PROLOGO
L’affermazione categorica della scrittrice: “Il gabbiano per me è simbolo di libertà e dignità”, ci fa volgere lo sguardo alla saggezza degli uccelli e alle loro tante lezioni di vita a noi, esseri umani. La solidarietà, la capacità di spronare gli altri quando hanno bisogno di aiuto, la protezione verso i più deboli e bisognosi, il dirigere gli altri perché raggiungano i loro obiettivi, il valorizzare gli sforzi altrui, formano parte di una lunga lista di apprendimenti che loro ci insegnano e che possiamo applicare nel nostro vivere quotidiano.
Si dice dei cigni, delle oche e anche dei gabbiani, che formano bande che volano a forma di “V” o di “punta di triangolo”; questa formazione dà al gruppo un potere di volo il 70% superiore che se ogni uccello volasse da solo. In realtà ci danno valide lezioni.
PRIMA LEZIONE: gli esseri umani che inseguono uno stesso obiettivo e lo assumono come un valore comune, possono raggiungerlo in maniera più facile e rapida, perché viaggiando uniti si aiutano a vicenda.
Quando il gabbiano esce fuori dalla formazione, immediatamente sente la forza del vento e quanto gli costa volare da solo, pertanto rapidamente torna alla formazione per avvantaggiarsi del gabbiano che lo precede, affinché gli “tagli il vento”.
SECONDA LEZIONE: se noi imitassimo la saggezza del gabbiano, manterremmo la formazione con quelli che vanno nella stessa direzione e accetteremmo il loro aiuto così come daremmo il nostro.
Quando il gabbiano che va alla punta e dirige la formazione si stanca, scambia la sua posizione passando alla fine e un altro gabbiano prende il suo posto.
TERZA LEZIONE: vale la pena alternarsi nella realizzazione dei compiti più duri e nella leadership. Così come i gabbiani anche noi dipendiamo uno dall’altro.
I gabbiani che volano per ultimi emettono un suono, una specie di canto, per incoraggiare quelli che volano alla punta affinché possano mantenere la velocità.
QUARTA LEZIONE: dobbiamo fare in modo che le nostre “voci” e parole siano sempre rivolte a incoraggiare gli altri, mai per scoraggiarli.
QUINTA LEZIONE: quando un gabbiano si ammala o cade ferito, due di loro escono dalla formazione e lo accompagnano per aiutarlo e proteggerlo, rimangono con esso fino a che torna a volare o muore.
SESTA LEZIONE: se la pensassimo come il gabbiano, ci aiuteremo mutuamente nei momenti difficili.
La scrittrice di questo libro mette nelle nostre mani tutte queste riflessioni che ha applicato alla sua vita. Ci chiede di adottarle anche nella nostra.
Dott. Hector Rodriguez Cruz
LA MIA MOTIVAZIONE
Desidero che questa storia serva come contributo alle tante persone che hanno vissuto un’infanzia simile alla mia. È risaputo che i maltrattamenti nell’infanzia lasciano delle impronte difficili da cancellare e che i danni causati si trascinano fino all’adolescenza e alla vita adulta. Però è anche vero che questi danni si possono sanare, prevenire, evitare, in modo da rompere il circolo di violenze che per causa di un genitore o di entrambi, coinvolgono il bambino in una tragedia fisica ed emotiva.
Da molto piccola sono stata vittima di maltrattamenti, però molto presto ho sentito il desiderio di scappare da questa dolorosa situazione che produce tanta solitudine, sofferenza, pena e incapacità di difendersi. Anche se può sembrare impossibile, bisogna provarci; solo così è possibile trovare una via di uscita.
Sapere che hai delle persone vicine quando sei in sofferenza, riduce questo sentimento anche se non lo elimina. è così che nasce “il potere curativo” dell’empatia per quelli che soffrono. Così è nata la mia vocazione ad aiutare queste persone.
