Titolo | Una storia di cuori e di cani | ||
Autore | Gabbean | ||
Genere | Narrativa - Bambini | ||
Pubblicata il | 05/05/2015 | ||
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C’è, aldilà dell’Oceano, una grande città circondata da altissimi vulcani dalle cime perennemente innevate. Una via larga e diritta, l’Avenida Occidental, la attraversa, perdendosi all’orizzonte verso quella linea che, sul mappamondo, divide la Terra a nord e a sud in due parti uguali.
Ogni tanto sull’asfalto nero della strada, disegnati con una vernice persistente, si incontrano dei cuori azzurri a ricordo di incidenti funesti che hanno coinvolto degli adulti, se i cuori sono di grandi dimensioni, o dei bambini, se i cuori sono piccoli. A giudicare dal loro numero deve trattarsi di una strada molto pericolosa; del resto basta osservare l’intensità del traffico e la velocità a cui sfrecciano i veicoli per avvertire quanto elevata sia la probabilità di uno scontro.
Per recarsi al lavoro Luca la percorre ogni giorno. Una mattina, solo in apparenza come le altre, l’auto che lo precede urta qualcosa e prosegue la propria corsa senza rallentare neanche un po’. Luca prova un tuffo al cuore. Chi sarà mai volato in aria, ruzzolando al bordo della strada? Accosta velocemente, scende con trepidazione e vede un batuffolo scuro con il pelo arrossato dal sangue. E’ un cagnolino randagio che, stordito e ferito, guaisce di dolore.
Come una folgore, un vecchio racconto attraversa la mente di Luca.
E’ la storia di una cagnetta bianca, Titina, e di suo padre, amici inseparabili che trascorrevano giorni interi a giocare, rincorrendosi in giardino e per le scale di casa.
Un bel giorno, era un lunedì di un tiepido ottobre, per suo padre iniziò la vita scolastica. Al mattino presto varcò il cancello del giardino vestito di tutto punto: grembiule a quadretti bianchi e blu, colletto bianco con un grande fiocco celeste, e, all’altezza del cuore, una strisciolina verticale a indicare l’appartenenza alla prima classe. Era un abbigliamento inusuale e la stessa Titina lo guardò con gli occhi umidi di stupore, forse temendo, con l’istinto innato degli animali, che il tempo della spensieratezza fosse bruscamente finito.
Suo padre si incamminò verso la scuola, non lontana da casa, e Titina lo seguì passo passo, fino a vederlo scomparire aldilà di un portone malamente verniciato di verde. Quale sorpresa fu, al suono della campanella di uscita, ritrovarla nello stesso punto in cui si erano separati! Titina lo riempì di feste e insieme tornarono a casa. E così avvenne per le cinque mattinate che seguirono, finché arrivò la domenica.
Come si può spiegare a un cane che nei giorni festivi gli scolari fanno vacanza?
Quel mattino Titina non vide il suo compagno di giochi. Pensò di aver trascorso troppo tempo nella cuccia e, infilandosi tra le sbarre del cancello, corse alla scuola. In seguito un conoscente, che abitava nella casa lì accanto, raccontò di averla vista ferma a lungo di fronte al grande portone inesorabilmente chiuso.
Disorientata e intristita Titina attraversò la strada per tornare a casa, senza avvedersi dell’arrivo di una veloce automobile che la travolse tragicamente. Fu sepolta nel giardino dove era solita scorrazzare abbaiando di gioia, e dove la sua cuccia rimase vuota per sempre.
Luca non ha la minima esitazione. Raccoglie il cucciolo, lo adagia con delicatezza sul pianale dell’auto e riparte alla volta di un ambulatorio veterinario.
“Il cane ha diverse fratture – dice il dottore con tono serio, guardando le radiografie – oltre a un grave stato di denutrizione. Farò tutto il possibile per salvarlo, ma in queste condizioni non posso garantire nulla.”
Parole che colpiscono Luca nel profondo dell’animo. Solo ora si rende conto perché suo padre, raccontandogli di Titina, avesse la voce incrinata dalla commozione.
“ A proposito – aggiunge il veterinario – se sopravviverà che nome pensa di dargli?”
“ Lo chiamerò Titina” risponde con decisione Luca.
“Faccia come vuole – ribatte il dottore, mostrandosi perplesso - ma, per un cane maschio, non crede che sarebbe un po’ strano?”
“E’ maschio? – replica Luca – allora Ciccio, sì Ciccio, come era solito chiamarmi amorevolmente mio padre quando ero…. un fragile cucciolo d’uomo!”
Le settimane passano veloci e le cure del valente veterinario producono il risultato tanto improbabile, quanto sperato. Il cane, ben nutrito e risanato da tutti i suoi mali, percorre di nuovo nella macchina di Luca l’Avenida Occidental, ma, questa volta, nel verso opposto e tranquillamente accovacciato sul sedile posteriore.
Dovete sapere che Alessia, la giovane e bella moglie di Luca, ama molto gli animali, tanto che, quando abitava ancora con i genitori, di cani ne aveva addirittura tre. Luca, per non addolorarla, ha taciuto la vicenda del cucciolo in pericolo di vita e ora pensa di farle una piacevole improvvisata, entrando in casa con il cane tra le braccia.
Proprio così! Alessia, raggiante per quell’arrivo inatteso, si affretta a chiedere con slancio affettuoso: “Che nome scegliamo per lui?”
“Il nome? il nome ce lo ha già – risponde Luca con qualche imbarazzo – si chiama Ciccio” “Ciccio?!?!! ma che razza di nome è?” domanda stupita Alessia.
“E’ una lunga storia, – taglia corto Luca – te la racconterò un’altra volta.”
In quella casa Ciccio, ignaro di aver corso il rischio di essere chiamato Titina, vive da allora trattato da re.