Titolo | Canta che ti spossa
La fatica di fare il cantautore |
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Autore | Tenco e dintorni | ||
Genere | Musica | ||
Pubblicata il | 28/08/2012 | ||
Visite | 6139 | ||
Editore | Liberodiscrivere® edizioni | ||
Collana | Spazioautori N. 3346 | ||
ISBN | 9788873884040 | ||
Pagine | 100 | ||
Note | Enrico de Angelis, Giada Galbassini, Nini Giacomelli, Mauro Ermanno Giovanardi, Annino La Posta, Giampietro Moraschetti, Sergio Secondiano Sacchi, Maura Serioli, Paolo Talanca, Davide Van De Sfroos, Roberto Vecchioni, Vinicio Capossela, Paolo Conte, | ||
Prezzo Libro | 10,00 € | ![]() |
Con i contributi di: Enrico de Angelis, Giada Galbassini, Nini Giacomelli, Mauro Ermanno Giovanardi, Annino La Posta, Giampietro Moraschetti, Sergio Secondiano Sacchi, Maura Serioli, Paolo Talanca, Davide Van De Sfroos, Roberto Vecchioni. Interviste a: Vinicio Capossela, Paolo Conte, Antonio Ricci, Peppe Voltarelli.
Prefazione
Autorevoli autori autotrofi, outsider, autarchici, autoluddisti e autocefali in autoanalisi per autoironia autoimmune autolesionistica, autodidatti e autogeni,
esautorati
da autolatri autori autoincensati, autoritratti in autoblindo, autopsia dell’autografo in autolisi autolatrica, o da cantautori incauti, autorità autoreferenziali tautocrone e autobiografiche in autoclave e da coautori tautologici per autocross in autogru, senza autovelox,
autorizzano
autorimozione. Autostop.
Canzone d’autore e canzone pop?
Canzone d’autore e canzone pop? Qualcuno dice canzonette tout-court.
Personalmente sono del partito dei distinguo, e quando nelle prime settimane del 2012 ho sentito in tv alcune affermazioni sull’argomento librarsi, poco liriche e molto precise, non le ho condivise granché. Anzi. Ho sentito una sofferenza sottile, sottocutanea, e un vago senso di nausea.
Sono pochi i cantautori che “vendono” - cd e concerti - rimanendo chiusi nelle loro tane creative, con pochi o nulli contatti con il mondo mediatico. E va bene. Si può scegliere di passare per il Festival di Sanremo, ma non per questo dare automaticamente per parruccona la canzone d’autore. La fisarmonica e Lontano lontano non sono la stessa cosa, anche se si tratta comunque di due belle canzoni. Ci sarà pur qualche differenza tra Fin che la barca va e La canzone di Marinella! Il fatto di avere come trait d’union il fiume non le rende paritetiche.
Come autrice sia di “canzonette” che, concedetemelo, di “canzoni d’autore” – e pensando di conoscere bene la differenza che caratterizza le seconde rispetto alle prime non solo per la poiesis ma anche per la ricerca di forme meno semplicistiche seppur popolari – sono rimasta un po’ infastidita da affermazioni di quel tenore che mi è capitato di sentire.
Un libro per fare chiarezza
Sul tema sono quindi tornata. Dovevo trovare anche per il 2012 un argomento interessante per il convegno – organizzato ancora una volta con un partner d'eccezione come il Club Tenco – per tradizione ormai proposto in seno all'evento “Dallo sciamano allo showman, Festival della canzone umoristica d'autore” che mi trovo da qualche anno a dirigere in Valle Camonica. E sono stata davvero contenta quando Enrico de Angelis (proprio colui che qualche decina di anni fa coniò il termine “canzone d'autore”) mi ha proposto di sviluppare, in occasione dell'incontro del 1° ottobre, il tema “Canzone d'autore e canzone pop”. Così come sono stata entusiasta del fatto che, per trattare l’argomento, de Angelis abbia voluto coinvolgere un'importante schiera di addetti ai lavori: i tre maggiori cantautori presenti in gara proprio a quel Festival di Sanremo (Mauro Ermanno Giovanardi, Davide Van De Sfroos e Roberto Vecchioni) e due studiosi della materia (Sergio Secondiano Sacchi e Paolo Talanca). Un evento di questo genere, però, non poteva rimanere circoscritto a qualche centinaio di attenti ascoltatori. Ho ritenuto pertanto interessante raccoglierne gli atti. E non solo. Mi piaceva l’idea di avere anche altre autorevoli voci esterne al convegno: Paolo Conte (con un “montaggio” ricostruito da Annino La Posta dal suo intervento al Premio Chiara) e due premiati in quello stesso giorno: Antonio Ricci (Targa “Shomano”) e Peppe Voltarelli (Targa “Dallo sciamano allo showman”). In questa operazione ho voluto coinvolgere attivamente anche alcuni giovani della Valle Camonica che bazzicano il Centro Culturale Teatro Camuno (ente organizzatore del Festival) e il Distretto Culturale di Valle Camonica: Giada Galbassini, Giampietro Moraschetti e Maura Serioli.
