Sergia Monleone
Tea

Titolo Tea
Autore Sergia Monleone
Genere Racconti Brevi      
Pubblicata il 12/09/2016
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Avrei dovuto chiamarmi Rosina, vengo da molto lontano, ma sono qui da quando ho memoria. Rosina, ma solo per distinguermi da mia Mam-ma Rosaria, mia zia Rosa, dalle mie sorelle Rosetta e Rosalba, e le cugi-ne Rosangela, Mariarosa, Rossella, Rosanna, Annarosa, Rosalinda... Una volta si faceva così, la mia famiglia è di origini molto antiche, le tradi- zioni sono importanti, e pertanto vanno rispettate. Ancora oggi, che sono in grado di pensare davvero di riuscire a sopravvivere anche sulla Luna, o su Marte, in assenza di gravità, o di acqua, e ossigeno. Le radici, sono la cosa più importante, per la mia famiglia, senza le quali non sapremmo dove cercare le nostre origini, la nostra identità, e in definiva, anche la nostra vita. Sì, lo so, l'ho capito. Oggi non hai avuto tempo: sei uscito prima del solito, e non sei passato nemmeno per un saluto. Non ti preoc- cupare: ho tutto il tempo che vuoi, sinché ci sarà tempo. Io non posso venire da te, lo sai, anzi: hai deciso tu per entrambi, e te ne sono grata, anche se in questo modo non posso condividere nulla, della tua vita, e darti magari quel minimo sollievo che la mia sola vista ti potrebbe offri-re, per cui gioirò del tempo passato aspettandoti, anche solo per uno sguardo, o un accenno di sorriso. So che non sei felice con lei, lo vedo, e soprattutto, lo sento, attraverso la finestra aperta e le tende tirate, ma non sono io a dovertelo dire, e non lo potrei mai fare. Lo vedo anche da qui: lei non ti guarda come tu guardi lei, e me, ma non te ne accorgi, perché non puoi vedere quello che vedo io, di voi due, e non senti quello che so-lo io posso sentire. Dovrai capirlo da solo, e cercarla altrove la tua felici-tà, ma sino a che ne avrò la forza, aspetterò quel momento, e gioirò con te. Perché è vero quello che si dice in giro, sai? Anche noi proviamo sen-sazioni. E c'è un'altra cosa che non mi trova affatto d'accordo: meglio un giorno da leoni, che cento da pecora. Averceli, ancora cento di questi giorni... Tu non puoi nemmeno immaginare cosa sarei capace di combi- nare, durante quei fantastici e intensi cento giorni, con te, ma non solo... Sai, credo che domani mattina, appena sveglio, mi troverai ancora qui, ma sono altrettanto sicura che anche nel momento in cui non ci sarò più - e succederà presto, temo - so che quando guarderai da questa parte mi vedrai ancora con gli stessi occhi, perché sono intimamente convinta che resterò nel tuo cuore per sempre, anche se un'altra prenderà il mio posto, o prima o poi. Ma io, io sono stata quella perfetta, unica nel suo genere, particolare, indimenticabile, ineguagliabile, come mi hai immaginata nei tuoi sogni, voluta a tutti i costi, aspettata con ansia, e scelta fra mille: splendido fiore del mattino, come la perfetta regina di un rigoglioso giar-dino. Hai visto? Senza volerlo mi è scappata anche la rima...                Be', non era poi così difficile, vero?                                                           I tuoi occhi, sono la prima cosa che cerco appena albeggia, ma è ancora troppo presto, lo so, stai riposando, o sei impegnato a fare altro, dove io non posso né raggiungerti, né tantomeno condividere, e lo capisco da co-me mi guardi, come cerchi di intuire il mio stato d'animo, fornendomi quanto mi serve per risvegliarmi ogni giorno, pronta a ricevere quanto di più bello la vita ha ancora in serbo per me. Ma una cosa la posso fare, ed è quella che mi impegna di più: seguirti con lo sguardo, a seconda del volgere della giornata, soprattutto se non ci sono nuvole a offuscare gli animi, così come il tuo cuore. Grazie, per avermi sempre guardata con a- more, ma mai sfiorata, nemmeno con un dito, per aver sempre prestato attenzione a tutto quanto mi circonda, ad aver allontanato da me ogni pe-ricolo, ogni fonte di preoccupazione, anche la più piccola, per avermi la-sciata vivere nel mio mondo, circondata dalle cose più belle che hai pre- servato per me, e che mi appartengono, anche se immagino che l'ambi- zione di mostrarmi a tutti, doma e piegata al tuo volere, avrebbe potuto costituire una tentazione formidabile, conoscendoti bene, ormai. Grazie, per guardarmi come ognuna di noi vorrebbe essere guardata, non solo al mattino, ma in ogni momento della giornata, e della mia stessa vita, per-ché la bellezza dura un attimo, la freschezza e il profumo svaniscono prima ancora di rendercene conto, e ci ritroviamo spente, deboli, fragili, e che tu ci creda o meno, sentiamo, quando la fine si sta avvicinando, e non è solo decadentismo accademico: è proprio così. Qualcosa cede, dentro e fuori di noi, qualcosa cade, e non si può più recuperare. Il decli- no comincia appena raggiunto l'apice, come ogni giorno inizia a morire nell'attimo esatto in cui il sole è allo zenit. Grazie per avermi lasciato re-spirare l'aria fresca del mattino e la brezza leggera della notte, per esserti solo accontentato di guardarmi ogni tanto, aver rinunciato a portarmi con te, nel tuo, di mondo, e limitandoti ad accudirmi con tutto l’amore di cui solo tu sei capace. Grazie per avermi difesa da chi, solo per pura bramo-sia, in modo per giunta alquanto distratto e superficiale, avrebbe voluto portarmi via da qui, chissà dove, ma di certo in un posto meno bello di questo, più buio, e innaturale, e per non aver voluto farmi del male, rispettando le mie spine, anche a costo di ferirti.                                         Buonanotte, spero tu riesca a riposare, almeno stanotte. Domani lo sa-prò, appena ti affaccerai al balcone, ma ti aspetterò qui per augurarti, nell'unico modo che conosco: buongiorno Amore, anche oggi sono qui, e ti stavo aspettando. Con me hanno fatto un'eccezione che costituisce un precedente: sai com'è, le tradizioni per un po’ vanno bene, ma poi biso-gnava pur cambiare, altrimenti sai la confusione? Alla fine ha prevalso il buon senso di tutti, e mi hanno chiamata Tea.                                         Tea, la tua prima rosa del mattino.

