Titolo | Venti di Poesia
20 anni di Parole Spalancate |
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Autore | Festival Internazionale Poesia | ||
Genere | Poesia | ||
Pubblicata il | 01/06/2015 | ||
Visite | 10151 | ||
Editore | Liberodiscrivere® associazione culturale edizioni | ||
Collana | Nuda Poesia N. 41 | ||
ISBN | 9788899137311 | ||
Pagine | 288 | ||
Note | Autori del Festival Internazionale di Poesia di Genova a cura di Claudio Pozzani - Testi originali con traduzione a fronte | ||
Prezzo Libro | 25,00 € | ![]() |
Il Festival Internazionale di Poesia di Genova è la più grande manifestazione poetica italiana; da 20 anni offre al pubblico l’intera gamma della poesia contemporanea, portando i più grandi autori, dai premi Nobel, alle voci emergenti dai cinque continenti. In 20 anni hanno partecipato oltre 1000 poeti, musicisti, artisti provenienti da tutto il mondo. Si tratta di un’antologia imperdibile per tutti gli amanti della poesia, un vero e proprio punto di riferimento per la poesia contemporanea mondiale, con una scelta di autori che comprendono generazioni e stili diversi e che offre un buon equilibrio anche dal punto di vista di provenienza geografica e linguistica.
Noi siamo poeti provenienti da diversi Paesi del mondo, e partecipiamo a questo grande Festival che esiste e tiene duro da venti anni, nonostante tutti i cataclismi politici ed economici.
Questo Festival è miracolosamente sopravvissuto per merito del poeta genovese Claudio Pozzani e del suo staff, capitano di questa barca carica di tanti valori spirituali senza i quali la parola “umanità” perderebbe il suo valore.
Questo Festival è una barricata di libri sul campo di battaglia della coscienza contro il cinismo, la volgarità e la peggiore censura dell’indifferenza.
Noi difendiamo categoricamente questa barca creativa insieme al suo capitano e promettiamo di spiegare le vele soffiando con le nostre voci poetiche e i nostri fraterni respiri.
Genova deve essere orgogliosa di avere questo Festival, un’oasi artisticamente poderosa e irresistibilmente educativa così importante per gli orizzonti spirituali e creativi dell’Italia e del mondo intero.
Evgenij Evtushenko
TRA RICORDI E FUTURO di Claudio Pozzani
Scrivere questa introduzione è come riavvolgere il nastro dei ricordi.
Avevamo iniziato il Festival chiamandolo con un gioco di parole, Genovantacinque, che doveva unire in una crasi lo spazio e il tempo e cambiare ogni anno.
Il "problema" arrivò nel 2000: chiamarlo Genovantadieci non si poteva proprio…
Adottammo quindi la soluzione più semplice e più riconoscibile (il 90% dei festival mondiali non ha titoli speciali) fino a quando non mi venne alla mente un altro nome che poteva calzare bene: "Parole spalancate". Con questo titolo si dava subito l'idea di una poesia a 360°, senza barriere stilistiche e linguistiche e di una manifestazione che contribuisse a ridare alla Parola la sua forza evocatrice ed eversiva.
Inoltre, dava anche un messaggio subliminale sulla difficoltà di organizzare un evento internazionale come questo con un budget (le genovesi "palanche") sempre più risicato. Parole spalancate, appunto.
In questi primi venti anni di vita, il Festival ha visto la partecipazione di oltre 1000 poeti e artisti, molti dei quali stranieri in rappresentanza di tutti i continenti e anche di minoranze linguistiche.
Ogni anno, organizziamo una media di 120 eventi gratuiti tra concerti, letture, performance, visite guidate, mostre, proiezioni, senza contare che "Parole spalancate" ha un'appendice che dura tutto l'anno con le attività della Stanza della Poesia di Palazzo Ducale.
Se si aggiungono anche gli eventi all'estero creati in questi anni sul format del Festival in Finlandia, Germania, Giappone, Francia e Belgio, si avrà chiara la portata dell'impegno per la diffusione della poesia che stiamo profondendo dal 1995.
La preparazione di questo libro mi ha dolcemente "costretto" a riguardare tutto il cammino fatto.
Se da un lato sento le vertigini di un traguardo di longevità che poche manifestazioni di poesia hanno raggiunto in Italia, dall'altro mi sento fortunato di aver potuto realizzare il sogno di incontrare e in molti casi diventare amico di poeti eccezionali.
La storia di questo Festival è infatti una storia di sogni, di passione e di voglia di cambiare il mondo, tre elementi che, nell'aridità mentale e sentimentale che asciuga i cervelli e il cuore della maggioranza dell'umanità contemporanea, danno una patente di inutilità.
Alla base della creazione di "Parole spalancate" c'è la convinzione che la poesia possa essere un bastone da rabdomanti in grado di trovare nuove sorgenti che possano idratare le menti e le anime di cui parlavo sopra. E questa convinzione si è fatta ogni anno più forte e più necessaria, fino a diventare un'urgenza ora, con un esercito di ombra fatta di Ignoranza, Superficialità, Indifferenza e Stolidità che sta occupando tutti i comparti della nostra vita e che ha fatto ormai passare il messaggio che la cultura e l'arte, la ricerca e la creatività siano inutili, perché non servono.
È per respingere questa ombra esistenziale che la poesia, oggi più di venti anni fa, è necessaria.
Dal 1995 a oggi il livello culturale, etico ed educativo ha imboccato una discesa sempre più veloce, nella quale le parole si sono svuotate di forza evocativa, di significato etimologico, di creatività, grazie a un loro uso maldestro e superficiale.
