Di guerra s’impara il respiro sospeso
al rumore che squarcia il sereno
e il ghiaccio che invade le vene
allo schianto di bombe che
intelligenti non sono mentre
il cuore batte impazzito e
a volte si arresta, per puro terrore.*
S’impara la bestemmia dei figli
[meglio sarebbe disperdere il seme]
e dei vecchi impediti alla fuga;
il tormento di fame di sete di freddo
del sangue che inzuppa le vesti
del dolore pozzo oscuro e profondo
di grida che maledicono il cielo
di corse folli per essere in tempo.
Di guerra s’impara il lezzo di morte
le piccole mani e gli occhi sgranati
muti per sempre, sordi a ogni gioco
a ogni ruvida carezza di sole.
S’impara il lutto che annera i pensieri
il nutrimento feroce dell’odio
la memoria cruda di quel
che è stato [e non doveva essere].
Di guerra si disimpara il perdono
[e letto di spine è perfino il riposo]
il rosario delle opere e giorni
ammantati di quieta fatica
la ricerca di pace
di una terra e di un’acqua
da (con)dividere e amare.
*Anche in case non bombardate si sono trovati bambini morti. Erano morti d'infarto