero apparato bellico. La frettolosa preparazione del piano, la complessità di uno sbarco anfibio, l´inettitudine dei comandanti sul campo e la tenace resistenza dell´Armata turca, portarono a una delle più sanguinose sconfitte di tutti i tempi.
A fine conflitto, tra le file degli eserciti contrapposti, si contarono oltre mezzo milione di perdite. Un´intera generazione di soldati australiani e neozelandesi trovò la morte sugli scoscesi dirupi di quel lontano lembo di terra ottomana.
Churchill fu poi costretto a dimettersi.

L’idea di uno sbarco a Gallipoli è figlia di una precedente idea: un’azione navale nei Dardanelli.
Il tutto nasce alla fine del 1914 da una richiesta dello Stato Maggiore russo alla Gran Bretagna affinché venisse compiuta una qualche azione diversiva, atteso che l’Esercito turco premeva con forza nel Caucaso contro i Russi.
Lord Kitchener, l’energico Ministro della Guerra britannico, studiò il problema, ma non poteva certo inviare truppe alleate nel vicino Oriente poiché la guerra in Francia già assorbiva tutte le risorse umane.
Ne parlò nel Gabinetto di Guerra, cioè nel ristretto comitato di personalità politiche e militari che davano le direttive strategiche alle armate inglesi, dove Churchill si entusiasmò alla possibilità di trasformare la richiesta di diversione russa in una azione navale mirata al forzamento dei Dardanelli.
Confermò che se non vi erano uomini disponibili, vi erano però parecchie navi da battaglia, pur se vecchiotte, in condizioni di attaccare i forti turchi sugli Stretti.
La Turchia, impaurita, avrebbe rivolto le sue forze a difesa dei Dardanelli, alleggerendo la pressione sui Russi nel Caucaso.
Ricordiamo che Churchill all’epoca rivestiva la carica di Primo Lord dell’Ammiragliato, ossia Ministro della Marina; mentre la seconda carica navale era allora rappresentata dal Primo Lord del Mare, Ammiraglio Lord Fisher, ossia Capo di Stato Maggiore della Marina, che si dimostrò da subito contrario al progetto.
Sulla possibilità di forzamento degli Stretti vi erano difatti in Gran Bretagna due correnti di pensiero. Si trattava di due visioni strategiche completamente opposte, e in quanto tali, altamente pericolose. Infatti in guerra si prendono decisioni gravi e dovrebbero essere tutte assunte in piena unanimità per le loro possibili pesanti conseguenze sull’intera nazione.
Ufficialmente lo Stato Maggiore britannico considerava estremamente pericolosa la navigazione negli Stretti, stante l’esistenza di larghi campi minati all’imboccatura lato Mediterraneo, nonché la possibilità di fuoco incrociato sulle navi attaccanti da parte dei forti turchi situati sulle due coste che si affacciano sui Dardanelli.
Churchill era invece largamente possibilista al riguardo. Necessita esprimere un giudizio sulle visioni strategiche di questo statista che sia nella 1^ che nella 2^ Guerra Mondiale incise notevolmente sui destini britannici e imperiali. Indubbiamente aveva un’intuizione strategica superiore a qualsiasi altro condottiero dell’epoca e vedeva possibili situazioni future con chiara fermezza.
Certamente capiva che lo stallo bellico esistente in quel momento andava rimosso con una impresa eclatante e diversiva: alleggerire il Secondo Fronte, quello russo, era imperativo al fine di dare respiro all’Armata Imperiale zarista.
Non dovendosi preoccupare dei turchi a Sud, il rullo compressore russo – riorganizzato e riposato – avrebbe potuto di nuovo marciare verso Ovest.
Peraltro lo Stretto costituiva, in unione al Mar di Marmara e al Mar Nero, lo sbocco sospirato dai Russi nel Mediterraneo. Da lì passavano la metà dell’intero traffico mercantile zarista e i 9/10 delle esportazioni russe di grano (l’Ucraina era allora il cosiddetto granaio d’Europa). Sarebbe stato quindi strategicamente interessante aprire un corridoio meridionale da/per la Russia.
Il progetto inoltre aveva altre attrattive, sempre di natura strategica, per tutti i Paesi dell’Intesa. La Gran Bretagna aspirava al controllo totale del Canale di Suez; imbottigliando la flotta turca nel Mar di Marmara, evitava che da lì qualche nave tedesca od ottomana uscisse per compiere azioni di disturbo attorno al Canale. Ancora, così si avvicinava di più ai grandi e appetibili giacimenti di petrolio del Golfo Persico, di cui le moderne industrie sentivano un sempre maggiore bisogno.
La Francia desiderava ampliare la propria influenza nel Vicino Oriente (Siria e Libano); e infine la Russia voleva annettersi Costantinopoli e il Bosforo e affacciarsi ai mari caldi.
Altre tre considerazioni frullavano nella testa del 1° Lord dell’Ammiragliato:
- in lui, cultore della storia britannica, era ancora vivo il ricordo del forzamento che una Squadra inglese aveva eseguito nel periodo napoleonico. Infatti l’Amm. Duckworth il 19 febbraio 1807 era penetrato nei Dardanelli, aveva affondato 5 navi turche presso Gallipoli, sostenendo un furioso duello con le artiglierie ottomane, e si era poi ritirato senza perdita alcuna;

– nel 1912 gli italiani avevano violato nuovamente gli Stretti. Infatti il 19 luglio il Capitano di Vascello Enrico Millo con cinque siluranti era penetrato nei Dardanelli, sfilando in perfetta linea di fila e se ne era uscito tranquillamente, malgrado il fuoco dei forti. Se l’aveva fatto la piccola Marina italiana, perché non poteva ripetere il colpo una ben più consistente Squadra inglese? Fra l’altro, per correttezza storica, dobbiamo ricordare che il 3 novembre 1914 la flotta britannica aveva bombardato alcuni forti all’ingresso dei Dardanelli, ovviamente solo a scopo intimidatorio verso la Turchia da poco entrata in guerra (31.10.14).
Si trattò però di una specie di atto di presenza, senza successive, fino ad allora, implicazioni;

– la terza considerazione si riferiva a una forte aliquota di navi da battaglia della Royal Navy che erano ormai obsolete per scontrarsi con la Marina imperiale germanica nei Mari del Nord, ma che potevano svolgere un importante ruolo strategico in una zona di mare chiuso.

Furono queste, quindi, le ragioni che portarono alla sanguinosa campagna di Gallipoli, e appresso avremo modo di sviluppare dettagliatamente tale antefatto.
Ancora più a monte vi sono però due situazioni che devono inizialmente essere chiarite, altrimenti il lettore si troverebbe ex abrupto (di colpo) immerso nelle vicende dei Dardanelli, ma non avrebbe chiari i motivi per cui si era giunti a tale impresa.
Il primo argomento consiste nelle motivazioni che portarono all’entrata in guerra della Turchia, riferite soprattutto al fatto che vi entrò al fianco degli Imperi Centrali, abbandonando cioè la linea politica d’alleanza con la Gran Bretagna dopo oltre un secolo di reciproci buoni rapporti.
La seconda questione si riferisce alla situazione di stallo in cui versavano le armate contrapposte dopo un anno di guerra guerreggiata su tutti i fronti.

Andiamo quindi a illustrare entrambi gli argomenti.

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