E quando le parole finiscono, finisce anche il dialogo, la comunicazione, la condivisione, e inizia la violenza.
Ecco perché penso che la poesia possa essere una sorta di "ecologia della parola", un elemento importante per invertire la rotta e innalzare la qualità della vita.
Da sempre, le crisi economiche sono figlie di crisi culturali, etiche ed educative: solo agendo su queste si può migliorare la nostra esistenza.
Sono profondamente convinto dell'attualità e dell'importanza odierna della poesia e che mai come ora questo Festival sia necessario per contribuire non solo alla diffusione di una forma d'arte (in questo caso la poesia) ma anche e soprattutto per fungere da catalizzatore e aggregatore di uomini e donne che non hanno subito un lavaggio del cervello, che vogliono esprimersi ma sanno godere nell'ascoltare.
E proprio l'ascolto ha in "Parole Spalancate" una sua oasi privilegiata, con lingue, sonorità, stili senza limiti.
Abbiamo puntato sulla parola nuda, dall'autore allo spettatore, senza filtri, proprio per salvaguardare quel filo magico invisibile che si crea dalla voce del poeta all’anima di chi ascolta.
Poi ci sono immagini indelebili che fissano alcuni tra i più grandi autori del mondo intenti a scoprire Genova e i vicoli del suo centro storico e a sentirsi a proprio agio nell'atmosfera da stazione culturale propria del Festival.
Ricordo Sidran, il nostro primo ospite, che si definiva scampato ai 5 milioni di proiettili della guerra nella sua patria, la Bosnia, oppure la coinvolgente simpatia di Alvaro Mutis e il suo stupore nello scoprire i caruggi genovesi dove avrebbe ambientato una storia di Maqroll se solo ne avesse avuto il tempo; la voglia di bello e soprattutto di buono del poeta e grande gourmet Montalban alla ricerca di specialità da gustare; la compostezza austera di Soyinka che poteva esplodere in una risata epica; il carisma silenzioso di Darwish; le corse per le scale del Ducale in compagnia di Jodorowsky, Ferlinghetti e Bertoli per gettare i volantini su Piazza De Ferrari con il manifesto della Rivoluzione Poetica; l'eleganza di Ray Manzarek mentre per l'ennesima volta e con estrema gentilezza raccontava del suo incontro con Jim Morrison sulla spiaggia di Venice; l'ombrosa ruvidezza di Lou Reed; la luciferina vena di Arrabal; l'ironia pungente di Gelman; la contentezza di Milosz per la torta a forma di libro per il suo 88° compleanno, al quale dedicò una poesia; l'istrionismo di Evtushenko che scendeva tra il pubblico, si sdraiava sul palco con le sue camicie dalle improbabili fantasie di colori; il cubano Juan Gutierrez che fa uno strip-tease poetico (e non solo) in Piazza De Ferrari; Ferrer che trasforma con le sue poesie il Ducale in una milonga tanghera; Houellebecq che resta in hotel per terminare il suo nuovo romanzo; Welsh che recita Trainspotting, Strand che riesce a distillare poesie e ironia da qualsiasi cosa…
Impossibile non rimanere incantati a ripensare questi e centinaia di altri momenti vissuti durante le passate edizioni del Festival, ma penso che per dare ancora più valore a questi ricordi sia importante continuare a crearne di nuovi, anno dopo anno, andando in giro per il mondo a cercare e conoscere autori e portarli a Genova per contribuire alla ricostruzione poetica dell'universo proprio partendo da qui, da dove sono nato. Senza arrendersi mai.
LE AVVENTURE DELLA POESIA di Maurizio Fantoni Minnella
I Genova e i poeti del Grand Tour del XXI° secolo
Ai poeti di tutto il mondo che ogni anno giungono a Genova, Janua, ovvero una delle porte del Mediterraneo, come ha voluto ricordarci Don Andrea Gallo nelle sue memorie scritte poco prima della morte, è dato un duplice compito rispetto ai viaggiatori del Grand Tour dei secoli XVII° e XIX°, ossia quello di dare e ricevere poesia. Infatti se il recitare le proprie liriche equivale a donare bellezza agli ascoltatori che saranno lì ad udirli in religioso silenzio, verso dopo verso, sarà poi la città stessa ad offrire loro la propria totalità, quell’insieme misteriosamente armonico di bello e di brutto, di antico e di nuovo, di stabile e di transitorio.
Ma cos’è la Poesia? Che cos’è la bellezza (che ancora, ostinatamente osiamo scrivere con la lettera maiuscola?). Forse qualcosa di indecifrabile nonostante gli indicibili sforzi di produrre una babele di definizioni possibili. Preme qui ribadire che non vi è necessariamente identificazione tra bellezza e poesia. L’una e l’altra camminano per sentieri spesso misteriosi e insondabili specialmente se confrontati con il lungo processo che ha condotto alla modernità del secolo ventesimo. Lontana dalle certezze consolatorie della classicità, ogni forma, ogni sussulto artistico e poetico rimette in discussione la stessa percezione a lungo consolidata della bellezza come immobilità, perfezione e simmetria delle forme.
Qualcuno ha un’idea di bellezza identificabile, ad esempio, con una manciata di capolavori della pittura riuniti nel caveau di una banca, qualcun altro con un maledetto tramonto finito sulla bocca di tutti, oppure con un verso di Dante. Tuttavia ciò che ci ostiniamo a chiamare bellezza può farsi poesia solo a patto di rinunciare alla propria idea di immobilità, invadendo territori imprevedibili, talora oscuri, dove visioni e pensiero diventano puro linguaggio, musica delle parole.
