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Newton e Einstein: Dialogo immaginario GIORNATA PRIMA

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Titolo Newton e Einstein: Dialogo immaginario GIORNATA PRIMA
Autore Gabbean
Genere Divulgazione scientifica      
Pubblicata il 08/06/2016
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Einstein: ‹‹ Salve Isaac, che  piacere incontrarti! ››

Newton: ‹‹ Non ti ho mai visto da queste parti, chi sei e come ti sei vestito? ››

Einstein: ‹‹ Mi chiamo Albert, sono un fisico, proprio come te, e vengo dal futuro, dal 20^ secolo… ››

Newton: ‹‹ Bada, se sei un ciarlatano e credi di potermi ingannare, hai decisamente sbagliato persona! ››

Einstein: ‹‹ Nessun imbroglio credimi, sono un fisico davvero, mettimi alla prova!››

Newton: ‹‹ Ebbene dimmi da cosa è composta la luce e come si propaga. ››

Einstein: ‹‹ La luce? Stai toccando uno dei punti dolenti per cui sono qui a correggere le tue idee. Ad ogni modo, secondo la tua teoria la luce è composta di corpuscoli che si propagano in linea retta. ››

Newton: ‹‹ Bravo, ma ancora non mi fido di te, con quei capelli incolti e poi quei baffoni da brigante….Dimmi, dunque,  per quale ragione fisica  la Luna ruota attorno alla Terra? ››

Einstein: ‹‹ Ora sollevi la seconda questione del mio dissenso da te. Comunque  la causa che tu hai indicato è la forza attrattiva gravitazionale che si esercita a distanza, legando tra loro due masse qualsiasi… ››

Newton: ‹‹ Quello che dici è esatto, ma potresti semplicemente aver letto i miei “Principia”. Come posso credere che tu abbia viaggiato indietro nel tempo? Lo sai che il tempo è una grandezza primitiva che esiste  in sé senza relazione ad alcunché di esterno e che scorre solo in avanti? ››

Einstein: ‹‹ Neanche a farlo apposta evochi  la terza questione che differenzia la mia teoria dalla tua! Ma prima di entrare nel merito dei problemi ti dirò che sono arrivato a te attraverso un cunicolo spazio-temporale usando una  macchina del tempo costruita dai fisici dell’Università di New Orleans… ››

Newton: ‹‹ Senti Albert, o come accidenti ti chiami, io ho scritto in latino, ma tu parli in ostrogoto! ››

Einstein: ‹‹ Allora facciamo una cosa, affrontiamo una questione per volta e tu puoi interrompermi quando ti pare. ››

Newton: ‹‹ Mi sembra la cosa più sensata, ma non illuderti, ti tempesterò di domande che non potrai eludere! ››

Einstein: ‹‹ Non ho alcuna intenzione di farlo, anzi mi farà piacere, perché in realtà ho una grande stima di te…Non posso mica dimenticare il progresso culturale che hai consentito alla umanità intera tirandola fuori dalla palude della millenaria “filosofia naturale” di Aristotele…Come scriverà, per celebrarti dopo la morte, il poeta Alexander Pope: “La natura e le sue leggi erano nascoste nell’oscurità, Dio disse ‹‹Sia Newton›› e tutto fu luce”. ››

Newton: ‹‹ Modestamente… ››

Einstein: ‹‹ Ti propongo di iniziare la nostra discussione proprio dalla natura della luce che è alla base di tutto il resto. Il tuo modello corpuscolare è semplice e geniale ma può rendere conto solo di una piccola parte dei fenomeni naturali, in tutti gli altri essa ha il comportamento caratteristico di un’onda. ››

Newton: ‹‹ Un momento!  Le onde sonore si propagano nell’aria e le onde marine nell’acqua. Ogni specie di onda deve avere un mezzo materiale in cui viaggiare. Se la luce fosse un’onda come potrebbe quella proveniente dalle stelle attraversare il vuoto cosmico? ››

Einstein: ‹‹ Obiezione formidabile! La risposta a questa domanda è nata dalla fantasia di Huygens : l’universo è un mare di etere, pensa un po’, la quintessenza aristotelica, impalpabile, imponderabile, incorruttibile. Sarebbe questo il mezzo su cui si sostiene la luce per propagarsi. Invero questa visione non reggerà alla prova sperimentale. Sarà Michelson, duecento anni più tardi, a dimostrare l’inesistenza dell’etere. Di più, questo stesso esperimento cruciale rivelerà anche la costanza della velocità della luce nel vuoto, qualunque sia la velocità della sorgente luminosa e quella dell’osservatore che esegue la misura! ››

