Titolo | A babbo ad memoriam | ||
Autore | M. Gisella Catuogno | ||
Genere | Poesia | ||
Pubblicata il | 26/03/2015 | ||
Visite | 1697 |
Sono dodici, babbo mio
dodici come gli apostoli, i mesi
e le costellazioni.
Ognuno ha lasciato
il segno d’un artiglio
una cicatrice visibile
e profonda.
Ho dovuto imparare
a non vedere più
i tuoi occhi verdi
le tue mani forti e laboriose;
a non sentirti parlare
brontolare o ridere;
a non spiarti
mentre guardavi per ore
il tuo mare, seduto sulla sedia
alla rovescia:
lo sguardo perso all’orizzonte
la nuvola di fumo
dalla sigaretta accesa.
I primi tempi
era la fisicità a mancare
poi il suono della voce
il rumore dei passi
la tua ansia di vita
la paura di non essere
all’altezza
del gran passo
che sentivi vicino.
Ho dovuto imparare
a inghiottire il pianto
ogni volta che il pensiero di te
mi fendeva
come fa all’aria
il volo d’un gabbiano.
E a farmi bastare
soltanto la compagnia
della tua assenza
come un’ombra
struggente e protettiva.