Ogni anno, da quattro lustri, dicevamo, i poeti di tutto il mondo, si incontrano a Genova, antico crocevia di popoli e culture, in una gioiosa babele di lingue diverse, flusso inarrestabile di suoni, di poemi che sono parole spalancate sull’utopia di una possibile “ricostruzione poetica dell’universo”.
Parole spalancate la città dei poeti non è un film sui poeti, ma sulla poesia. E il linguaggio scelto per rappresentarla (ammesso che essa sia davvero rappresentabile), è quello della pura oggettività. Nessuna ricostruzione. I poeti non parlano della poesia ma, semplicemente, la pronunciano, la recitano rendendola a noi viva nello spazio e nel tempo che la grande città mediterranea offre e suggerisce. Ecco dunque Mohamed Sghaier Ouled, Ahmed, poeta ribelle tunisino, camminare lungo le mura del porto e sorprendersi di fronte alla magnificenza della Lanterna, al punto di compararla al più alto dei minareti, o Haghit Grossman, giovane israeliana, che insegue i suoi fantasmi poetici nello spazio di un chiostro medievale, Luljeta Lleshanaku, albanese che nel passeggiare nei pressi della stazione marittima, ritrova la nave sulla quale parte della sua famiglia fuggì dal proprio paese per “una vita migliore”. E ancora, vediamo Esther Niwemukobwa, ruandese, recitare con infinita dolcezza una ninna nanna ricordando il genocidio del suo popolo, e Carmen Boullosa, scrittrice e poetessa messicana, che alla solitudine e all’immensità dell’Albergo dei Poveri, risponde con un indimenticabile monologo sulla povertà e la ricchezza dell’antica Genova.
Parole spalancate è altresì un’opera corale nella quale talora si fondono poesia e musica, oriente e occidente, improvvisazione e recital poetico, a riprova della valenza espressiva di uno stile rigoroso, sorta di “pedinamento del reale nel suo farsi e disfarsi, il più possibile vicino alla verità delle cose”, che l’autore di questo film persegue fin dagli esordi e difende come scelta di stile, ma anche come un’etica dello sguardo.
Qual è, infine, la forma perfetta per legare definitivamente questi poeti del mondo intero alla città italiana e mediterranea che li ha ospitati per oltre vent’anni se non quella di pensarla e di ricordarla come oggetto esclusivo del proprio immaginario poetico!…
Ognuno di loro, infatti, conserva una propria GENOVA nell’anima, una idea, una percezione della città che diventa architettura di parole, ritmi e suoni.
Dallo sguardo filmico con il suo inutile sforzo di apparire oggettivo, si è dunque passati alla parola scritta. Al libro. Esso è dunque il prodotto dell’immaginazione e della memoria che si fondono ancora una volta, felicemente, nell’esercizio, per noi insostituibile, quindi irrinunciabile, della poesia.
II
Il filo rosso del Caucaso. Voci della poesia georgiana
La principale ragione che ci ha spinti fino in Georgia è quella di girare un film documentario sui poeti e sulla poesia di una terra di confine tra Oriente e Occidente, terra tormentata ancora oggi da invasioni e guerre di rivendicazione territoriale. Nazioni contro altre nazioni. Regioni che aspirano ad essere nazioni, soggiogate dalla più grande di tutte, la Russia del nuovo zar Vladimir Putin.
Nunu Geladze, che incontriamo per la prima volta appena arrivati a Tbilisi, da molti anni vive in Italia ma il suo cuore è in Georgia, accanto alla sua famiglia, ai colori della sua terra, ai suoi poeti. La nostra presenza è per lei un’occasione per rivedere parenti, amici e poeti, molti dei quali presenti nella recentissima antologia italiana da lei stessa tradotta e curata, e per trasformarsi in narratrice, o meglio raccontatrice della lunga, lunghissima ed epica avventura poetica georgiana.
La bella antologia dal titolo simbolico Vite e tralci, sarà un’occasione, forse irripetibile, per un approccio iniziale con una poesia incomprensibilmente ignorata nel nostro paese, in un’Italia, dico, che ha sempre mostrato, anche per ragioni squisitamente politiche, grandi aperture per la poesia russa del novecento, allineando studiosi e traduttori di assoluto rilievo come Angelo Maria Ripellino, Serena Vitale, Vittorio Strada, etc. ma ha al tempo stesso ritenuto, a torto, di non dover andare oltre i confini propriamente russo-sovietici, forse mossi dal timore di apparire troppo provinciali nell’aprire ad autori appartenenti al novero delle Repubbliche socialiste sovietiche, ossia a piccole nazioni, come appunto la Georgia.
Rustaveli… Chi era costui? Nunu sorride divertita quando le dico che il poema Il cavaliere dalla pelle di leopardo, scritto da Shota Rustaveli, nella versione di Mario Picchi, è il solo testo di poesia georgiana che si conoscesse in Italia, la cui energia, per usare le parole di Ivane Amirkhanashvili nell’introduzione all’antologia “ …si nascose a lungo nel grembo della letteratura sacra. Nelle vite dei santi e nei testi agiografici spesso emergevano dal discorso religioso, come le trote dal fiume, immagini poetiche, ad indicare il fatto che la lirica, anche nelle condizioni informali, conservava uno spirito autonomo aspettando il proprio tempo per manifestarsi”. Ossia il ventesimo secolo. Il secolo delle macchine e del cinematografo, delle guerre e delle rivoluzioni, della disumanizzazione e dell’utopia. Ma per un semplice paradosso, in Georgia la poesia fiorirà spesso noncurante della modernità, ma non per questo ingenua e aliena dalle sue contraddizioni, tuttavia difendendo la propria autonomia dalle influenze dei due mondi contrapposti, l’Oriente e l’Occidente.
