Pesci freschi per una satira da rinfrescare
Prendiamola alla lontana, per andare però subito dopo all’essenza della storia che avete tra le mani. Dov’è, oggi, dove va, dove andrà a finire la satira politica ? Per “satira politica” - sia chiaro - non intendo solamente la satira a soggetto strettamente politico, quella che imperversa, con le sue vignette, sulla stampa quotidiana. Quella degli “elzeviri disegnati”, tanto per usare un’immagine corrente, che però durano lo spazio di un mattino, un po’ come accade per le cronache politiche e per i suoi protagonisti in cerca d’autore, soffocati dalle polemiche contingenti, dagli scandali, dalle manovre e manovrine economiche, dalle tante emergenze, più o meno istituzionali, che, da decenni, si abbattono sistematicamente sul Bel Paese.
La satira che fa mostra di sé sulle prime pagine dei giornali fotografa la realtà, seppure attraverso un grandangolo deformante. Dà qualche buffetto al potente o all’impotente, politicamente parlando, di turno (alternativamente “di destra” o “di sinistra”) e si ferma lì, senza avere il tempo, né l’ambizione, per andare oltre la pura e semplice cronaca.
Rispetto a certe stagioni del passato, quando la satira a vignette faceva indignare (pensiamo - per citare qualche esempio - all’anticlericalismo di Galantara, all’antimilitarismo di Scalarini, ai “trinariciuti” di Guareschi, alle riviste underground degli Anni Settanta del Novecento) agli odierni autori del/nel quotidiano non si chiede niente più che consolarci, con un sorriso, delle tante storture e brutture di un sistema politico sempre più… nudo. Vista così la satira corrente non sembra avere grande salute, malgrado la sua persistenza ed invadenza, fatta ormai com’è di tanti, buoni ragionieri del sorriso.
Oltre questa realtà, diciamo “più istituzionale”, per cui difficilmente, a differenza che nel passato, un autore si becca la classica querela, c’è però un altro tipo di satira, politica in senso lato, cioè capace di guardare oltre la cronaca contingente. E’ una merce rara. Viaggia su linee secondarie, lontana dai grandi riflettori. Si insinua nella “rete”. Non ha grandi canali distributivi. Ma proprio per questo, com’ è sempre stato per le vere “avanguardie”, mostra di essere un passo avanti rispetto alla satira “ufficiale”, sfuggendo alla ripetitività cronachistica, alla polemica contingente, per provare a darsi e a dare una prospettiva culturale e di conseguenza politica di più ampio respiro. Impresa non facile in tempi di “relativismo ideologico”, ma impresa che ha in sé il grande fascino dell’ anticonformismo, cattivo, quanto basta, nei confronti delle storture dell’odierna società e delle più recenti mutazioni antropologiche, che tutti hanno travolto.
La Pesciade per un mondo peggiore di Andorno & Carosini a questo contesto guarda, invitandoci a leggere con una prospettiva lunga, verrebbe da dire, un po’ seriosamente, “epocale”, il mondo d’oggi. A differenza di certa satira corrente, qui di veri e propri “pesci in faccia” si tratta. Alla larga perciò da qualsiasi moralismo, anche lessicale. Da qualsiasi fisima educativa.
Vaccinati rispetto ai vecchi cascami della cultura dominante (di destra e di sinistra) i due autori invitano ad andare all’essenza, trascinando nel trita..pesci della satira vecchi e nuovi miti. Lo fanno con “tranquilla coscienza” (in fondo - scriveva Friedrich Nietzsche - “ridere significa essere cattivi con tranquilla coscienza”), invitandoci, malgrado la puzza di pesce, a “volare alto” (e qui, giusto per non scontentare i lettori più “ortodossi”, vale la pena ricordare come il cattolico Chesterton abbia scritto che gli angeli possono volare perché non si prendono troppo sul serio), ma con quel disincanto che gli anni e le esperienze personali, e non solo, si portano dietro.
Ben lontani perciò dal precotto del messaggio salvifico, ad Andorno & Carosini interessa poco cambiare il mondo, usando la satira come arma, anche se è del tutto evidente che il mondo così com’è non piace ad entrambi. Non piace non tanto o non solo per i suoi “assetti” sociali e politici, quanto per come sono gli uomini e le donne, con il loro atavico fardello di egoismi, di meschinità, di utopie (centrale la figura emblematica di Giobbino/Giacomino), di paure, di pulsioni.
Perciò dal trita…pesci dei due autori non si salva nessuno: la classe operaia e la borghesia, il ceto intellettuale e la Chiesa, la vecchia Urss ed i tramontanti Usa.
Al lettore il compito di individuare, nel pirotecnico accavallarsi di immagini e di rasoiate (culturali ovviamente), il bandolo della “matassa”, con la consapevolezza di fondo che la Pesciade è in realtà un alibi per divertire e divertirsi. Magari - per chi ancora spera - in attesa di tempi migliori, senza però illudersi di trovare quel senso della Storia, sui cui si sono dannate generazioni di occhiuti intellettuali. Per Andorno & Carosini è piuttosto il non-senso della Storia a trionfare, nel nome di una libertà praticata e creativa, a tratti svagata, che non illude e non si illude, fino a teorizzare un mondo…”peggiore”.
Tra tanti “riformisti” mancati (a destra e a sinistra) e troppe gattemorte della politica, della cultura, spesso anche della satira “ordinaria”, ben venga il segno ribelle a rimarcare, nel nome della Pesciade, differenze sostanziali e voglia di libertà autentica.
Mario Bozzi Sentieri
(Politologo e saggista)
Due righe dagli sventurati autori
Acciderbola direte… alla vostra età avete ancora voglia di dilettarvi coi fumetti! Ebbene sì, cari lettori, ne avevamo voglia!
E così, se avrete la bontà di leggerlo, scoprirete un fumetto incazzoso, sporco e cattivo come quelli che si facevano negli anni 60/70 specialmente in Francia e U.S.A. Noi, molto modestamente, vogliamo darvi un’oretta di divertissement senza pensieri. O meglio vorremmo farveli venire! Qui non si salva nessuno: destra - sinistra tutti nel gran calderone del brodo primordiale… non vogliamo passare per qualunquisti anzi, vogliamo solo far riflettere col sorriso sulle labbra su questo mondo che va a rotoli.
Sperando di farvi incazzare un poco.
As veduma amici!
Ginus et Gianfrà