Titolo | Scarpette rosse 2c | ||
Autore | Alessandra Palombo | ||
Genere | Narrativa | ||
Pubblicata il | 17/10/2009 | ||
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Il sabato seguente, le due amiche, accomodano nelle poltrone della platea del cinema teatro.
In galleria c’è Maria Grazia che sussurra alla compagna seduta al suo fianco “ Non è possibile …” ; Angela che sta cercando di togliersi la buccia di un seme salato infilato tra due denti si volta verso di lei
“ Cosa dici?”
“ Mi pare che ci sia anche la signora Simona”
“ Ebbene ?Non ci vedo niente di strano. Mica sarai diventata bigotta.”
“ No, però è strano lo stesso. Non è uno spettacolo adatto a lei.”
“ Non ti capisco” continuò Angela con la sua voce stridula “ Si vede che le interessa.”
“ Mah … La maestra Simona è molto tradizionale. Legge i giornali, ma non è certo di sinistra.”
“ Convertiremo anche lei … eheh”
“ Di che spettegolate?” Interviene Andrea allungando un braccio attorno a Maria Grazia.
“ Di cose che non t’interessano” lo riprende Angela allungandosi su Maria Grazia che siede in mezzo ai due.
I tre hanno preso posto in galleria assieme a una decina di studenti del liceo. Con loro c’è anche il professore di filosofia che è un’attivista del Partito Comunista.
Alto, con un volto paffuto ha una carattere pacifico e un grande ascendente sui suoi alunni che pendono dalle sue labbra.
Pur essendo molto stretto di voti, è sempre disponibile a rispondere alle loro domande, soprattutto a quelle che riguardano la sfera politica e religiosa.
Il gruppo di studenti presente a teatro frequenta la terza liceo classico e tra loro e l’insegnante dopo gli anni trascorsi insieme, si è creata una certa confidenza.
E’ stato lui a proporre , durante la ricreazione, agli alunni più interessati alle tematiche sociali e a quelli impegnati in politica , di andare a vedere insieme Dario Fo.
L’occasione di uscire di sera, fatto più unico che raro, di trascorrere una serata in compagnia aveva trovato proseliti e su ventiquattro alunni, otto si erano dati appuntamento davanti al cinema teatro.
Maria Grazia non poteva mancare.
Studiosa e diligente, sin dalla quarta ginnasio ha avvertito la mancanza della familiarità con la quale i genitori dei suoi compagni si rivolgono ai professori, l’assenza dell’anello rappresentato dall’implicito riconoscimento, da parte di entrambi, di far parte della media borghesia locale per origini o per patrimonio.
Questa situazione però invece che demoralizzarla, l’ha spronata ad eccellere nelle varie discipline, soprattutto in quelle umanistiche, materie in cui, applicandosi al minimo, non è seconda a nessuno, e può porsi su un piano paritario con gli altri alunni.
Matura più dei suoi compagni e, allo stesso tempo più smarrita, studia e legge volentieri. I libri le servono per superare l’anno scolastico e per trovare risposte, per cercare di capire.
In aula è solita mettersi all’ultimo banco, di fianco al muro. Per la sua preparazione viene rispettata da tutti, ma è con Andrea, il figlio del notaio che più si trova in sintonia. Oltre ad apprezzare e a ridere alle rare battute che talvolta sfuggono, in maniera volontaria o meno a Maria Grazia su l’una o l’altra ragazza, lui la prende in giro, ma con affetto.
Maria Grazia scopre così sentimenti e emozioni tipiche della sua età e il piacere di stare ore a discutere con un ragazzo sulla mentalità provinciale isolana e sulla situazione scolastica e di conseguenza sulla politica nazionale. Insieme crescono e si avvicinano ai movimenti di protesta che iniziano a far sentire la loro voce nelle grandi poli universitari.
Ecco perché incontrare Simona a Teatro e vederla applaudire un attore controcorrente come Dario Fo, la sorprende. Simona è una Signora, come la chiama lei, rappresentante di quella stessa mentalità che lei intende combattere. Che sia Simona sia una signora che ragiona?