È bello dare inizio a questo viaggio attraverso la poesia come geografia dell’anima che è al tempo stesso un viaggio poetico, accompagnati da pensieri come questo: “I georgiani hanno scelto la poesia oppure lo stato intellettuale chiamato ragione libera.” Ma cosa significa, in realtà, ragionare in modo poetico se non il fatto di informare ogni disciplina della stessa sostanza di cui si compone la poesia?!.
Mentre volgiamo in direzione della collina più alta di Tbilisi dove si trova il Pantheon degli artisti e degli scrittori, Nunu rivela di sé più di quanto ci attendessimo. È il sacro fuoco delle radici, della consapevolezza di appartenere a una cultura ultramillenaria a guidarla nelle parole e perfino nei gesti; quell’irrefrenabile bisogno di comunicare, origini, ragioni, sviluppi, intrecci, singoli ritratti di uomini e di donne nelle cui vite e opere sono trascorsi secoli, decadi, anni all’ombra del Caucaso, e che non vedremo mai spegnersi lungo il tempo del nostro viaggio.
Ci aggiriamo tra le tombe confortati dall’azzurro del cielo e da una luce prossima al tramonto. La città è ai nostri piedi. Nunu si siede sopra una di essa, quella di Otar Chiladze, il padre della poesia moderna georgiana e tra tutti i poeti il più amato e comincia a parlare con lui come in una conversazione fra due amici. Mariam Tsiklauri, l’amica poetessa e autrice di libri per bambini che ha voluto accompagnarci fin lassù, si mette in ascolto del rumore assordante delle cicale con sguardo di severa dolcezza.
“Questo è il Monte Sacro, qui non s’impolverano i passi; - recitano alcuni suoi versi - qui la luna pasquale a guisa di candele illumina i sepolcri. Qui amano venire i venti con urlo e fragore per adagiarsi stanchi in cima alla rupe per farci sentire la quiete dei due mondi”.
In questa atmosfera rarefatta, in questa sorta di Spoon River georgiana sono sepolti i grandi dell’arte di questo piccolo paese orgoglioso del proprio passato e della ritrovata fede in Dio. Esso saprà difendere questo pugno di ossa, polvere e gloria dalle miserie del mondo globalizzato?
Il giorno seguente Nunu vuole mostrarci la Casa degli Scrittori, dove per l’occasione ha riuniti alcuni poeti di diverse generazioni. È un edificio elegante, costruito e interamente arredato in puro stile modernista georgiano che non nasconde, verso il giardino, taluni elementi lignei propri dell’architettura popolare autoctona. Esso era appartenuto in passato ad una famiglia piuttosto facoltosa prima di diventare ciò che è ora, un luogo destinato, secondo quanto apprendo dalla giovane direttrice, ad ospitare scrittori provenienti da tutto il mondo. Tra i poeti e le giovani poetesse che incontriamo ve n’è una in particolare che mi colpisce per i suoi versi duri, di un’angoscia trattenuta, riscattata da una scrittura tersa e precisa. Il suo nome è Lela Sammniashvili, trentasette anni, originaria di Gori, la città di Stalin (dove ci fermiamo giusto il tempo per visitare il folle tempio dedicato al dittatore), è poetessa e traduttrice della scrittrice americana Sylvia Plath. Il canto della sposa cecena, tra le poesie ascoltate, è certamente tra le maggiori, per esattezza d’immagini e densità formale. Restiamo ancora pochi minuti nel giardino silenzioso e antico, poi rientriamo in casa. Nel grande atrio del palazzo la televisione di Tbilisi ha piazzato una videocamera davanti alla quale dirò qual è lo scopo del nostro viaggio in Georgia: la poesia. Nelle orecchie risuonano le parole di un anziano poeta visivo, Vaktang Javakhadze, che declamava le sue rime ossessive dopo averle disposte sulla carta in un ordine figurativo e simmetrico che rammenta i vitalistici furori delle neoavanguardie d’Occidente. Il suo autoritratto è quello dal volto triangolare, scavato nella pietra, che sulla pagina bianca è una bellissima poesia visiva fatta unicamente di nomi di grandi pittori che “mi scrutano –affaccendati– davanti agli specchi. Li meraviglia il mio autoritratto scritto in versi”.
Abbiamo lasciato la capitale con una vecchia Mercedes grigia guidata da un taxista privato, diretti verso le montagne del piccolo Caucaso.
È un lungo percorso accidentato che attraversa ampie foreste e morbidi declivi prima di raggiungere i primi contrafforti montuosi.
Colui che stiamo cercando in questi giorni non è nella capitale ma nel suo buen retiro montano, nascosto ben oltre i limiti del villaggio dove invece vive suo figlio, pittore e sognatore. Besik Kharanauli, classe 1932, l’età di mio padre, è un grande poeta, Nunu ne è convinta e sarebbe dunque felice se una volta o l’altra il Nobel toccasse proprio a lui. Ci accoglie nella sua piccola dacia a Pshavi, nella regione di Tianeti, circondata da un grande appezzamento di terra che appena oltrepassato il muro di casa, sale ripido fino al culmine della collina. Tutt’intorno è odore di fieno che lui stesso, molto anziano, ha tuttavia tagliato per giorni e giorni in una splendida solitudine. Il suo volto è affilato, lo sguardo acuto e mai rassegnato, semmai un po’ ironico e saggio quando, parlando, si riferisce alla follia del mondo contemporaneo. Besik è un uomo dall’aspetto mite, e la sua poesia è come uno scavo carsico nel fiume della vita.
