Germana Recchia - Marco Beso
Dall’Armonia la Felicità

Titolo Dall’Armonia la Felicità
Autore Germana Recchia - Marco Beso
Genere Esoterismo      
Pubblicata il 13/12/2010
Visite 9834
Editore Liberodiscrivere® edizioni
Collana Spazioautori  N.  3546
ISBN 978-88-7388-316-6
Pagine 80
Prezzo Libro 10,00 € PayPal

 A domanda, risposta… questo testo nasce dalla precisa volontà degli autori di trasmettere alcune conoscenze acquisite in anni di studio e applicazione, con lo scopo di offrire risposte comprensibili alle pressanti domande quotidiane che il nostro “Essere Spirituale” ci induce.  Troppo spesso velati dalle strutture mentali che con gli anni si sono in noi cristallizzate, questi interrogativi fanno parte inscindibile del nostro quotidiano e rappresentano un’esigenza di comprensione individuale e collettiva sempre più incalzante. In un mondo di proposte editoriali, spesso spinte all’esasperazione concettuale, questo scritto non ha la presunzione di insegnare qualcosa di nuovo, ma si propone sostanzialmente come mezzo propedeutico, semplice e immediato, verso chi desidera iniziare un personale percorso di ricerca “oltre le apparenze”.


DALL’ARMONIA… LA FELICITÀ

 

Sono nata e cresciuta a Verona, in una situazione definibile medio - borghese. I miei genitori lavoravano entrambi nel negozio di famiglia per assicurare un solido “domani” a noi tre figli.

Mio padre era un uomo con un forte senso di giustizia che spesso lo rendeva intransigente, severo e puntiglioso… a lui si doveva ubbidire e basta.

Imparai presto a temerlo, anche se nei suoi aspetti più positivi si rivelava essere un uomo gentile, generoso, comprensivo, amato e stimato dal prossimo.

Mia madre aveva poco tempo per noi, lavorava veramente molto, però non faceva mai mancare il suo amore, era ed è una donna creativa, dalle mani d’oro.

Lei aveva qualcosa di particolare, era dotata di facoltà extrasensoriali che la rendevano “speciale”, ma di questo non m’interessavo sebbene avvertissi, fin dall’infanzia, la confusa sensazione di aver qualcosa di “speciale” anch’io. Credevo che si ereditassero queste “qualità” finché studiando, non sono venuta a conoscenza che essendo i figli che “scelgono” in qualche modo i genitori e l’ambiente dove poter sperimentare ciò che si decide di ampliare e conoscere con questa data vita, si scelgono persone vicine, i familiari soprattutto, che in qualche maniera ci possano aiutare nei momenti più problematici proprio perché in vibrazione con noi.

In ogni modo fin da piccola in realtà non sono stata una bimba facile. Ho incominciato a parlare a tre anni compiuti e i miei genitori erano molto preoccupati perché temevano potessi avere qualche problema. Perciò non ho detto la classica prima parola, ma la prima frase ben definita.

Nell’infanzia ero un’introversa e spesso restavo a pensare in solitudine.

Erano molte le domande che mi assillavano ma una, in particolare, mi faceva rimanere disorientata talmente la sentivo grande dentro di me: chi ero? Non mi riconoscevo fisicamente e ne ero perfettamente consapevole. Avvertivo che la sensazione di “essere” che sentivo all’interno non corrispondeva con la persona che ero all’esterno. Ero terrorizzata dall’idea che, se avessi incontrato me stessa per strada, non mi sarei riconosciuta. Rimanevo ore a pensarci e, mnemonicamente, cercavo i particolari del mio viso così da potermeli imprimere nella memoria.

Ero però ormai adulta, avrei dovuto ritenermi soddisfatta: mi ero sposata per amore con una persona meravigliosa, ero madre di due ragazzi bravi e splendidi, avevo il mio lavoro che mi faceva sentire economicamente indipendente, un sacco di amici, insomma una vita serena e appagante…nulla mancava! Dentro di me però, restavano i soliti quesiti che mi trascinavo fin da quando mi arrampicavo sul mio albero per “pensare”.

