Titolo | In nomine Dei et Regum
Inediti di una storia nota |
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Autore | Corrado de Ceglia | ||
Genere | Storia | ||
Dedicato a | a mia moglie Giuliana che mi ha incoraggiato e aiutato nella realizzazione di questo volume
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Pubblicata il | 29/08/2011 | ||
Visite | 14562 | ||
Editore | Liberodiscrivere® edizioni | ||
Collana | Koine´ N. 20 | ||
ISBN | 9788873883395 | ||
Pagine | 176 | ||
Prezzo Libro | 15,00 € | ![]() |
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ISBN EBook | 9788873883685 | ||
Prezzo eBook |
6,99 € |
Dopo anni di minuziose e approfondite ricerche estratte da testimonianze storiche di dati e fatti, si compone questa sintesi delle navi Colombiane, concepita tecnicamente, per fornire allo storico e al dilettante, che possono aver ricavato perplessità dai molti dubbi, discordanze, interrogativi, confusioni e contrasti delle interpretazioni antiche e moderne dei vari critici e storici, una lettura piacevole sui personaggi, la vita, le circostanze, la tecnica e la ricostruzione delle navi di Colombo.
Ricco come il mare”… “grande e misterioso come il mare”....
Da oltre cinquecento anni gli uomini di ogni continente si inter-rogano affascinati dopo l’impresa del grande navigatore. Come tutti sappiamo, la scoperta dell’America rappresenta lo spartiac-que fra la Storia Antica e la Storia Moderna. Questo grandissimo avvenimento è dovuto all’intuizione, al grande studio astronomi-co e geografico, all’intelligenza, alla fede di Cristoforo Colombo.
Tutte queste qualità riunite straordinariamente in quest’uomo prodigioso, hanno provocato la più grande rivoluzione di tutti i tempi modificando drasticamente i mezzi di trasporto, gli usi ed i costumi di interi popoli, hanno rivoluzionato le mense a causa di tanti nuovi cibi sconosciuti al vecchio mondo, hanno stravolto gli Stati e le loro politiche.
Tutto ciò fu possibile oltre che per la tenacia e la fede del grande Ammiraglio Genovese, anche per i mezzi pratici da lui usati: “le Caravelle”, semplici legni in grado per primi di aver attraversato l’Oceano Atlantico. È proprio per questo motivo che riguardo ai mezzi navali usati nei molteplici viaggi di Cristoforo Colombo, sia gli studiosi spagnoli che quelli di altri paesi Europei ed Americani, sono e continuano ad essere discordi sia per le tecniche che per i metodi di costruzione, sui pesi e misure dei materiali, giacchè sul-le varie ricostruzioni molti storici, scrittori, disegnatori e modelli-sti hanno scritto, disegnato modellato e a volte tramandato fattori ed elementi inesatti.
I - LA NAVE
La storia ci ha tramandato molti personaggi che hanno convissuto con il mare: alcuni lo hanno dominato diventando grandi protagoni-sti, raccogliendo onori e soddisfazioni, altri hanno avuto solo lunghe lotte avventurose e drammatiche, in cambio di sole delusioni.
CRISTOFORO COLOMBO rappresenta quanti, prima e dopo di lui, hanno affrontato il mare con il solo mezzo valido allo scopo: la “NAVE”.
Come descritto più avanti, l’uomo di mare e quanti hanno contribui-to a migliorare e sviluppare questo mezzo di trasporto e locomozio-ne, hanno reso possibile, mediante la loro arte marinara, la loro pra-tica, i loro sacrifici ed abnegazione, raggiungere quei livelli di grande perfezione tecnica dei mezzi navali, che consentono alla odierna ma-rineria di solcare mari ed oceani con la massima sicurezza.
L’evoluzione della nave iniziò circa 1000 anni a.C. con i fenici, che furono i primi a costruire navi d’altura dotate di ordinate , che ne formavano l’ossatura partendo dalla chiglia . (Fig. 1) Essi navigavano anche di notte orientandosi con le stelle, e sbarcarono a Cartagine, in vari porti della Sardegna, della Corsica, Marsiglia e Cadiz.
Fig. 1 - Nave fenicia del 1000 a.C..
I greci costruirono le “triremi” circa 500 anni a.C.
Fig. 2 - Trireme greca del 500 a.C..
I romani organizzarono le prime grandi flotte, perfezionando le loro navi da guerra, fornendole di rostro, torre, corvo e catapulte.
Nel 260 a.C. Caio Duilio, con la sua flotta di 120 triremi, era pa-drone incontrastato del Mediterraneo, dopo aver vinto la flotta cartaginese non meno numerosa, ma meno evoluta.
Fig. 3 - Bireme romana d’abordaggio.
Nel III secolo d.C., la flotta mercantile romana aveva navi da tra-sporto solide e capaci, con albero maggiore a due vele quadre e uno prodiero inclinato oltre la prua con una vela quadra. (Fig. 4)
Fig. 4 - Nave mercantile romana III secolo d.C..
Nel VI secolo d.C. i vikinghi, popolo della Norvegia, Danimarca e Svezia, si misero in evidenza con le loro navi di forma affusolata e leggerissima, a fasciame sovrapposto, senza coperta , con prora e poppa della stessa forma tagliente, attrezzate con un albero a vela quadra e una fila di remi per lato.