La sera, a Tbilisi, ci aspetta davanti ad una tavola imbandita Dato Magraze, che è un amico di Nunu oltre ad essere tra i massimi poeti contemporanei georgiani, anche lui più volte candidato al Nobel.
In Italia è conosciuto soprattutto per un singolarissimo poema, dal profondo afflato religioso e universalista “Giacomo Ponti” che in realtà è un personaggio inventato, alter ego dello stesso autore.
Saliamo le scale fino al terzo piano di una palazzina anonima e ad aspettarci troviamo la moglie Lali, studiosa d’arte, che discende da una antichissima famiglia proveniente da Bisanzio, da cui ricevo in dono un bellissimo volume sui monasteri degli eremiti ortodossi di Davitgareji, immersi nell’atmosfera rarefatta del deserto. Esso si inerpica sulla montagna dove i monaci, nel medioevo, durante la fase di evangelizzazione delle terre caucasiche, scavarono celle nella pietra.
Se si ha la pazienza di giungere fin lassù, in cima alla montagna, è come trovarsi immersi nel più grande dei poemi naturali, ossia l’infinito che a noi umani induce al vizio dell’infinito guardare.
L’interno dell’abitazione non è grande ma è arredato con gusto. L’ac-coglienza che ci riservano è degna della miglior tradizione georgiana. Dato, di ritorno dall’Italia, paese a cui si sente molto legato, ci regala oltre ai suoi versi migliori, alcune canzoni popolari accompagnate da una chitarra. Sono momenti di grande euforia in cui si parla di amici comuni, di cultura e di speranza, di globalizzazione e di guerra, ma anche delle virtù del vino e della cucina di questo paese aspro e suggestivo con quel suo breve affacciarsi sul mare in cui la memoria del passato fatica ad essere riconosciuta nel caotico affollarsi della nuova ricchezza e della nuova bruttezza.
Dalla finestra del nostro albergo, osservo ancora una volta lo spettacolo immobile come una sacra icona, della grande chiesa ortodossa con accanto la statua equestre dell’eroe, della grande fortezza e più sotto, delle antiche case di legno. Osservo la funivia dove sciami di gente salgono e scendono continuamente dalla collina con metonomica regolarità prima che calino le prime ombre e nella piazza si accendano, come ogni sera i jeux d’eau a ritmo di musica classica, che di certo faranno dimenticare ai georgiani pensieri e affanni!. Infine, chiudo gli occhi come a voler sospendere per un istante tutta la bellezza rivissuta in me nei giorni appena trascorsi, mentre scivola via come i chicchi di un rosario, una strofa del Canto della sposa cecena: “ … È morto in me il grido della donna morta-da voi gradita - della Patria morta, di Dio morto, e se il mio fardello nella vostra steppa sarà sepolto, traete giovamento dal pane della mina, dal lembo della rupe, dall’odio-estratto dal mio seno… ”.
La trilogia cinematografica Le avventure della poesia, per la regia di Maurizio Fantoni Minnella, si compone dei seguenti film: Parole spalancate, la città dei poeti, 2014; Il filo rosso del Caucaso. Voci della poesia georgiana, 2015; Poetrip, 2016.
TRA RICORDI E FUTURO di Claudio Pozzani 17
LE AVVENTURE DELLA POESIA di Maurizio Fantoni Minnella 20
MANIFESTO DELLA RIVOLUZIONE POETICA - GENOVA 27
ADONIS (SIRIA) 28
Traduzione di Fawzi Al Delmi 29
FORTNER ANDERSON (CANADA) 30
OCTOBER 2 30
Traduzione di Suzanne Branciforte 31
OTTOBRE 2 31
ANTONELLA ANEDDA 32
PIOGGE 32
Traduzione dell’autrice 32
PIOGGE 32
SIMON ARMITAGE (REGNO UNITO) 34
Traduzione di Luca Guerneri 35
FERNANDO ARRABAL (SPAGNA) 36
Traduzione di Antonio Bertoli 37
ASSALTI FRONTALI/IL MURO DEL CANTO (Militant A - Daniele Coccia) 38