Enrico de Angelis mi ha generosamente dato corda da subito. Mancava solo l’editore. Ci voleva qualcuno del settore musicale che però non ci sottoponesse alle estenuanti attese messe in atto dalle major. Devo dire che sono stata fortunata. Mi è bastato in effetti comunicare l’idea ad Antonello Cassan, l’editore genovese di “Liberodiscrivere”, durante un incontro assembleare del Club Tenco. Mi guardò per dieci lunghissimi minuti senza dire nulla, e due giorni dopo mi telefonò per comunicarmi che ne avrebbe fatto un libro anche fotografico. Meglio di così non poteva andare.
Posso dire anch’io la mia?
Come oplita autrice di canzonette, vorrei però dire anch’io la mia sull’argomento.
Da tempo mi chiedo perché la canzone d’autore venga ascritta per lo più solo ai cantautori e a taluni traduttori (di cantautori stranieri, appunto), che sono “noti” grazie al fatto di praticare i palchi. E perché, invece, un autore di testi tout-court, il paroliere, abbia qualche difficoltà ad essere conosciuto dal grande pubblico anche quando scrive una bella canzone “d’autore”, ancorché interpretata e musicata da altri. Certo, le eccezioni ci sono, ma sono rare.
Chi, come me, scrive testi e quindi sa di lavorare dietro le quinte, per principio e anche per scelta, spesso non desidera “apparire”, schiva le luci della ribalta. Pertanto, desiderare che si dia a Cesare quel che è di Cesare è una battaglia persa, che si affida alle probabilità dei fasci gaussiani di qualche ricercatore musicale.
Scrivendo un libro in ricordo di Sergio Bardotti (Occhi di ragazzo. Sergio Bardotti, un artista che non ha mai smesso di sognare. Edizioni Rugginenti), ora disponibile anche in versione eBook, ho già avuto modo di lamentare l’invisibilità del lavoro di paroliere e la quasi costante mancanza di rispetto nei suoi confronti. La canzone viene inevitabilmente attribuita a chi la canta. Sono pochi i giornalisti di settore con un bagaglio musicale degno di nota che permetta loro di scrivere con conoscenza di causa. Così come sono inesistenti o quasi gli autori radiofonici e televisivi che vanno al di là del titolo e del cantante, e quindi che forniscono le dritte a presentatori o entertainer che, inutile dirlo, hanno a loro volta una cultura musicale sempre più spesso alla mordi e fuggi.
Persino gli addetti ai lavori, quelli che annualmente aggiornano enciclopedie a tema, troppe volte perdono per strada qualche autore. Infine, parlare di Siae e di protezione e difesa dell’autore è come sparare sul morto.
Se c’è oblio nei comunicatori, il pubblico frettoloso non andrà certo a scandagliare con la lente d’ingrandimento copertine e cd in cerca dell’autore perduto, scritto in corpo 4. Scotomizzazione globale. Questo non toglie che anche al più riservato, schivo o selvatico degli autori faccia piacere che gli venga riconosciuta la paternità del proprio lavoro, pur sapendo che, in questi anni di masterizzazione selvaggia, saranno solo libri come L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa di Olindo Guerrini ad aiutarne la sopravvivenza. Fame d’autore, appunto.
Canzone d’autore? Parliamone ancora. Parliamone di più.
Nini Giacomelli
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