M. Gisella Catuogno
Cristina (XVIII. Lettres d´amitié)

Titolo Cristina (XVIII. Lettres d´amitié)
Autore M. Gisella Catuogno
Genere Narrativa      
Pubblicata il 16/07/2012
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 Cara Ernesta,

questa mia, nei primi giorni del nuovo anno, vuol essere la testimonianza del mio affetto per te, Giuseppe e le bambine, affetto che cresce di giorno in giorno, malgrado la lontananza;  e l’auspicio che il 1832 ci porti finalmente  qualcosa di più del solito canestro di speranze che tutti intrecciamo a inizio gennaio.

Il mio desiderio sarebbe una buona notizia per la nostra patria oppressa, uno stato di salute accettabile e la possibilità di vederci, finalmente, dopo tanti mesi. Vedi, amica cara, ho già scritto, nelle ultime ore, molte lettere, perché così mi piace fare a inizio d’anno, per confermare a chi amo il mio amore e a me stessa i propositi per i giorni a venire; ma la lettera che mi riservo come ultima è per te, che sei stata e sei mia maestra di vita.

Sapessi com’è colmo il mio cuore di sentimenti ed emozioni! E a chi posso parlarne se non a te? Il Natale e il Capodanno sono trascorsi in letizia: ho reclinato la maggior parte degli inviti ricevuti per coltivare di più gli affetti disinteressati dei veri amici parigini, mi sono goduta la città che in questo periodo è splendida, con ghirlande di agrifoglio, alloro e vischio dappertutto, anche sulle carrozze, e lampioni più luminosi, che rendono alcuni tratti dei lungosenna godibili anche di notte, se si resiste al freddo e alla neve che ci ha imbiancato per qualche giorno! Mi sono concentrata di più, quest’anno, sul mistero del natale di nostro signore e sul fascino di certe pagine evangeliche; tu conosci il mio anelito all’assoluto, la mia religiosità un po’ scontrosa ma sincera: non amo le cerimonie religiose ma m’intriga molto il colloquio intimo con la divinità, che ho praticato di più, in queste feste, forse perché mi sento particolarmente vulnerabile, priva come sono di una situazione sentimentale soddisfacente e della tradizionale protezione economica e familiare.

Però, a questo proposito, buone notizie, Ernesta! L’avvocato Poerio mi ha comunicato che i miei beni sparsi per l’Europa, soprattutto in Svizzera, dovrebbero permettermi per il futuro un tenore di vita molto superiore a quello, quasi miserevole, che ho potuto concedermi nell’ultimo anno. Insomma, se ne avrò conferma, la principessa povera potrà vestirsi di nuovo di seta e di lustrini!

Da casa le notizie non sono buone per mio fratello Alberto, che continua a rimanere in carcere, malgrado l’impegno di tutti per una pena più mite; la Gigia, come puoi immaginare, è angosciata. Mia madre, invece, pur con tutti i pensieri che ha, non ha perso il gusto per la vita: si gode il suo conte napoletano, trama per maritare bene le mie sorelle e mi ha promesso di venirmi a trovare appena possibile. Figurati che è preoccupatissima per i primi segni di decadenza fisica, che cerca di arginare in tutti i modi! Mi chiede di interessarmi di possibili cure estetiche a Parigi e sembra mettere sullo stesso piano i suoi crucci per il doppio mento con quelli per le condizioni di Alessandro, il mio patrigno, che vive, dice lei, come un vecchio, accudito dal personale domestico in un’ala del palazzo, completamente assente da se stesso e dalla sua famiglia. Povero Alessandro, per me è stato un padre adottivo affettuoso, che ha colmato tanti vuoti della mia adolescenza…il suo stato è una spina nel cuore.

Sai, Ernesta, ho fatto progressi nel mio rapporto con Emilio! A furia di pensarci, sono giunta alla conclusione che non devo coltivare sentimenti negativi nei suoi confronti. Ti vedo già protestare, mentre leggi la lettera e alzare il sopracciglio per il disappunto. Ma, credi, è giusto così. Mi ha fatto del male ma mi ha fatto anche tanto del bene. E sai cosa intendo. Così, ho pensato che, se ritornerò ad essere ricca, procurerò anche a lui un alloggio a Parigi. Potremo stare sotto lo stesso tetto, seppure in appartamenti separati. Lo so che mi tacci di ipocrisia, ma, credimi, anche la forma è sostanza, specialmente in certi ambienti e nel caso di una giovane donna sola, sebbene principessa.  L’idea mi piace perché questa sistemazione mi darebbe protezione e conforto, mi aiuterebbe a sentirmi meno esposta alle brame altrui e mi permetterebbe di ricorrere al mio ex marito almeno in caso di bisogno. Non credo che lui si opporrebbe! In fondo da me ha avuto, oltre all’amore e alla passione, molto molto denaro e quindi, in qualche modo, pur nella sua superficialità, si sente debitore verso di me. Ognuno continuerebbe ad avere la sua libertà, ma il legame coniugale non sarebbe spezzato del tutto. Insomma, saremmo una coppia libera come si dice qui e come è d’uso nell’alta società.   Per me, in fondo, sarebbe una rivincita, per lui l’occasione di esercitare il suo charme nella ville lumière. Non credo che adesso se la passi molto bene. Sono venuta a conoscenza di una sua lettera ad un amico francese in cui dice di doversi accontentare, in Svizzera, dove, come sai si è rifugiato, per la sua compromissione con le iniziative mazziniane, “della figlia di un ciabattino”.

Pensa come è caduto in basso, Ernesta! Ne provo pietà, rabbia, ma anche, lo ammetto, gelosia! E’ difficile staccarsi mentalmente da lui, dal ricordo delle sue carezze, dal suo amplesso focoso…specialmente se non hai nessuno con cui consolarti o hai amici, che potrebbero essere amanti, ma a cui del sesso non importa nulla. O, viceversa, sei assediata da chi non suscita in te nessuna emozione, nessuno slancio. Per non parlare del deterrente della malattia, che è la mia spada di Damocle su qualsiasi relazione possibile!

Insomma, questa è la mia eterna situazione; maestra, amica, sorella mia. Cambierà qualcosa in questo 1832? Me lo auguro di cuore e vi abbraccio stretti stretti, congedandomi da voi con i miei auspici più belli ed affettuosi per il nuovo anno

Cristina

 

 

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