IL LAGO CHE COMBATTE (estratto) 38
ANTONIO BERTOLI 39
SENZA TITOLO E SENZA TITOLI 39
DONATELLA BISUTTI 40
RICORDO DI GENOVA 40
GIGI BOERO 42
I ESCLÜXI 42
Traduzione dell’autore 43
GLI ESCLUSI 43
CARLO BORDINI 44
ARTI MARZIALI 44
BAS BÖTTCHER (GERMANIA) 46
DIE MACHT DER SPRACHE 46
Traduzione di Palma Severi 47
IL POTERE DELLA LINGUA 47
CARMEN BOULLOSA (MESSICO) 48
GÉNOVA 48
Traduzione di Enza Minnella 49
GENOVA 49
LEONS BRIEDIS (LETTONIA) 50
LAIVAS 50
Traduzione di Maria Schiavone 51
BARCHE 51
FRANCISCO BRINES (SPAGNA) 52
POR UN INCUMPLIMIENTO DEL PRESAGIO 52
Traduzione di Gabriele Morelli 53
PER UN MANCATO PRESAGIO 53
FRANCO BUFFONI 54
VIRILITÀ ANNI CINQUANTA 54
MARIO CAMPAÑA (ECUADOR) 56
TENER UN DESTINO 56
Traduzione di Marco Cipolloni 57
AVERE UN DESTINO 57
MARCO “MORGAN” CASTOLDI 58
VIAGGIO DI RITORNO 58
VICTORIA CEMBARTEVA (MOLDAVIA) 60
- - , 60
Traduzione di Zarine Khachatryan 61
DILIDJAN, SCAMPANELLIO DELLA NEBBIA 61
JOHN COETZEE (SUD AFRICA) 62
Traduzione di Suzanne Branciforte 63
DANIELA CRASNARU (ROMANIA) 64
MEZZO DEL CAMMIN 64
Traduzione di Oana Bo ca-Malin 65
NEL MEZZO DEL CAMMIN 65
VINCENZO COSTANTINO 66
LE CASE 66
MAURIZIO CUCCHI 67
DEFINIRE. NORMA. POESIA. 67
JACQUES DARRAS (FRANCIA) 68
INDÉPENDANCE DE GÊNES 68
Traduzione di Viviane Ciampi 69
INDIPENDENZA DI GENOVA 69
MAHMOUD DARWISH (PALESTINA) 70
Traduzione di Fawzi al Delmi 71
IN UN GIORNO COME QUESTO 71
JOHN DEANE (IRLANDA) 72
GENOVA, ITALIA 72
Traduzione di Roberto Cogo 73
GENOVA, ITALIA 73
MILO DE ANGELIS 74
MICHEL DEGUY (FRANCIA) 76
APHRODITE COLLÈGUE 76
Traduzione di Claudio Pozzani 77
LA COLLEGA AFRODITE 77
PATRICK DUBOST (FRANCIA) 78
JE DIS J’ÉCRIS JE T’AIME 78
Traduzione di Viviane Ciampi 79
DICO SCRIVO TI AMO 79
EVGENY EVTUSHENKO (RUSSIA) 82
Traduzione di Evelina Pascucci 82
PASSEGGIANDO SUL CORNICIONE 82
LAWRENCE FERLINGHETTI (STATI UNITI) 84
PITY THE NATION (After Khalil Gibran) 84
Traduzione di Giada Diano 85
PIETÀ PER LA NAZIONE (alla maniera di Khalil Gibran) 85
HORACIO FERRER (URUGUAY) 86
ITE YIRA EST 86
Traduzione di Marco Cipolloni 87
LA MESSA IN TIRO È FINITA 87
NICOLA FRANGIONE 88
IL POETA È UN TAXISTA 88
FRANKIE HI - NRG (Francesco Di Gesù) 89
ELEFANTE 89
JUAN GELMAN (ARGENTINA) 90
GOTÁN 90
Traduzione di Martha Canfield 91
GOTÁN 91
JOHN GIORNO (STATI UNITI) 92
GOD IS MAN MADE 92
Traduzione di Domenico Brancale 93
DIO È ARTIFICIALE 93
VASCO GRAÇA MOURA (PORTOGALLO) 98
SELVA ESCURA 98
Traduzione di Maria José de Lancastre 99
SELVA OSCURA 99
GRAND CORPS MALADE (FRANCIA) 100
LES VOYAGES EN TRAIN 100
Traduzione di Suzanne Branciforte e Claudio Pozzani 101
I VIAGGI IN TRENO 101
HAGIT GROSSMAN (ISRAELE) 104
104
Traduzione di Alla Yakubovich 105
SOFIA 105
DURS GRÜNBEIN (GERMANIA) 106
SPIELEREI NACH PETRONIUS 106
Traduzione di Anna Maria Carpi 107
GIOCHI ALLA MANIERA DI PETRONIO 107
TONINO GUERRA 108
È PARADÉIS L’È BRÓTT 108
Traduzione dell’autore 109
IL PARADISO È BRUTTO 109
LARS GUSTAFSSON (SVEZIA) 110
OM DE BEBODDA VÄRLDARNAS RIKEDOM 110
Traduzione di Maria Cristina Lombardi 111
SULLA RICCHEZZA DEI MONDI ABITATI 111
PEDRO JUAN GUTIÉRREZ (CUBA) 112
NO ME PIDAN QUE CALLE 112
Traduzione di Danilo Manera 113
NON CHIEDETEMI DI TACERE 113
PETER HAMMILL (REGNO UNITO) 114
Traduzione di Luca Fiaccavento e Marco Olivotto 114
URBANO 114
EDUARD HARENTS (ARMENIA) 116
*** 116
Traduzione di Suren Yenokyan-Israyelyan 117
*** 117
JOY HARJO (STATI UNITI) 118
CITY OF FIRE 118
Traduzione di Laura Coltelli 119
CITTÀ DI FUOCO 119
TONY HARRISON (REGNO UNITO) 120
MEMORIAL 120
Traduzione di Giovanni Greco 121
MEMORIALE 121
MICHEL HOUELLEBECQ (FRANCIA) 122
LE SENS DU COMBAT 122
