Francesco Brunetti (AISEOP)
C’ERA UNA VOLTA

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Titolo C’ERA UNA VOLTA
Autore Francesco Brunetti (AISEOP)
Genere Poesia      
Dedicato a
tutti gli amici di LDS per il nuovo anno, una riflessione un poco visionaria ma...
Pubblicata il 03/01/2009
Visite 4564
Punteggio Lettori 30

C’era una volta un nucleo incandescente in cui si plasmò il germe di tutto l’universo, ma da dove fosse venuto il fuoco, la scintilla, restò un mistero; ancora oggi ci si accovaccia accanto per cercare una risposta, averne almeno una visione, un’impressione, una traccia, una fantasia.
Il fuoco genera o distrugge? L’acqua scende o sale? Il sole ruota o tutto ruota e solo noi siamo bloccati nello spazio di un attimo, incerti se dentro riesca ad entrarci e passare il tempo?
In questa attesa tutto si consuma: la vita, la storia, la storia della vita.


Sulla crosta infuocata
un pane nero,
fasciato di caligine,
coperto di sale:
come comparve il dolce
è un mistero
che ancora non si svela.
Lacrime di luna no,
perché non c’era,
forse una sorta di umidore
per quel ruotare
a ancor ruotare
nell’infinito,
a spasso tra le stelle.
Come pure è un mistero
la goccia che non arse,
resistendo al fuoco,
restando liquida a ondeggiare,
formando l’idea di una vita
o l’ombra di un pensiero.
Nacque prima la farfalla o il bruco,
prima il polline o l’ape?
Lo spazio, dice il mito,
divenne all’improvviso un prato,
d’erba combusta su terra arroventata,
ricoperta di sabbia addormentata.
Di colpo soffiò il vento,
inaspettato,
e l’acqua salì al cielo
e tornò giù a cascata,
vaporò la terra
come il fiato all’uscir di labbra
nelle notti di gelo,
poi quietò il vento
e tutto era pulito
come il cielo la terra,
spuntarono germogli di giunchiglie
e fu la vita.

L’impasto dei colori
elementari,
la sinfonia dei suoni,
il perenne mutar delle stagioni,
era la luce
e nessun si chiedeva,
finché non venne il primo temporale,
un livore di buio coprì il cielo
e la luce che era,
per un tempo che non fu dato contare,
fu terrore di assenza,
memoria, angoscia di illusione,
così nacquero il dubbio
e la coscienza.
Poi, dilavato il mondo
a lampi e tuoni,
ricomparve la luce
e la sua fonte,
ma la luce era solo
un prestito del sole:
rimase traccia d’altra luce,
inconscia,
quella che c’era
e che cerchiamo ancora.


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