Mi rivedo seduta sui rami più alti del mio gelso, m’immaginavo piccola piccola nel cielo, e da lassù cercavo di guardare  la Terra dall’alto…mi concentravo per focalizzare meglio… e mi vedevo!

Quanto mi dava l’idea che fosse tutto così semplice in quei momenti! Si complicava invece quando le cose le vedevo dalla mia prospettiva di ragazzina di otto anni e, successivamente, di donna.

Come poteva esistere la vita come gli altri volevano che la intendessi? Come potevamo essere così ciechi da non vedere più di quello che vedevamo? E soprattutto: perché non potevamo vedere oltre il fisico? Perché non potevamo “entrare” nella materia? E perché io vedevo persone che gli altri non vedevano? Che avevo di strano?

 Fin da piccola, durante la notte nella mia stanza apparivano delle “persone”. Me le ricordo molto bene, nei minimi particolari. Erano un gruppo di quattro uomini, molto alti, vestiti con abiti lunghi ricchi, con tessuti di broccato colorati e tutti con capelli che arrivavano alle spalle.

In fondo alla mia camera, sulla parte sinistra, c’era una sedia a dondolo: uno di loro si dondolava, mentre gli altri tre gli stavano attorno e discutevano tra loro. Io sentivo bisbigliare ma non riuscivo a capire che cosa dicessero. Spesso a quel punto uno di loro, un signore magro, molto alto, con un naso affilato e un po’ aquilino, lineamenti sottili e un copricapo uguale all’abito, si staccava dal piccolo gruppo e si avvicinava a me, fino a pochi centimetri dal viso, facendomi urlare di terrore. Erano momenti di panico inverosimile. Sembrava mi venisse vicino quasi per farsi riconoscere. Ricordo che, quando finalmente riuscivo a far uscire la voce urlando per la paura, sparivano tutti, arrivava la mamma in aiuto e…la sedia a dondolo continuava a dondolare come se qualcuno si fosse alzato in tutta fretta quando addirittura non arrivava a cadere all’indietro. Non era certo una mia invenzione perché chiunque la poteva vedere in movimento. Tutto questo continuò per un bel po’ di tempo e sicuramente è stato molto utile per la ripresa del cammino spirituale della mamma che in quel periodo aveva lasciato andare con la sua parte più “sottile,” quella che comunemente chiamiamo spirituale. Penso di averla aiutata a “ritrovarsi” e d'altronde, essendo tutti parte della stessa Unità, l’uno serve all’altro, perciò è normale che le cose siano andate in questo modo.

Da parte mia quest’esperienza è servita sicuramente ma, non avendone capito in profondità i meccanismi, qualche anno fa mi è arrivata la spiegazione dalla mia Guida denominata Piccolo Padre, proprio quell’essere col naso aquilino che vedevo e che mi avvicinava: “Sai, eravamo tutti insieme prima che tu decidessi di incarnarti, perciò venivamo tutti insieme per non lasciarti sola. Gli spaventi ti avrebbero aiutato aprendoti i chakras di questo corpo attuale che ti sei voluta. Tutti siamo fratelli, fratelli in Amore e sta pure certa che quando ci rincontreremo, ci ritroverai tutti. Questo ti sembrerà così lontano da poterlo scordare per la massima parte di vita. Sei in amore con me, ma anche con loro: noi siamo in vibrazione e tutto ciò che tu senti come tale così lo è. Devi essere certa di te, io lo sono”.

La sua risposta mi donò conforto e mi sollevò e devo dire che ancora adesso, quando ho problematiche particolari un po’ pesanti o solamente quando mi sento fuori percorso, ho il mio Piccolo Padre al quale rivolgermi. Le prime volte che ho potuto parlare con lui sono state attraverso la mamma che faceva da medium, ossia ripeteva ciò che le veniva detto mentalmente. Dopo qualche anno non ebbi più bisogno di un “mezzo”, altro termine per definire un medium, perché cominciai a sentire i suoi messaggi dentro di me come una voce esterna al mio pensiero.