Traduzione di Anna Maria Lorusso 123
IL SENSO DELLA LOTTA 123
JOLANDA INSANA 124
ALEJANDRO JODOROWSKY (CILE) 126
MADRE-PADRE 126
Traduzione di Antonio Bertoli 127
MADRE-PADRE 127
NICHOLAS KAWINGA (ZAMBIA) 130
MY SANDALS 130
Traduzione di Claudio Pozzani 131
I MIEI SANDALI 131
ODVEIG KLYVE (NORVEGIA) 132
ME VENTAR 132
Traduzione di Davide Finco 133
ASPETTIAMO 133
GERHARD KOFLER 134
IL CIELO VUOTO 134
L’AZZURRO DELLA POESIA 134
YUSEF KOMUNYAKAA (STATI UNITI) 136
UNNATURAL STATE OF THE UNICORN 136
Traduzione di Antonella Francini 137
STATO INNATURALE DELL’UNICORNO 137
TOMI KONTIO (FINLANDIA) 138
MATER, FONS AMORIS 138
Traduzione di Antonio Parente 139
MATER, FONS AMORIS 139
MICHAEL KRÜGER (GERMANIA) 140
TOD DES DICHTERS 140
Traduzione di Gino Chiellino 141
MORTE DEL POETA 141
VIVIAN LAMARQUE 142
CICATRICI 142
LULJETA LLESHANAKU (ALBANIA) 144
MISTERI I LUTJEVE 144
Traduzione di Rosangela Sportelli 145
IL MISTERO DELLE PREGHIERE 145
FRANCO LOI 146
ITALIA CITTÀ? 146
Tradotta dall’autore 147
ITALIA CITTÀ? 147
MARIO LUZI 148
MAURO MACARIO 149
EXIT 149
MA DESHENG (CINA) 152
LA LIBERTÉ 152
DAVID MAGRADZE (GEORGIA) 154
154
Traduzione di Nunu Geladze 155
MARINAI 155
VALERIO MAGRELLI 158
Per Claudio Pozzani da Valerio Magrelli 158
GIANCARLO MAJORINO 159
da NOVELLA MEZZA VERA 159
MAK MANAKA (SUD AFRICA) 160
A SILENT DREAM 160
Traduzione di Itala Vivan 161
UN SOGNO SILENZIOSO 161
MARAM AL-MASSRI (SIRIA) 162
Traduzione di François-Michel Durazzo 163
ROGER Mc GOUGH (REGNO UNITO) 164
YOU AND I 164
Traduzione di Franco Nasi 165
IO E TE 165
CZES AW MI OSZ (POLONIA) 166
NA MOJE 88 URODZINY 166
Traduzione di Pietro Marchesani 167
PER IL MIO OTTANTOTTESIMO COMPLEANNO 167
ENZO MINARELLI 168
IL CIELO DI BERLINO [SOPPORTA I SUPERMERCATI] 168
RAUL MONTANARI 169
LE LINEE 169
ROBERTO MUSSAPI 170
LA STRADA 171
ALVARO MUTIS (COLOMBIA) 172
PIENSO A VECES… 172
Traduzione di Martha Canfield 173
A VOLTE PENSO… 173
AMJAD NASSER (GIORDANIA) 176
Traduzione di Fawzi Al Delmi 177
Poesia rimandata per New York 177
BERNARD NOËL (FRANCIA) 178
OMBRES ET RUMEURS 178
Traduzione di Fabio Scotto 179
OMBRE E RUMORI 179
KIWAO NOMURA (GIAPPONE) 180
180
Traduzione di Lorenzo Gelloni 181
CEES NOOTEBOOM (OLANDA) 182
AVOND 182
Traduzione di Gandolfo Cascio 183
LA SERA 183
HENRIK NORDBRANDT (DANIMARCA) 184
PÅ VEJ NED 184
Traduzione di Bruno Berni 185
SCENDENDO 185
NUCCIO ORDINE 186
RAMIRO OVIEDO (ECUADOR) 188
LOS EFECTOS DE LA BOLSA EN LA POESÍA 188
Traduzione di Gabriele Monte 189
GLI EFFETTI DELLA BORSA SULLA POESIA 189
BRIAN PATTEN (REGNO UNITO) 190
THE MULÈS FAVOURITE DREAM 190
Traduzione di Franco Nasi 191
IL SOGNO PREFERITO DEL MULO 191
SIBILA PETLEVSKI (CROAZIA) 192
VENERIN BRIJEG 192
Traduzione di Alessandro Iovinelli 193
IL MONTE DI VENERE 193
SERGE PEY (FRANCE) 194
Traduzione di Lorenzo Gelloni 195
ANTHONY PHELPS (HAITI) 196
POÈME DU TEMPS TISSERAND 196
Traduzione di Viviane Ciampi 197
POESIA DEL TEMPO TESSITORE 197
PEDRO PIETRI (PORTORICO) 198
HELLO, WELCOME TO THE PSYCHIATRIC HOTLINE 198
Traduzione di Mario Maffi 199
SALVE. BENVENUTI AL TELEFONO AMICO PSICHIATRICO 199
KORNELIJUS PLATELIS (LITUANIA) 200
EIL RAŠTIS APIE VIENIŠ ARCHITEKT R 200
Traduzione di Pietro U. Dini 201
VERSI SULL’ARCHITETTURA SOLITARIA 201
JEAN PORTANTE (LUSSEMBURGO) 202
Traduzione di Camila Diez 203
LIONEL RAY (FRANCIA) 204
Traduzione di Viviane Ciampi 205
LOU REED 206
Traduzione di Riccardo Duranti 206
MANUEL RIVAS (SPAGNA) 208
O EXERCITO DO BOSQUE 208
Traduzione di Laura Polacchini 209
L’ESERCITO DELLA FORESTA 209
JACQUES ROUBAUD (FRANCIA) 210
E.S: TROIS RENCONTRES 210