All’uscita dal Teatro, le sorride e la saluta con un cenno di mano, poi rientra a casa accompagnata da Andrea.
Da quella sera di fine marzo, quando entra nella casa di Simona il disagio che aveva avvertito la prima volta che si erano conosciute, svanisce del tutto e proprio partendo da Dario Fo le due donne cominciano a parlarsi in maniera diversa. La maestra accoglie sotto la sua ala Maria Grazia nel momento in cui questa abbassa le difese.
Laura si sente esclusa dalle loro conversazioni e avverte una punta di gelosia quando le sento ridere.
Che cosa avranno mai da raccontarsi?
Maria Grazia è così diversa da lei. Tiene i capelli ricci neri corti, a differenza dei suoi lunghi e morbidi. E’ alta magra e l’altra è piccola e sempre a dieta. Il suo volto irregolare ha grandi occhi neri, quello di Laura ovale con gli occhi verdi. Maria Grazia veste sobriamente e l’altra alla moda, anche se non di grandi marche, perché Simona è contraria.
La grande è sicura di sé, la più piccola ha un’autostima molto bassa. Maria Grazia lavora per sei ore alla settimana presso lo studio di un geometra e Laura l’ammira per la sua costanza e per la sua intelligenza. Leggono molto tutte e due. Simona non le fa mancare i libri, però Maria Grazia preferisce i testi di Marx e i saggi e si cerca nei libri, riflette, legge opere come il Libretto Rosso di Mao, smette di andare a Messa. Ha un carattere schivo e riservato.
Laura legge la narrativa che la porta a sognare di essere un’altra, studia per essere promossa, preferisce ascoltare la musica o uscire con i compagni di scuola. è allegra e solare.
Stava giusto pensando alle loro differenze quando un pomeriggio quando Maria Grazia entra in camera e trova Laura con la penna in bocca, la testa tra le nuvole davanti a un passo dell’Eneide.
“ Che devi fare per domani?”
“ Una parafrasi dell’Eneide, ma non mi viene. Mi aiuti?”
“ No. Devi farlo da sola, altrimenti non imparerai mai.”
Laura la guarda uscire dalla stanza e un rossore di umiliazione le sale sulle gote. Si ripromette di non chiederle più aiuto e si dedica alla lezione.
La sente scendere le scale e chiudere il portone.
“Se n’è andata senza nemmeno salutarmi. Ma chi si crede d’essere”
La sua risposta “ No. Devi farlo da sola, altrimenti non imparerai mai.” le brucerà dentro sino a sera. Non ne fa cenno alla madre per non sminuirsi. Dopo cena guarda un po’ di televisione e poi se ne va a dormire. La mattina dopo ci sarà compito di latino e vuole alzarsi presto per esercitarsi facendo una versione.
Quando si alza alle cinque sta per albeggiare. Il cielo è viola, tutto il paese è viola. Rimane incantata. Aveva visto dei quadri dove il colore viola avvolgeva i paesaggi. Pensava fossero un’invenzione artistica. Invece era vero. Davanti a lei il mare, il cielo, le colline e i tetti erano come pitturati. Il colore a poco a poco si trasforma in rosa e poi sparisce lasciando il posto alla luce del sole.
Prende il libro di latino, sceglie una versione non molto lunga e si mette a tradurla. Quando finisce è ancora abbastanza presto. Beve una tazza di latte che le ha scaldato Simona. Si lava, infila un paio di jeans un maglione rosso a collo alto, si pettina i capelli e li lega a coda di cavallo poi prende il giaccone e lo zaino a ed esce.
Sono le sette e venticinque. La strada è deserta. Le luci sono ancora accese. Comincia a scendere le gradinate incontrando solo qualche gatto. Arriva al voltone che unisce la parte vecchia dell’abitato a quella nuova, si fa il segno della croce davanti alla Madonnina posta in un’edicola sul muro d’accesso, entra e la luce pubblica si spenge. Sono le sette e mezzo.
