L’isolitudine
divenne terra ferma
angolatura dalla quale mi affacciavo
esilio in continente.
Il mare era una striscia nera e oscura
un triangolo lontano
con su le navi coi container
molto diverso dal verdeblu isolano
con le rocce a precipizio
i manti renosi e il suo silenzio.
Correvano i parà cantando la mattina.
Tra un’andata e un ritorno a Pisa
per ultimare gli esami dei miei studi
uscivo raramente,
leggevo Bukowski sul parquet
finché lui, insegnante ai figli
delle guardie, rientrava da Pianosa.
Fine corsa - dicevano
scendendo dal convoglio,
i ferrovieri alla stazione
di Livorno.