Traduzione di Claudio Pozzani 211
E. S.: TRE INCONTRI 211
PAOLO RUFFILLI 212
ODE AL TRADUTTORE INCERTO 212
TOMA ŠALAMUN (SLOVENIA) 214
TEBE GOSPOD 214
Traduzione di Jolka Mili 215
TE SIGNORE 215
EDOARDO SANGUINETI 216
FABIO SCOTTO 217
TRENTA VERSI PER GENOVA 217
ABDULAH SIDRAN (BOSNIA) 218
ENSKA 218
Traduzione di Silvio Ferrari 219
POESIA AL FEMMINILE 219
CHARLES SIMIC (SERBIA) 222
HOTEL INSOMNIA 222
Traduzione di Massimo Bacigalupo 223
HOTEL INSOMNIA 223
ANTOINE SIMON (FRANCIA) 224
CHOSES 224
Traduzione di Giuseppe Napolitano 225
COSE 225
PETER SINFIELD (REGNO UNITO) 226
POEM TO A BLUE PAINTING 226
Traduzione di Massimo Marchini 227
POEMA PER UN DIPINTO BLU 227
ARMENUHI SISYAN (ARMENIA) 228
228
Traduzione di Suren Yenokyan-Israyelyan 229
A VOLTE 229
MORTEN SØNDERGAARD (DANIMARCA) 230
KYS 230
Traduzione di Bruno Berni 231
BACI 231
WOLE SOYINKA (NIGERIA) 232
Traduzione di Patrizia Villani 232
Da Idanre 232
C.K. STEAD (NUOVA ZELANDA) 234
RAPALLO: AN ECONOMY, 5 234
Traduzione di Massimo Bacigalupo 235
RAPALLO: UN’ECONOMIA, 5 235
SALAH STÉTIÉ (LIBANO) 236
L’OMBRE DES FLEUVES 236
Traduzione di Viviane Ciampi 237
L’OMBRA DEI FIUMI 237
MARK STRAND (STATI UNITI) 238
TO HIMSELF 238
Traduzione di Damiano Abeni 239
A SE STESSO 239
GODI SUWARNA (INDONESIA) 240
SAJAK URAT JAGAT 240
Traduzione di Agustinus Mariano Purnama Gaut 241
VENNE DELL’UNIVERSO 241
TOMMY TABERMAN (FINLANDIA) 242
Traduzione di Antonio Parente 243
SIGURBJÖRG THRASTARDÓTTIR (ISLANDA) 244
HOLSPEGILL 244
Traduzione di Silvia Cosimini 245
SPECCHIO CONCAVO 245
CHARLES TOMLINSON (REGNO UNITO) 246
AESTHETIC 246
Traduzione di Silvano Sabbadini 247
ESTETICA 247
KRISZTINA TÓTH (UNGHERIA) 248
HOGY VAGYTOK? 248
Traduzione di Dániel Faragó 249
COME STATE? 249
WILLEM VAN TOORN (OLANDA) 250
EEN KOI GING OP ZOEK NAAR EEN VOGEL 250
Traduzione di Franco Loi 251
UNA GABBIA ANDAVA IN CERCA DI UN UCCELLO 251
MANUEL VASQUEZ MONTALBAN (SPAGNA) 252
CIUDAD 252
Traduzione di Hado Lyria 253
CITTÀ 253
THOR VILHJÁLMSSON (ISLANDA) 254
RÚMIÐ OKKAR 254
Traduzione di Silvia Cosimini 255
IL NOSTRO LETTO 255
DEREK WALCOTT (SANTA LUCIA) 256
Traduzione di Barbara Bianchi 256
IL NAUFRAGO 256
IRVINE WELSH (REGNO UNITO) 258
Traduzione Massimo Bocchiola 258
KENNETH WHITE (REGNO UNITO) 260
WALKING THE COAST (extract) 260
Traduzione di Silvia Mondino 261
LUNGO LA COSTA (estratto) 261
YANG LIAN (CINA) 262
262
Traduzione di Claudia Pozzana 263
ITINERARIO 263
SAADI YUSSEF (IRAQ) 268
Traduzione di Fawzi Al Delmi 269
IL TUONO 269
ACEP ZAM ZAM NOOR (INDONESIA) 270
SOLITUDE 270
Traduzione di Agustinus Mariano Purnama Gaut 271
SOLITUDINE 271
GHASSAN ZAQTAN (PALESTINA) 272
Traduzione di Fawzi Al Delmi 273
ANCORA LUPI 273
ANDREW ZAWACKI (STATI UNITI) 274
FERMATA 274
Traduzione di Andrea Raos 275
CORONA 275
SENZA LA TRADUZIONE ABITEREMMO PROVINCE CONFINANTI CON IL SILENZIO (George Steiner) 279
Il Festival Internazionale di Poesia di Genova è la più grande manifestazione poetica italiana; da 20 anni offre al pubblico l’intera gamma della poesia contemporanea, portando i più grandi autori, dai premi Nobel, alle voci emergenti dai cinque continenti. In 20 anni hanno partecipato oltre 1000 poeti, musicisti, artisti provenienti da tutto il mondo. Si tratta di un’antologia imperdibile per tutti gli amanti della poesia, un vero e proprio punto di riferimento per la poesia contemporanea mondiale, con una scelta di autori che comprendono generazioni e stili diversi e che offre un buon equilibrio anche dal punto di vista di provenienza geografica e linguistica.
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