Titolo | Le affinità elettive di JW Goethe | ||
Autore | M. Gisella Catuogno | ||
Genere | Saggistica | ||
Pubblicata il | 12/03/2016 | ||
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Goethe scrive il romanzo nel 1809, quando il Romanticismo, almeno in Germania, già intride di sé le principali manifestazioni artistiche e letterarie.
Del resto era dal 1771 che lui guidava a Francoforte il movimento dello Sturm und Drang, che, all’Illuminismo in crisi, sostituisce valori preromantici: un’acuta sensibilità, l’esaltazione dei sentimenti, dell’individuo, del genio creativo e ribelle che osa sfidare il destino, del vitalismo, della natura come fonte del bello e del sublime, ma anche l’attrazione per le tematiche mortuarie e cimiteriali.
Del resto, eros e thanatos saranno le tematiche più gettonate del movimento che si va delineando come dominante per tutta la prima metà dell’800.
In tale temperie di sollecitazioni culturali ma anche personali – tra le quali il matrimonio, tre anni prima della stesura del romanzo, dopo il non corrisposto amore per Charlotte, già fidanzata, molti anni addietro, e gli studi delle scienze naturali − G. affronta il tema dell’incontro/scontro tra l’istituzione sociale per eccellenza, il matrimonio, anche liberamente scelto, e le singole personalità individuali, che, malgrado la buona volontà dei contraenti, e un’attrazione iniziale apparentemente foriera di intesa e felicità future, non riescono ad amalgamarsi, proprio come succede ad acidi e alcali. Ma il rapporto tra Charlotte e Eduard si sarebbe forse consolidato nel tempo, senza mai giungere ad un amore travolgente, comunque, se non fossero intervenuti, due elementi destabilizzanti: il primo è il capitano, sulla cui ospitalità fortemente insiste Eduard, malgrado lo spontaneo parere negativo della moglie, che, con sensibilità tutta femminile, ipotizza la possibile rottura dell’equilibrio fra i due sposi; la seconda è Ottilie, nipote orfana di Charlotte, nel fulgore della sua giovinezza e bellezza.
Il fuoco delle “affinità elettive” ossia della sintonia, dell’armonia, della complementarità tra personalità differenti, divampa così tra Eduard e Ottilie da una parte e Charlotte e il capitano dall’altra.
Ma mentre, con molto pragmatismo, quest’ultima sembra rinunciare al richiamo della passione, anche perché incinta del marito – ma il concepimento è avvenuto in circostanze straordinarie in cui entrambi gli sposi desideravano i rispettivi innamorati −; Eduard, allontanatosi dal castello, prima di sapere della gravidanza della moglie, continua, anche dopo, a nutrire di speranze, sogni e progetti, il suo incontenibile amore per Ottilie.
Fino alle tragedie che travolgono i destini dei protagonisti: l’annegamento del bimbo, affidato alla ragazza e la morte dell’infelice coppia, di Ottilie, dilaniata dai sensi di colpa, per consunzione, e di Eduard per la perdita di lei.
Forse Charlotte, da vedova, e quindi da una posizione “legittima”, si unirà al suo capitano, non più costretta, dal rispetto della tradizione, del “dovere”, del “ruolo”, a rinunciare al vero amore.
Dunque, un romanzo denso di sentimenti forti e contrastanti, di scelte in bilico tra l’essere e l’apparire, tra la convenzione sociale e l’autenticità, tra la razionalità ed l’emozione, scritto da un Goethe ormai cinquantenne, quindi pienamente maturo e consapevole. Un romanzo che, malgrado i suoi due secoli e passa di vita, ancora ci sollecita e interroga, quasi ci sfida, incantandoci con la descrizione dei paesaggi e di un milieu sociale e culturale privilegiato, colto ed elegante.
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