Dietro di lei avverte dei passi. Si volta e vede Maria Grazia nel suo giaccone grigio che le si affianca. Si salutano e insieme si avviano verso la scuola.
Laura dentro di se si augura di riuscire a fare un buon compito di latino.
Torna a casa soddisfatta, il pezzo da tradurre non aveva presentato grosse difficoltà.
Suona il campanello e le apre Concetta.
“ Apparecchia e metti l’acqua. Ho finito e me ne vado.”
Nell’aria si avverte un profumo di salsa di pomodoro.
“ Va bene. Ho una fame …”
“ E quando mai non hai fame ?”
Concetta ride mentre si infila la giacca.
“ A domani, cocca”
“ Ciao Concetta”.
In camera trova Chiara che sta disegnando un sole e una casetta.
“ Vieni ad aiutarmi” le chiede.
Fanno appena in tempo a preparare la tavola e a buttare la pasta che rientrano gli altri da scuola.
E’ una tipica giornata marzolina. Si sta bene all’aria aperta , soprattutto nelle prime ore pomeridiane e Simona ne approfitta per sistemare i vasi dei fiori che aveva radunato in un angolo per difenderli dal vento invernale.
Laura la guarda armeggiare con la terra e i vasi, spazza le foglie secche che la madre stacca dai gerani e con indifferenza butta là la domanda.
“ Di che parlate fitto fitto con Maria Grazia?”
“ Perché me lo chiedi?”
“ Così”
“ Di politica, di religione e della sua situazione.”
“ Cosa vuol fare dopo il liceo?”
“ Le piacerebbe iscriversi a lettere a Pisa. Dovrà trovare un lavoro. Lo stipendio di Concetta non può bastare anche se farà domanda per ottenere una borsa di studio.”
“ Ma il babbo non le passa niente?”
“ E’ un discorso delicato. ”
“ Dovrebbe aiutare la figlia.”
“ Non si sono mai incontrati. Lui non l’ha mai vista”
“ E lei che dice?”
“ Lo vuol conoscere a tutti i costi. Concetta è contraria, ma Maria Grazia è decisa. Appena compirà 18 anni vuole presentarsi da lui. E’ di questo che si parlava l’altro giorno”
“ E tu che le hai detto?”
“ Che sarebbe meglio non andasse. Da un padre che non l’ha riconosciuta e che non l’ ha mai cercata per diciotto anni cosa c’è da aspettarsi? Se lo incontra avrà una grossa delusione. Bisogna prendere la vita come viene e cercarla di vivere al meglio.”
“ A te non manca un marito?”
“ Ma che domande. Che hai oggi?”
“ Niente … scusami”
“ Certo che mi manca. Tante volte mi sono chiesta perché sia toccato proprio a me. Ci sono tante coppie che si sopportano a malapena. Io e tuo padre andavamo d’accordo. Si stava bene insieme. Purtroppo è andata come è andata”
“ Ti vorresti risposare?”
“ A parte il fatto che ho tre figlioli, non ho voglia di avere un uomo per casa. Perderei la mia libertà”.
“ A proposito di libertà. Non ho lezione per domani. Io esco.”
“ Ricordati di passare a salutare nonno. Lo sai che ci tiene. E quando rientri compra tre fettine di carne per stasera e passa dall’alimentari. Mancano i biscotti per Chiara e il burro.”
“ Va bene …”
Arrivata in piazza trova Alberto, un ragazzo che frequenta la quinta ginnasio. E’ un amico e insieme si siedono al bar Centrale dove li raggiungono altri compagni di scuola.
Il padrone del bar li guarda storto. Non consumano e occupano i tavolini. I più grandi fumano e sporcano i portacenere senza che per lui ci sia guadagno.