Le mie passate sofferenze hanno risvegliato in me un profondo desiderio di aiutare tutte le vittime di violenze, maltrattamenti e abusi che rimangono in silenzio per paura, vergogna o abbandono.
Di fronte allo scenario di violenza contro la donna che si vive oggi giorno, sia nei paesi poveri come nei paesi ricchi, è necessario educare le donne affinché queste, per nessun motivo, possano tollerare situazioni che le umiliano e le schiavizzano. È necessario inoltre, far capire agli uomini che colpire o maltrattare le donne li rende esseri spregevoli.
Credo che ogni donna abbia nel suo intimo una energia meravigliosa, capace di spingerla verso la libertà. Basta solo una scintilla di coraggio per accendere la fiamma della forza di volontà, per perdere la paura e combattere per le proprie idee, per combattere contro le ingiustizie e le umiliazioni che impone loro chi le maltratta e le sminuisce.
Il mio lavoro nell’ambito consolare mi ha permesso di arrivare al cuore di tanti dominicani che emigrano in Europa per trovare migliori condizioni di vita. Alcuni ce la fanno, altri invece no, e vivono tra gli stenti. Tra di loro troviamo tantissime donne che non riescono a fuggire dai maltrattamenti e dalle violenze, sia che si tratti di legami passeggeri sia di relazioni stabili.
Ai giovani bisogna dare valori e abitudini sani e dignitosi, affinché, nel momento in cui decideranno di diventare una coppia o di formare una famiglia, siano capaci di dare e pretendere un trattamento decoroso, decente e amoroso.
Raccontando la storia della mia vita rivedo quei momenti nei quali sono stata vittima di abuso e di violenza. Quando lo faccio, provo due sentimenti; innanzitutto il ricordo del dolore subito, poi il senso di rivincita che viene dal dolore superato e sanato.
Capisco molto bene il primo tipo di sentimento. Sono tante le vittime che lo subiscono. Sono migliaia le donne, i bambini e le bambine che vivono una situazione di maltrattamenti e violenza.
A tutti questi io dico: non arrendetevi, lottate per la vostra libertà e per la vostra felicità; rompete tutte le catene che vi tolgono la dignità.
Il mio desiderio è che tutti, come me, possano godere il sentimento del dolore superato e sanato.
È possibile trovare la forza necessaria. È possibile raggiungerla. Io sono una testimone del fatto che ce la si può fare. Condividere questa testimonianza è la motivazione che mi ha portato a concepire questo libro.
Ho provato a parlare con varie donne di diverse età che vengono a casa a trovarmi, per usufruire dei servizi consolari. Quando vengono provo a parlare con loro: tante volte è evidente che vivono in difficoltà e in tali circostanze è bello trovare una persona con la quale sfogarsi, che ti sappia ascoltare con attenzione, così un po’ alla volta entriamo in confidenza. Tento di aiutarle come posso e i miei consigli a volte vanno a buon fine.
Lo faccio per evidenziare il grado di difficoltà che condividono tante donne dominicane in Italia, sia che vivano con italiani che con dominicani. Come ho detto ho contatti diretti prevalentemente con donne dominicane, però una volta ho parlato con un’africana che viveva in uno stato di violenza ancora peggiore.
Poco tempo fa ho parlato con una giovane di 26 anni, sposata con un signore italiano e con una figlia piccola, che ha dovuto sopportare ogni tipo di violenza, fisica e psicologica. L’ultima volta il marito l’ha riempita di botte, però lei non è andata subito dalla polizia per denunciarlo, se ne è andata a casa di un’amica, ha aspettato che passassero alcuni giorni; quando ha deciso di andare alla polizia lui se ne era già andato, per cui la polizia non ha accettato la sua denuncia. Lui le aveva strappato il passaporto, ed è stato questo il motivo per cui l’ho conosciuta, perché lei era venuta da me per fare un nuovo passaporto. In seguito lei l’ha lasciato definitivamente, trovando dove andare a vivere, però lui ha continuato a minacciarla di toglierle la bambina se non le dava i documenti di una casa che possedevano nella Repubblica Dominicana. Io le ho consigliato di dirgli che era disponibile a concordare le modalità di affido congiunto davanti a un giudice, dopo di che lui non si è fatto più vivo. Non credo che gli interessasse la bambina, perché non ha nessuno che si prenda cura di lei, non ha neanche un lavoro fisso, è solo vigliaccheria, alla fine lei è andata alla polizia del comune dove è andata a vivere spiegando il problema e loro le hanno detto che se lo vedeva nella zona di chiamarli; ometto il nome per rispetto di questa giovane, perché così lei mi ha chiesto.
