Titolo | Preparazione fisica del giovane tennista | ||
Autore | Federica Limardo | ||
Genere | Sport | ||
Pubblicata il | 29/03/2016 | ||
Visite | 2652 | ||
Editore | Liberodiscrivere | ||
Collana | Medico Scientifica N. 14 | ||
ISBN | 9788899137878 | ||
Pagine | 132 | ||
Prezzo Libro | 15,00 € | ![]() |
SOMMARIO
Prefazione....................................................................................................................... 7
Capitolo I................................................................................. 9
1.1 Lo sviluppo motorio nell’età evolutiva............................................. 9
1.2 Motricità e movimento: l’importanza di corpo e psiche..... 14
1.3 Gli schemi motori di base..................................................................... 16
1.4 La valutazione................................................................................................ 21
1.5 Test per la valutazione.............................................................................. 23
Capitolo II.............................................................................. 31
2.1 La lateralità....................................................................................................... 31
2.2 Quando e come si sviluppa la lateralità.......................................... 34
2.3 Che ruolo assume la lateralità per un preparatore atletico.. 37
Capitolo III.......................................................................... ß39
3.1 Le capacità e le abilità motorie nel tennis..................................... 39
3.2.1 Le capacità coordinative............................................................................ 40
3.2.2 Le capacità coordinative specifiche............................................................ 41
3.2.3 La combinazione motoria.......................................................................... 44
3.2.4 L’orientamento.............................................................................................. 45
3.2.5 La differenziazione spazio-temporale: il ritmo...................................... 47
3.2.6 La differenziazione dinamica................................................................... 48
3.2.7 L’anticipazione motoria............................................................................. 50
3.2.8 La reazione motoria.................................................................................... 51
3.2.9 La trasformazione........................................................................................ 51
3.3 Le capacità condizionali.......................................................................... 53
Capitolo IV............................................................................. 61
4.1 Gioco e sport. Verso l’integrazione................................................ 61
4.2. Il valore pedagogico del gioco (nell’infanzia)............................ 62
4.3 Il valore sociale del gioco....................................................................... 71
4.4 Educare e sviluppare attraverso il gioco........................................ 73
Capitolo V............................................................................... 75
5.1 Metodo e preparazione del tennista................................................. 75
5.2 Il preparatore atletico e la lezione..................................................... 85
5.3 Ipotesi di lezione......................................................................................... 87
5.4 Riscaldamento, respirazione, allenamento.................................... 90
Appendice: Il Gioca-Vocabolario........................................ 95
Giochi per la fascia di età 5-7 anni................................................................. 95
Giochi per la fascia di età 7-8 anni.............................................................. 108
Bibliografia................................................................................................................ 129
Prefazione
Quando la conoscenza di uno sport e la passione nell’insegnarlo si coniugano, si sente l’esigenza di rendere disponibile la propria esperienza professionale e culturale sia verso tutti coloro che si approcciano allo sport del tennis che verso i cultori della materia. L’insegnamento di uno sport e delle sue specifiche tecniche non deve essere avulso dalla conoscenza dei misteri e delle certezze dell’accrescimento motorio e psicologico nella necessaria simbiosi che dà al giovane atleta l’opportunità di una crescita armonica.
Il tennis per decenni, e forse ancora oggi, è catalogato come sport “asimmetrico”, derubricandone così le potenzialità motorie, di sviluppo, di crescita e facendolo passare in secondo ordine rispetto a sport che diventano così ”simmetrici”, e quindi erroneamente più degni di considerazione, solo perché il contatto con l’attrezzo è fatto con due mani.
Questo manuale fa giustizia a un errato approccio al tennis, grazie all’elaborazione misurata e corretta dell’autrice che mette nel giusto risalto le conoscenze necessarie che deve possedere un maestro di tennis, esaltando nel contempo le doti psicofisiche che il giovane atleta deve possedere per una migliore applicazione dei gesti tecnici e per conseguire risultati brillanti.
Il manuale sarà peraltro utile per approfondire le conoscenze in generale degli sport individuali.