Fig. 5 - Drakar vikingo.
La parola “wiking” significa “re del mare”.
Col passare del tempo, i loro “drakar” si spinsero sempre più lon-tano.
Nel VIII secolo raggiunsero l’Islanda e vi si stabilirono e nel IX secolo raggiunsero la Russia spingendosi nel Mar Nero, attraver-sarono Kiev e discesero il Dnieper. In seguito si spinsero nel Me-diterraneo: agli inizi del X secolo si stabilirono sulla costa setten-trionale della Francia da cui ne deriva il nome “Normandia”. “Normanno” significa “uomo del mare”.
Una leggenda racconta che nel 982 Eric il Rosso partì dall’Islanda e raggiunse la Groenlandia dove fondò una colonia e nel 1000 suo figlio, Leif Ericsson, con un drakar e 35 uomini di equipaggio, rag-giunse il Labrador, il Canada e la foce del fiume Hudson. I vikinghi erano un popolo nomade e predatore, non scrivevano e non usa-vano carte nautiche o mappe, né conoscevano la bussola. Essi si affidavano al loro istinto marinaresco e all’avventura corsara.
Alla fine del X secolo comparvero le “galee italiche” (Fig. 12), che erano un’evoluzione delle trireme romane. Erano navi lunghe con un lungo rostro prodiero; la propulsione era prevalentemente a remi ed avevano un albero a vela latina .
Galea in latino significa “pesce spada”.
Nel XII secolo gli arabi appresero l’uso della bussola dai cinesi e nel XIV secolo gli amalfitani la perfezionarono.
Nel XV secolo alla galea si aggiunse l’albero di trinchetto ed a volte anche la mezzana .
Nel XVI secolo comparve la “galeazza”, che era una grossa galea armata di un buon numero di cannoni. Essa raggiungeva i 70 me-tri di lunghezza e aveva tre alberi a vele latine e portava 32 banchi per rematori.
Ancora nel XVIII secolo alcune marine da guerra avevano la ga-leazza tra le loro flotte.
Nella metà del XVI secolo, gli spagnoli costruirono i “galeoni” che furono le prime navi ad avere le artiglierie sopra e sotto co-perta.
Nel XVII secolo gli olandesi costruirono gli alberi delle navi a più segmenti, aumentando l’altezza degli alberi e diminuendo la gran-dezza delle vele, modificando la forma delle vele quadre in forma trapezoidale e aumentandone il numero per ogni albero. Aumen-tando l’altezza degli alberi si rese necessario allargare le sartie fa-cendo passare le bigotte di landa esternamente ad un parasartie .
CRISTOFORO COLOMBO, con la sua scoperta, dette inizio ad una ricerca di predominio dell’Oceano Atlantico, spingendo tutte le marine a rinnovarsi.
Francia e Inghilterra, sino alla grande scoperta, si erano limitate a costruire prevalentemente navi da guerra con il solo scopo di so-praffarsi l’un l’altra.
Nella frenesia di migliorare le navi, non mancarono alcune co-struzioni assurde.
Enrico VIII d’Inghilterra, dovendosi recare in Francia, per dimo-strare ai francesi la sua potenza, fece costruire velocemente la “Henry Grace à Dieu” che, quando nel 1514 fu allestita, venne soprannominata “Great Henry”. La nave era lunga più di 60 me-tri, aveva il castello di prora ed il cassero di poppa a più ponti (nella parte poppiera dell’albero di maestra aveva sei ponti); era armata di 184 cannoni ed aveva un equipaggio di 800 uomini. Era attrezzata con quattro alberi ed alberetti sui primi tre, più il bom-presso , con un totale di dodici vele. Pur offrendo un’immagine di grandiosa potenza, a causa della sua complicata velatura ed il peso eccessivo delle artiglierie, la nave non era adatta alla naviga-zione oceanica.
Nel 1536 iniziò una ristrutturazione che durò tre anni, ed alla fine le sue artiglierie consistevano in 21 cannoni pesanti, di bronzo, 130 cannoni più leggeri, in ferro, e 100 lombarde a mano; nono-stante ciò restò una nave solamente appariscente e non fu mai usata per azioni di guerra.
Nel 1552 venne distrutta da un incendio, a causa di una candela accesa che si rovesciò.
I francesi non vollero essere da meno: nel 1553 costruirono, nel porto di Le Havre, la “Grande Françoise”, ma la fecero talmente grande da non riuscire a farle superare l’imboccatura del porto, neanche nelle migliori condizioni di alta marea.
Nel XVII secolo Francia e Inghilterra avevano le migliori navi di tutte le flotte.
L’evoluzione della nave proseguì velocemente, ma ci fermiamo senza allontanarci molto dall’epoca colombiana.
Dopo anni di minuziose e approfondite ricerche estratte da testimonianze storiche di dati e fatti, si compone questa sintesi delle navi Colombiane, concepita tecnicamente, per fornire allo storico e al dilettante, che possono aver ricavato perplessità dai molti dubbi, discordanze, interrogativi, confusioni e contrasti delle interpretazioni antiche e moderne dei vari critici e storici, una lettura piacevole sui personaggi, la vita, le circostanze, la tecnica e la ricostruzione delle navi di Colombo
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