Titolo | La ginnastica della postura
elementi di normalizzazione posturale |
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Autore | P.G. Cabella - A.Boccini | ||
Genere | Saggistica | ||
Pubblicata il | 27/05/2014 | ||
Visite | 5760 | ||
Editore | Liberodiscrivere® edizioni | ||
Collana | Medico Scientifica N. 13 | ||
ISBN | 9788873884989 | ||
Pagine | 170 | ||
Prezzo Libro | 18,00 € | ![]() |
Secondo la nostra esperienza, siamo propensi a considerare la postura non come un modo di stare o di atteggiare i segmenti del corpo in relazione alla forza di gravità, ma piuttosto come un modo di essere che rivela tutta l’intensità e l’interiorità della persona.
Il termine “ginnastica” vuole, in primo luogo, sottolineare il valore dinamico della postura e il suo continuo mutamento/adattamento ai casi della nostra esistenza; in secondo luogo si riferisce strettamente a ciò che riteniamo più opportuno proporre per favorire e guidare le persone ad una consapevole modificazione dei propri squilibri, senza voler sconfinare in complessi strutturalismi diffusi nella oscura scienza della posturologia.
In secondo luogo il termine “ginnastica” sta per “chinesiologia” termine astruso per dire la stessa cosa e sottendere gli stessi processi d’intervento che l’attività motoria adattata è in grado di fornire da sempre alla normalizzazione della postura, contrastando efficacemente, malgrado quanto affermato da alcuni, gli effetti dannosi o indesiderati degli adattamenti squilibrati e dispendiosi che spesso si insinuano tra forma e sostanza, alterando il rapporto tra corpo e mente.
Introduzione
Secondo la nostra esperienza, siamo propensi a considerare la postura non come un modo di stare o di atteggiare i segmenti del corpo in relazione alla forza di gravità, ma piuttosto come un modo di essere che rivela tutta l’intensità e l’interiorità della persona.
In sostanza avremmo anche potuto intitolate “la ginnastica della persona” perché avremmo così espresso lo stesso concetto, ma ci è sembrato che l’introduzione del temine postura potesse risultare più chiaro e più rivelatore del contenuto del testo.
Il termine “ginnastica” vuole, in primo luogo, sottolineare il valore dinamico della postura e il suo continuo mutamento/adattamento ai casi della nostra esistenza; in secondo luogo si riferisce strettamente a ciò che riteniamo più opportuno proporre per favorire e guidare le persone ad una consapevole modificazione dei propri squilibri, senza voler sconfinare in complessi strutturalismi diffusi nella oscura scienza della posturologia.
Per ultimo il termine “ginnastica” sta per “chinesiologia” termine astruso per dire la stessa cosa e sottendere gli stessi processi d’intervento che l’attività motoria adattata è in grado di fornire da sempre alla normalizzazione della postura, contrastando efficacemente, malgrado quanto affermato da alcuni, gli effetti dannosi o indesiderati degli adattamenti squilibrati e dispendiosi che spesso si insinuano tra forma e sostanza, alterando il rapporto tra corpo e mente.
La ginnastica della postura
elementi di normalizzazione posturale
La postura come idea.
Una comune definizione di postura asserisce: “la postura è intesa come l’atteggiamento spaziale che il nostro corpo assume in relazione all’ambiente in cui vive ed in relazione alle leggi che regolano detto ambiente, prima fra tutte la forza di gravità.”
Se ne deduce che la struttura posturale dell’uomo deriva da un adattamento alla stazione eretta, inteso come sforzo antigravitario. L’atteggiamento ortostatico e bipede dell’animale uomo è quindi il prodotto immediato della influenza dell’ambiente esterno.
Si tratta di una visione certamente limitata e per alcuni aspetti fuorviante. La forza di gravità rappresenta certamente un problema per tutto l’apparato locomotore, ma limitare il “discorso posturale” a questo vuol dire tagliare in due il problema, ignorandone completamente un aspetto. La definizione, forse, potrebbe essere accettabile se riferita ai nostri antenati preistorici, ma certamente non rende giustizia alla postura complessa e multifunzionale che caratterizza il nostro corpo e il nostro modo di vivere.
L’adattamento posturale comprende certamente le influenze dell’ambiente esterno ma anche, in eguale misura, le influenze dell’ambiente interno, elementi questi da considerate complementari tra loro e in nessun caso scindibili.