Prof. Luigi Molfetta
Presidente Corsi di Laurea
in Scienze Motorie
Università di Genova
Capitolo I
1.1 Lo sviluppo motorio nell’età evolutiva
In un’epoca in cui la sedentarietà è sempre più presente nella vita dell’uomo, lo sport è molto importante. Fa sì che possiamo raggiungere quello stato di benessere psicofisico indispensabile per una vita sana e serena. L’educazione motoria intende perseguire obiettivi in rapporto a tutte le dimensioni della personalità: morfologico-funzionale, cognitiva, affettiva, sociale.
Troppo spesso si sottovaluta il ruolo educativo dello sport e quant’esso aiuti a formare il carattere, la personalità, l’autonomia e l’indipendenza. Attraverso la pratica motoria, infatti, il bambino viene posto di fronte a scelte che lo temprano e ne acuiscono le facoltà intellettive.
Esistono inoltre alcuni aspetti dell’educazione motoria dei quali si parla poco e che meritano approfondimento: il senso di scoperta e l’ambiente. Nei suoi primi anni di vita, il rapporto del bambino con il mondo è simile ad un gioco di opposizioni, all’interno del quale concetti e idee si formano per contrasto. È necessario perciò che vi sia una figura esterna capace di mettersi in gioco e dialogare, contrapporsi, rispondere.
In caso contrario, non è possibile sperimentare un rapporto fra il soggetto e l’ambiente.
Attraverso il movimento, il bambino conosce se stesso e il mondo. Bisogna permettergli di riconoscere e soddisfare i bisogni motori primari, facendo sì che egli si senta gratificato. Il genitore deve lasciare al bambino la possibilità di scoprire e di scoprirsi, incoraggiandolo piuttosto che limitandolo. Quando il bambino sarà appagato, potrà allora sperimentare nuovi movimenti. E qui compare il ruolo dell’allenatore: ha il delicato compito di stimolarlo in modo adeguato, portandolo a valorizzare le sue capacità, i suoi gesti e l’eventuale talento con la progressiva conoscenza di se stesso e del mondo.
Se l’allenatore non sarà in grado di mettersi in gioco e dialogare, negherà al bambino un’occasione di crescita.
Il movimento, come ogni altra funzione della personalità, si anima e sviluppa in relazione con l’ambiente socio-culturale e le esperienze vissute. È rilevante il setting, ossia l’ambiente di gioco che l’allenatore prepara con cura perché il bambino possa trovarsi a suo agio. Se il bambino proviene da un ambiente troppo sedentario, attraverso il gioco e l’esercizio gli si può trasmettere un corretto e sano stile di vita. Anche qui l’allenatore ha un ruolo fondamentale: deve far amare la disciplina e il movimento.
Come si può far amare un’esperienza nuova a un bambino? Anzitutto grazie al contesto. Un maestro serio dovrà essere in grado di allestire gli spazi con i giusti materiali, facendo sì che la lezione sia nel contempo esercizio fisico e divertimento. Egli dovrà assicurarsi che i tempi della lezione siano sempre ricchi di momenti ludici alternati a momenti di mero esercizio, in modo tale che gli uni non siano l’unico scopo per cui si va a lezione, e che gli altri non risultino troppo esasperanti o pesanti, scoraggiando il piccolo atleta.
Prima di passare in rassegna gli stadi dello sviluppo motorio del bambino è opportuno anticipare ancora due elementi base: il tempo e il ritmo. Entrambi imprimono forma e struttura all’esperienza motoria. Tempo e ritmo sono in stretta relazione e si condizionano a vicenda: si può sviluppare un buon ritmo se il tempo impiegato per ogni micro-gesto è proporzionato rispetto al gesto globale. Si faccia un paragone con la lingua: quando una persona parla a un interlocutore e s’interrompe spesso, impiegando tanto (o troppo) tempo a concludere una frase, l’interlocutore potrebbe subire l’oratore, prenderne distacco a causa della pessima qualità espositiva. Ciò perché il ritmo non solo della frase ma anche del discorso è spezzato: non si ha la percezione di una parlata fluida e l’attenzione viene meno. Al contrario, quando qualcuno parla in maniera decisa, corretta e pertinente, si rimane affascinati.