Non li caccia via perché tra di loro c’è anche suo nipote Giovanni. Con suo sollievo si alzano per fare una passeggiata lungo la calata, il lungo mare della Darsena. Vanno avanti e indietro facendo le vasche, come dicono loro, più di una volta.
Lungo la banchina sono ormeggiati dei pescherecci e qualche panfilo. Passa un pullman di turisti.
Portoferraio sta per cambiare volto. Da allora in poi rientrerà nella normalità incontrare per le strade
famiglie tedesche , oltre ai visitatori italiani.
L’economia dell’isola è ancora prevalentemente agricola, attività che si ridurrà a poco a poco per lasciare il posto a quella turistica.
L’unica fabbrica del paese , la cementeria, sta per chiudere. Le campagne cominciano ad essere abbandonate. I figli dei contadini aspirano a un’occupazione meno pesante e più redditizia. L’elbano inizia a trasformarsi in piccolo imprenditore. Intanto il vecchio e il nuovo convivono e lungo la Calata , dopo i pullman passano le carrozzelle che fanno la spola a pagamento tra la periferia e il Centro Storico.
In continente la rivolta studentesca, scaturita dal ’68, comincia a cambiare il volto della scuola oltreché dell’università e l’eco giunge sull’isola dove al liceo si svolgono assemblee e manifestazioni ben diverse da quelle rabbiose d’oltrecanale.
I ragazzi si riuniscono nella palestra della scuola e discutono sulle necessità del paese. Quelli veramente motivati, si iscrivono al partito comunista, come Maria Grazia.
I più guardano a ciò che succede fuori con un po’ d’invidia. Il loro è un paese tranquillo.
Il gruppetto in calata non discute di politica, ma dei primi amori, della lezione e soprattutto di cosa organizzare nel fine settimana.
Durante l’inverno, a turno, si ritrovavano nelle case per ballare. Primavera invece è il momento delle scampagnate, delle prime uscite in spiaggia e della gita scolastica.
Quest’anno gli insegnanti del liceo porterà gli alunni in Valle d’Aosta. Il preside tende a scegliere città d’arte o regioni montane per dare l’opportunità di fare vedere ai ragazzi luoghi diversi da quelli di mare. Ed è proprio parlando con Fiorella su quali vestiti mettere in valigia che a Laura passa il tempo quasi senza accorgersene.
Di corsa suona il campanello del palazzo in cui abita il nonno e sale le scale.
Lui è sulla porta ad accoglierla. Un bacio di saluto e la solita domanda : “Com’è andata a scuola stamani?”
“Bene”
“ Allora non ti hanno interrogata …”
Il vecchio scherza, ma la nipote s’impermalisce anche se non lo da a vedere.
Non scherza invece quando le chiede dov’era andata in compagnia di Massimo Favilli, il figlio del tabaccaio.
Laura riamane interdetta e poi spiega:
“ Ma nonno! Mi ha accompagnato all’alimentari. Mica c’è niente di male. E’ un compagno di scuola”
Il vecchio Gasparri borbotta che Massimo è un bravo ragazzo, ma che la signora del piano di sopra, che ha incontrato per le scale mentre rientrava, lo aveva informato di avere incontrato sua nipote con il Favilli.
Laura è scocciata. Lei e Massimo sono soltanto compagni di scuola e non c’è niente di male se si trovano per strada e camminano insieme.
Il paese è proprio ottuso. Vede il male dove non c’è.
Non osa comunque replicare al nonno, per rispetto.
Con la scusa che è tardi e che sua madre l’aspetta, saluta e torna a casa un po’ imbronciata.
“ Che hai ?”le chiede Simona che legge sul suo viso le emozioni.
“ E’ che ero con Massimo al negozio di alimentari e nonno mi ha fatto la predica”
“ Lascia perdere. E’ fatto così.”
Laura rasserenata dal tono più che dalle parole della madre, va in camera e apre l’armadio per decidere quali vestiti metterà in valigia per la gita.
E’ la prima delle superiori e non vuole sfigurare davanti ai ragazzi più grandi.
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