La postura appare quindi come un complicatissimo adattamento stratificato della persona alla persona, persona che ovviamente è integrata in un ambiente fisico ben determinato e nel quale mantiene continue relazioni sociali. Forse, addirittura, nella nostra società contemporanea, si potrebbe intendere la postura fondamentalmente come un adattamento sociale.
L’uomo moderno appare sempre più schiacciato dal peso di stress psicofisici e ambientali che contribuiscono non poco alla deviazione della sua postura dalla linea verticale su cui si muovono le forze della gravità. Si comprende, per tanto, che voler condensare il concetto completo ed esaustivo di postura in una breve definizione è compito arduo.
Al di là di ogni definizione, ci preme sottolineare la nostra visione che vuole considerare la postura della Persona in funzione della propria autoconsiderazione, in relazione alla sensibilità personale e agli elementi volitivi ed emozionali del proprio essere. Allora ci piace definire la postura come un’idea. Un’idea complessa e variegata, un insieme di fattori che concorrono ad un risultato finale atto ad esprimere al meglio possibile la presenza al mondo di un individuo.
In questo e per questo si vuole contrastare la comune definizione che relega il fenomeno posturale ad un “modo di stare del corpo nello spazio”. Ciò rinforza, in realtà, la dicotomia anima-corpo che ha caratterizzato il comportamento degli individui per secoli e che ormai da qualche tempo si cerca di eliminare definitivamente anche dall’ambito rieducativo.
Il concetto che si vuole perseguire è ben altra cosa, identificando la postura come un insieme complesso di molti fattori ma che si realizza e si completa solo come fenomeno unico che mal si presta ad essere analizzato in modo frammentario. Se ci si limita ad osservare il fenomeno postura di una persona da angolazioni prefissate e selettive, si finisce per perdere di vista l’insieme. Ciò non è cosa da poco, né una eventualità banale, poiché la postura, al fine, è proprio questo insieme. Un tutto unico senza soluzione di continuità, che si realizza concretamente nell’insieme contemporaneo di tutte le manifestazioni che lo compongono, attimo per attimo. Una affermazione dal sapore un po’ poetico potrebbe dire che la postura altro non è che il corpo che si modella e si plasma costantemente sulle pieghe dell’anima.
Postura, corpo e mente sono la stessa inestricabile realtà che la nostra mente è incapace di concepire e visualizzare con chiarezza in modo globalmente completo e si limita, per necessità di conoscenza, a esaminarne solo un aspetto alla volta. È per questo che si propone di concretizzare il concetto complesso di postura assimilandolo a un’idea che nasce e si sviluppa al riguardo di noi stessi. Si tratta di un’idea connessa a molti fattori soggettivi legati al “come” la persona si pensa e al “cosa” percepisce di se stesso, della sua corporeità e dell’immagine di sé. Tra questi fattori non vanno dimenticati i livelli di autostima che l'individuo è in grado di elaborare, e al senso di considerazione sociale che l'individuo percepisce nei suoi confronti.
La postura è fatta dal corpo per se stesso, ricercando essenzialmente l’economicità dell’impegno neuro-motorio di controllo. Si deve considerare, tuttavia, che il corpo, a torto o a ragione, ubbidisce e si piega a ciò che la mente considera reale, anche a dispetto di qualsiasi evidenza razionale. È a questo punto che il corpo diventa un limite alla realizzazione di quell’idea di cui si parla. Dal conflitto si generano tensioni e contratture muscolari e da esse, nel tempo, scaturiscono alterazioni strutturali, blocchi articolari, alterazioni funzionali. In qualche modo il corpo si ammala non riuscendo a dare spazio all’espansione dell’idea che ciascuno ha di se stesso e del suo mondo.
Senza alcuna presunzione di voler definire la postura, ci preme sottolineare una concezione completamente olistica che voglia considerare la postura come il modo in cui l’individuo manifesta la propria presenza al mondo (in funzione della propria autoconsiderazione e in relazione al rapporto con gli altri), organizzando nelle varie situazioni statiche e dinamiche il proprio equilibrio segmentario, contrastando la gravità e predisponendosi nel modo migliore all’azione, manifestando costantemente, infine, la propria sensibilità e gli elementi volitivi ed emozionali del proprio essere.