Ricordo molto bene il primo contatto mentale avuto con lui. Quanto amore nelle sue parole! Che vibrazioni sentivo! Avevo la pelle d’oca quando mi ha chiamato Piccolo Fiore e una sensazione di essere tornata finalmente a casa. Amore. Quale grande e immensa importanza ha questo modo di essere! Ma che cos’è l’amore?  È compenetrazione, è fusione, è comprensione, è abbraccio totale, come mi piace definirlo. Quanto amore mi ha donato Piccolo Padre in pochi attimi: ha abbeverato chi aveva sete da una vita. Mi ha detto parole che io desideravo sentire, anche se inconsciamente le conoscevo già.

 La parola! Sì è molto importante e questa è stata una lezione per me che tendevo ad adoperarne il meno possibile: ero convinta che stando zitti, si potessero mandare messaggi a chi ti stava vicino molto più intensi proprio perché non “limitati” dalla parola. Ho dovuto ricredermi: la parola, a volte, è meraviglia, è completezza a ciò che crediamo di aver capito.  È rifinitura, è verifica ed ha una importanza fondamentale perché noi, con la parola associata al pensiero, possiamo creare e questo insieme ci dona delle possibilità infinite. Mi ha anche spiegato che lui è sempre con me, accanto a me, perché la scelta è stata quella di fare questo percorso, questa vita assieme.

Fortuna? No. La fortuna non esiste e lo posso spiegare: se pensiamo a un Dio giusto perché preferirebbe qualcuno a qualcun altro? Perché uno dovrebbe essere preferito e perciò fortunato e qualcun altro no? Ciò che si ha è solo ciò che si è meritato e ciò che si è imparato a richiedere all’Universo che è qui per noi, per esaudire i nostri desideri, ma questo è un meccanismo che comprendo solo ora fino in fondo dopo ben venticinque anni di studi metafisici.

Allora ero piena di problemi nella mia profondità, sentivo che qualcosa mi mancava…una specie di vuoto, un qualcosa che doveva essere colmato ma non mi rendevo conto da chi o da che cosa. I miei interessi erano tanti e vari: spaziavano dalla famiglia all’attività fisica, dalla lettura alla politica, agli amici che erano veramente molti.

Mia madre, avendo ritrovato la sua via nella medianità, si trovava ormai da anni con un gruppo di persone una sera la settimana,. Cercavano, attraverso le entità (esseri disincarnati) con cui entravano in contatto, di capire qualcosa sull’aldilà, molto spesso mi invitava a unirmi a loro ma io rifiutavo sempre, un po’ per timore, sentimento che si prova davanti a ciò che ignoriamo, e un po’ per rispetto al gruppo dato che non mi sentivo per nulla preparata per il loro percorso di studio. Credo che non avrei capito gran che, ne ero certa o forse mi creavo alibi perché semplicemente non mi sentivo pronta per questa via di conoscenza. Da una parte tutto ciò mi incuriosiva perché vedevo i miei genitori tutti presi nella ricerca, dall’altra mi sembrava che…non fosse per me. Quanto mi sbagliavo!

 

 A domanda, risposta… questo testo nasce dalla precisa volontà degli autori di trasmettere alcune conoscenze acquisite in anni di studio e applicazione, con lo scopo di offrire risposte comprensibili alle pressanti domande quotidiane che il nostro “Essere Spirituale” ci induce.  Troppo spesso velati dalle strutture mentali che con gli anni si sono in noi cristallizzate, questi interrogativi fanno parte inscindibile del nostro quotidiano e rappresentano un’esigenza di comprensione individuale e collettiva sempre più incalzante. In un mondo di proposte editoriali, spesso spinte all’esasperazione concettuale, questo scritto non ha la presunzione di insegnare qualcosa di nuovo, ma si propone sostanzialmente come mezzo propedeutico, semplice e immediato, verso chi desidera iniziare un personale percorso di ricerca “oltre le apparenze”.


Non ci sono commenti presenti.

Pubblica il tuo commento (minimo 5 - massimo 2.000 caratteri)

Qui devi inserire la tua Login!

Nascondi Qui devi inserire la tua password!

Hai dimenticato la password?

Qui devi inserire il tuo nickname!

Qui devi inserire la tua email!

Nascondi Qui devi inserire la tua password!

Hai dimenticato la password? Inserisci il tuo indirizzo email e riceverai i dati di accesso.

Qui devi inserire la tua email!

Ritorna alla login

Chiudi