Newton: ‹‹ Ma allora in assenza di un mezzo, come può propagarsi questa ipotetica onda luminosa? ››

Einstein: ‹‹ Prima ancora che Michelson realizzi la sua esperienza cruciale, Young aveva mostrato sperimentalmente le caratteristiche ondulatorie della luce e, in seguito, Maxwell ne formalizzerà, con le sue belle equazioni, la natura elettromagnetica. ››

Newton: ‹‹ E cosa sarebbe questa diavoleria elettromagnetica? ››

Einstein: ‹‹ Hai presente due ubriachi che si sorreggono appoggiandosi l’uno all’altro per non cadere? Ebbene un’onda elettromagnetica è un insieme di una entità magnetica e di una elettrica, entrambe variabili, che si danno mutuo sostegno. Come i due ubriachi riescono a camminare, così la luce riesce a propagarsi anche nel vuoto. ››

Newton: ‹‹ Non c’è male come idea, se poi “sensate esperienze galileiane” la inverano, debbo arrendermi….ma i vari colori che compongono la luce solare come li spieghi? Io mi limito ad affermare che sono dovuti a corpuscoli di massa diversa, più grande quella dei corpuscoli del rosso, molto più piccola quella dei corpuscoli del violetto. ››

Einstein: ‹‹ Qui, nella teoria ondulatoria intendo, c’è una certa analogia con la tua ipotesi, infatti i colori diversi sono dati da onde di frequenza diversa. ››

Newton: ‹‹ Come il suono di un organo di chiesa che può essere più acuto o più grave? ››

Einstein: ‹‹ E’ esattamente così anche per una  sorgente di luce: la radiazione rossa ad esempio ha una frequenza molto più piccola di quella violetta. ››

Newton: ‹‹ Va bene, ho capito, ma umanamente non puoi pretendere che io, così su due piedi, riconosca di aver sbagliato del tutto! ››

Einstein: ‹‹ Al contrario. Intanto, proprio sul piano umano, ti dirò di una caratteristica che ci accumuna, quella di  non risultare simpatici ai nostri colleghi!  Tu sei stato tormentato per anni dai tuoi detrattori e dalla sarcastica richiesta di mostrare  loro la  corda che  trattiene la Luna attorno alla Terra… ››

Newton: ‹‹ E’ proprio vero! Ho dovuto zittirli, fingendo di rassegnarmi alla loro cecità intellettuale, con una risposta diplomatica: “hypotheses non fingo”…Ma dimmi, a te che è capitato? ››

Einstein: ‹‹ Con me si sono accaniti nel non riconoscere la bontà delle mie teorie rivoluzionarie. E cosa hanno fatto? Dopo molti anni mi hanno dato il premio Nobel, solo perché non  potevano farne a meno, e sai  per cosa? Per la mia interpretazione di un fenomeno, l’effetto fotoelettrico, una pulce in confronto all’elefante rappresentato dal resto delle mie idee. ››

Newton: ‹‹ Tanti invidiosi rompiscatole anche nel futuro! ››

Einstein: ‹‹ Adesso però, per farti piacere, voglio confidarti che gran parte del merito di quel premio Nobel è tua! ››

Newton: ‹‹ Mi vuoi prendere in giro? ››

Einstein: ‹‹ No, tutt’altro, voglio rendere omaggio alla tua intelligenza. Dunque devi sapere che l’effetto di cui parliamo consiste nel far uscire delle minuscole particelle – chiamiamole "elettroni"– da un metallo irradiato da una sorgente luminosa. Con la teoria ondulatoria nessuno riusciva a spiegare il fenomeno, finché non mi è tornata in mente la tua teoria corpuscolare e mi son detto: “Ma se l’energia trasportata dalla luce fosse affidata a invisibili  corpuscoli  – chiamiamoli "quanti" – si tratterebbe di studiare l’urto tra due sferette e la soluzione diverrebbe straordinariamente semplice”. Così è stato! Capisci ora perché il  premio è anche tuo?!!??! ››

Newton: ‹‹ E chi poteva immaginarlo, allora su questo punto non ho torto marcio, evviva! Brindiamo con un buon boccale di birra? ››

 Einstein: ‹‹Volentieri e poi s’è fatto tardi, ci rivediamo domani. ››

Newton: ‹‹ Certo! La cosa comincia a piacermi. ››

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