  • Rosa, un nome tradizionale di famiglia, aggiornato per essere alla pari con i tempi, per non mettere a disagio nel mondo che cambia chi porta questo antico nome, un nome ricco di natura e di sentimenti profumati e buoni. La Rosa viene trasformata in Tea. La Tea del racconto ama profondamente un lui che non la corrisponde, meglio che non si è ancora accorto quanto vuole bene a Tea. E Tea a lui. Tea lo ama profondamente, con quei valori che la cultura in cui è stata immersa fin da piccola e che proviene da lontano è un fiore che ha radici antiche: rispetto, pazienza, onestà di comportamento. Un frammento di racconto ricco di suggestione e di speranza...
    Voto attribuito: 3
    Giacomo Walter Cavallo (02/10/2016 11:46:14)

  • Ciao, scusami ma è la prima volta che ti leggo, e devi essere sicuramente già una scrittrice gratificata dai libri pubblicati o premi ricevuti meritati per la tua bravura. l’incipit mi è subito interessato per una storia simile personale. Poi arrivare alla fine del racconto è stato facile, lo sguardo scorreva rigo per rigo curioso di trovare il finale, gradevolissimo.
    Voto attribuito: 4
    Santos Morena (14/10/2016 17:26:11)

  • il tuo racconto si legge d’un fiato.ciao.
    Nicolina Carnuccio (23/10/2016 22:27:04)

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