La postura dinamica.
Un altro fattore essenziale da considerare è certamente il concetto di mutamento costante dell’essere. Come possiamo concepire questa realtà biologica, ma evitare di applicarla al concetto stesso di postura? Molte definizioni di postura trasmettono un concetto erroneo di stabilità, di fissazione di aspetti morfologici e difetti strutturali. Appare evidente invece come la postura si realizzi attraverso un costante sforzo di adattamento, cioè un costante cambiamento riferito alle influenze ambientali e interne dell’individuo. In ciò, evidentemente, non vi è nulla di statico. La postura appare ai nostri occhi come un i elemento dinamico, fluido e mutevole in cui ogni rigidità, strutturale o psicologica, rappresenta uno “squilibrio” che modifica la realtà della persona costringendola a rintracciare percorsi nuovi in una continua rigenerazione.
Cercare nuove soluzioni è comunque faticoso per l’organismo e ciò può rappresentare un elemento di disturbo tale da innescare adattamenti non appropriati e che col tempo possono risultare dannosi per l’intero sistema.
Il sistema deve rispondere a richieste esistenziali polivalenti quale la stabilità, la flessibilità e la leggerezza.
All’elemento stabilità corrisponde la capacità di entrare in contatto con il suolo e con la realtà che ci circonda, mantenendo in costante equilibrio l’intero assetto corporeo in relazione alla posizione nello spazio e agli schemi d’azione; ciò sottolinea la necessità di integrazione del concetto di equilibrio con l’ambiente, mantenendo tuttavia una adeguata autonomia d’intenti e salvaguardando la propria individualità.
La flessibilità rappresenta la capacità di modellare l’azione alle possibilità del corpo in funzione della motilità richiesta dall’azione, adattando istantaneamente l’intero sistema ai contesti motori, ambientali ed emotivi, ed esprimendo in modo integrato la propria univoca realtà psico-ficica.
Al concetto di leggerezza si attribuisce il significato di costante azione di contrasto al senso di oppressione e di pesantezza legata alla forza di gravità e alle vicissitudini della vita.
A questo punto è possibile dare un aspetto corporeo a queste riflessioni andando a identificare dei distretti corporei che possano offrire spunto di osservazione. La stabilità è diremmo istintivamente associabile alla base d’appoggio del piede, agli arti inferiori e alla loro mobilità (che per contrasto determina appunto la stabilità corporea legata ad un concetto dinamico e non certo allo staticismo) e al bacino quale elemento di sostegno del tronco e della colonna vertebrale, alla quale è possibile legare il concetto di flessibilità e adattamento. L’elemento di leggerezza potrebbe allora essere associato al capo e agli arti superiori che sono quelli che si allungano verso l’alto o che spingendo verso il basso permettono al tronco ed al capo di elevarsi. Ma il concetto di leggerezza (cioè propensione verso l’alto) del capo merita di essere sottolineato. Alzare la testa contro le avversità ha per tutti noi un significato chiaro anche se stereotipato. Esso corrisponde pienamente, nell’ambito del fenomeno posturale, ad alzare la testa contro la forza di gravità. Se il capo viene lasciato libero di tendere con leggerezza verso l’alto, l’intero sistema si eleva e si “raddrizza” spontaneamente senza fatica.
Se in un atteggiamento posturale idealmente perfetto questi elementi dovrebbero essere concepiti come complementari fra loro e perfettamente integrati, nella realtà ciò non accade mai dando origine a prevaricazioni di un elemento sull’altro o a mancanze sostanziali di varia natura che evidentemente finiscono per organizzare il sistema posturale nel miglior assetto possibile ma non privo di squilibri e problemi che col tempo, come già detto, finiscono per somatizzare l’imperfezione o la sofferenza del sistema.
Appunti operativi.
Secondo quanto sopra, quindi, risulta evidente come l’aspetto psico-emozionale che caratterizza l’individuo rappresenti un elemento fondamentale nell’organizzazione della sua postura, cioè del suo modo di vivere, delle sue abitudini, delle sue difficoltà e dei suoi problemi fisici. Il portare in superficie queste relazioni costituisce l’indispensabile presa di coscienza della realtà dell’individuo ed è presupposto per iniziare a occuparsi di se stessi attraverso un percorso di ricerca che mira al miglior equilibrio psico-fisico possibile.