Nel movimento succede qualcosa di simile: se il gesto è fluido si ha ritmo, e l’atleta è abile nel gioco. Quando un atleta, però, non riesce ad essere fluido nei movimenti, può succedere che non arrivi con i tempi giusti sulla palla o la colpisca in modo errato. Egli commetterà più errori e dovrà lavorare di più sulla sua capacità di organizzare il movimento. Lo stesso discorso si può applicare al preparatore: se non saprà interessare l’allievo, il suo ruolo sarà di scarso valore.
Il buon preparatore invece è colui che sa capire in quale fase motoria si trova il bambino, deduce il suo stato psicologico interiore, e cogliendone bisogni e necessità riesce a guidarlo programmando un percorso di crescita personale. Per fare ciò è importante che egli conosca con precisione tutte le seguenti fasi.
Nella fase che intercorre fra i due e i cinque anni, il bambino subisce il primo imprinting sociale con i coetanei nelle scuole dell’infanzia. Dal punto di vista fisico avvengono i primi importanti mutamenti. Interiormente, egli passa da una fase prettamente egocentrica – nella quale il bambino esplora l’ambiente e le sue risorse regolandosi in base al proprio corpo – ad una eterocentrica, in cui vi entra anche lo spazio circostante. Si passa, infatti, dai primi giochi solitari a quelli collaborativi. Con l’inizio della fase imitativa il soggetto affina anche le capacità intellettive, avviando di fatto il processo dell’intuizione.
È importante in questo momento che sia presente un eccellente modello da imitare, capace di indirizzarlo verso i primi giochi con cura e con pazienza, ripetendo i gesti fino a che non siano completamente acquisiti.
Immediata conseguenza di ciò è lo sviluppo di coordinazione e controllo dei movimenti, nonché la discriminazione propriocettiva e cinestesica. Così, il bambino è in grado di orientare in modo consapevole l’attenzione sulle sensazioni che gli derivano dall’interno. In questa fase migliora la percezione fisica di sé, o del corpo percepito.
La concezione dello spazio è topologica: egli capisce solo ciò che è riferito a sé e al suo fisico. L’accostamento di concetti quali dentro/fuori, sopra/sotto, avanti/indietro gli permette di acquisire un orientamento spaziale e di visualizzare i suoi bisogni emotivi – consapevoli e non. Tant’è, distingue e rielabora il mondo esterno tramite la propria interiorità, vivendo in una sorta di dimensione fiabesca dove realtà e fantasia si confondono.
È da sottolineare dunque il ruolo di un’attività motoria basata sull’approccio ludico, che sappia coinvolgerlo.
A circa sei anni il bambino comincia a rendersi conto della sua energia fisica, pur non essendo in grado di gestirla perfettamente. I gesti pertanto risultano grezzi, sovente incoerenti e privi di equilibrio.
Questo tipo di affinamento percettivo si traduce in uno spostamento verso i segmenti corporei più limitrofi (gli arti essenziali: mani, braccia, piedi) in una specie di scoperta del “corpo globale”.
Vi è un minimo squilibrio residuo che verrà appianato con l’esperienza della fase motoria abbinata agli esercizi e alla naturale crescita fisiologica.
La padronanza dei movimenti viene immagazzinata nella memoria a lungo termine, dando il via al processo di apprendimento vero e proprio.
Fra i sette e i dieci anni d’età il bambino si stacca gradualmente dalle figure genitoriali e inizia la fase di socializzazione; dal punto di vista motorio è in grado di gestire in modo sempre più sottile ed elaborato la motricità, spesso prevedendo le azioni e leggendo le eventuali reazioni con un certo anticipo.
L’integrazione tra informazioni cinestetiche ed esterocettive gli permette di coordinare il movimento anche in fase di esecuzione. Il gruppo dei pari età diventa motivo di stimolo e sostegno psicologico.
Nel corso di tutte queste fasi lo sviluppo motorio procede per gradi che è bene seguire singolarmente, valutando senza rigidità di caso in caso:
- Dai 3 ai 5 anni giochi individuali
- Dai 4 ai 6 anni giochi di coppia
- Dai 5 ai 7 anni giochi di gruppo
Occorrerà attendere la fase successiva per proporre attività di squadra.
Non ci sono commenti presenti.