In tante occasioni quando le straniere sposate con italiani hanno dei figli, sopportano tutto per paura di perdere i figli, lo dico perché conosco tanti casi di questo tipo, visto che le autorità danno sempre ragione al padre perché è italiano, mentre normalmente quando la coppia è di italiani, quasi sempre i figli vengono affidati alla madre.
Conosco una signora che ha più di trenta anni, l’aggressività di suo marito l’ho sentita personalmente perché perfino al telefono si sentiva quanto fosse violento. Si era messo in contatto con me per rinnovare il suo passaporto, quando mi ha chiamato lo ha fatto con talmente tanta prepotenza che gli dissi che non volevo più parlare con lui, avrei parlato direttamente con la persona che doveva rinnovare il passaporto, ma cominciò a farmi delle domande personali per cui gli chiesi se era della polizia, perché mi faceva delle domande che non avevano nessuna attinenza con ciò di cui avevano bisogno, che chi doveva fare le domande ero io, gli ho chiesto se la signora non sapeva parlare, visto che lui parlava in vece sua.
Quando lei è venuta a casa a portarmi il passaporto c’era anche lui, però non è entrato in casa, è rimasto in auto; lei mi ha chiesto scusa per il comportamento violento e maleducato del marito, lei viveva in un perenne stato di agitazione nervosa, così che tante volte aveva pensato di scappare con suo figlio. La prima cosa che le ho detto è che lei doveva imparare a risolvere i suoi problemi da sola, senza dipendere in tutto da lui. In conclusione dopo alcuni mesi mi chiamò per dirmi che se ne andava nella Repubblica Dominicana con suo figlio di nascosto perché era arrivata al limite della disperazione, e quando una donna fa questo, non lo fa perché vuole abbandonare suo marito, ma perché è costretta a prendere questa decisione; tutte le donne vorrebbero crescere i figli con i loro padri, però tante volte diventa impossibile.
Questi casi di violenza non capitano però solo con italiani, anche tra dominicani i casi sono numerosi, e in quel che posso, li aiuto. Il problema più grande è la giustizia, se la giustizia fosse più severa con la violenza contro le donne, i responsabili di maltrattamento sarebbero di meno. Per esempio negli Stati Uniti esiste la deportazione per maltrattamento, se è residente, mentre se è naturalizzato americano paga con il carcere, ammesso che le donne facciano denuncia. Perché tante volte l’amore che sentono per i loro uomini è così grande che non analizzano le cose con razionalità.
Un’altra situazione che vedo tra le giovani tra i 17 e 22 anni, è che talvolta possono avere perfino tre figli con tre padri diversi, sono casi frequenti tra donne dominicane, colombiane, peruviane, ecuadoriane. È una situazione penosa, che dipende dalla mancanza di indicazioni da parte della famiglia di origine su come avere dei rapporti sessuali protetti da malattie e da procreazione accidentale. Perché gli uomini possono continuare a concepire altri figli, mentre la responsabilità dei nati resta sempre quella della donna. Questi bambini naturalmente crescono con un futuro incerto.
Però in generale gli uomini che si sentono molto macho bisogna lasciarli da soli con il loro ego. Un uomo che non ti valorizza non ti ama, le donne non sono fatte per essere usate e abusate, sono fatte per essere amate e rispettate.