Per poter dedurre alcune utili indicazioni su come organizzare il lavoro di riequilibrio posturale, occorre prendere in considerazione il livello di consapevolezza di sé che generalmente è possibile osservare nelle persone. Con estrema facilità ci si può accorgere che due percezioni fondamentali sono per lo più inconsapevoli per una larga fascia di popolazione.
La prima è una scarsa consapevolezza del respiro. Le persone respirano generalmente perché, in qualche modo il corpo provvede da solo a respirare. Il valore della capacità di controllo del respiro è praticamente sconosciuto. Le implicazioni su benessere psicofisico e organico o gli effetti sullo stress impliciti alla respirazione corretta sono praticamente “cose da marziani”.
Fattori che concorrono alla costruzione della postura: organizzazione statica, dinamica, espressiva e affettiva. (da P. Cabella, M. Canepa, L. Molfetta “Manuale di cinesiologia rieducativa” Pacini Editore, Pisa 2007)
La seconda è l’incapacità di percepire la forza di gravità. L’essere umano nasce e cresce, ovviamente, sotto l’effetto di tale forza e quindi è naturale che impari a sopportarla e a ignorarla. Tuttavia questa mancanza di consapevolezza non è cosa da poco, la cui conseguenza diretta è una corrispondente mancanza di consapevolezza nei confronti della postura, intesa, questa volta proprio come capacità di contrastare la forza di gravità e di attuare una respirazione consapevolmente adeguata alle necessità.
Le persone sono consapevoli della gravità o della propria postura solo in rare occasioni, magari quando cercano di elevarsi e percepiscono la fatica per vincere il peso del corpo o magari in occasione di una caduta, o in occasione di qualche disturbo muscolare o articolare legato ad una posizione squilibrata. Questi frammenti di consapevolezza sfuggono per lo più alla coscienza, non sono registrati, per così dire, e finiscono per ricadere nel limbo del “non percepito”.
A questo punto si delineano alcune indicazioni operative che devono essere prese in considerazione le quali vertono essenzialmente sulla necessità assoluta e fondamentale di promuovere e guidare una progressiva prese di coscienza, del respiro, della gravità e della postura.
Il compito della Ginnastica della Postura, sarà appunto quello di ricreare le situazioni di fluidità proprie del soggetto, riconducendolo verso una postura normalizzata e assolutamente personale. Rigidità muscolari e blocchi articolari, saranno quindi i primi ostacoli da combattere per la rimessa a punto di tutto il sistema, senza dimenticare stati di ansia, psicosi e rigidità mentale che dovranno comunque essere considerati (poiché ogni attività corporea è sempre influente sulla sfera emozionale del soggetto) e arginati, per quanto possibile, attraverso tecniche di rilassamento e controllo respiratorio.
Potranno essere presi in considerazione alcuni interventi fondamentali rivolti alle componenti psico-attitudinali del soggetto, alla normalizzazione degli elementi di controllo neuro-motorio,i biomeccanici e strutturali legati alla realtà corporea del soggetto:
Secondo la nostra esperienza, siamo propensi a considerare la postura non come un modo di stare o di atteggiare i segmenti del corpo in relazione alla forza di gravità, ma piuttosto come un modo di essere che rivela tutta l’intensità e l’interiorità della persona.
Il termine “ginnastica” vuole, in primo luogo, sottolineare il valore dinamico della postura e il suo continuo mutamento/adattamento ai casi della nostra esistenza; in secondo luogo si riferisce strettamente a ciò che riteniamo più opportuno proporre per favorire e guidare le persone ad una consapevole modificazione dei propri squilibri, senza voler sconfinare in complessi strutturalismi diffusi nella oscura scienza della posturologia.
In secondo luogo il termine “ginnastica” sta per “chinesiologia” termine astruso per dire la stessa cosa e sottendere gli stessi processi d’intervento che l’attività motoria adattata è in grado di fornire da sempre alla normalizzazione della postura, contrastando efficacemente, malgrado quanto affermato da alcuni, gli effetti dannosi o indesiderati degli adattamenti squilibrati e dispendiosi che spesso si insinuano tra forma e sostanza, alterando il rapporto tra corpo e mente.
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