Edoardo Gallo
Giorno Zero

Titolo Giorno Zero
Autore Edoardo Gallo
Genere Poesia      
Pubblicata il 13/03/2017
Visite 6530
Editore Liberodiscrivere edizioni
Collana Spazioautori  N.  3667
ISBN 9788893390477
Pagine 112
Note Copertina di Andrea Marchesini
Prezzo Libro 10,00 € PayPal
...sei rimasto colpito dalle mie opere tanto da chiedermene una come copertina della tua pubblicazione di poesia.
Ne ho lette alcune: " Nessuno più è solo", "In verticale", "Rumore" e "Mare e Onda".
Cerchi di sfogliare il quotidiano per trovare la vera autenticità della vita.
Cerchi la terra promessa, la piena realizzazione umana obiettivo di tutta la poesia occidentale.
Ho sentito delle affinità e da ciò è nata questa collaborazione.
La creatività è la salvezza dell'uomo.
Prefazione di Grazia Apisa
 
Già dalla lettura di questa prima poesia, Ed è luce di Edoardo Gallo, mi sono resa conto di trovarmi in un luogo di emozioni forti, bagliori, movimenti dell’animo che dipingono la quotidianità, e ci rappresentano momenti vulcanici, talvolta imprevedibili:
Irrompono con la forza istintiva che rende un istante nella sua unicità irripetibile.
Difficile commentare, talvolta impossibile.
 
Occorre invece affidarsi allo stupore del poeta che illumina ogni suo scritto di quell’ardore unico che lo traversa. Così in Ed è luce:
 “Dal crine del monte urlo emozioni
 che riempiono la valle di echi,
…e tornano, mi accarezzano…e mi baciano
Ed è luce
e tu sorridi”
Ed anche
“Tu come legno di queste assi di pino;
tu come il profumo di corteccia…
Tu come i rami di questo nespolo irti verso il cielo”
 
Si comprende già ciò che il poeta vive e crede essere poesia, infinito: Il sentire al di là di ogni conoscenza o sapere.
Il sentire è fondamento di ogni poetare.
Il sentire è la radice dell’infinito.
 
“Esiste un posto nell’anima che assomiglia a me dove ogni istante è vita, dove ogni attimo è amore
dove anche se è buio io vedo la luce”.
 
Dove ogni paradosso diviene possibile. E il poeta può dire:
“Non ascoltare le mie parole”
ma
“come sorda ascolta le emozioni
di quel che veramente senti”
 
Così può definire le donne
“porte dirette verso l’ignoto, collegamento con l’infinito”
 
In Momento notturno scrive:
“Se tu fossi qui vedresti i miei pensieri
illuminati dalla luna
mescolarsi al frangersi delle onde
ed al fruscio delle foglie…”
 
In Potrei creare
“potrei continuare a rivelare a te ciò che sono
e potrei nascondermi per sempre tra le crepe dell’inconscio”
 
In Un lampione fra le stelle
“C’è chi è cammino ed io sono un passo,
chi è vita ed io un solo giorno;
un momento appena,
un attimo soltanto
davanti all’infinito”
 
In Deve tacere il cielo
il paradosso del poeta arriva a scrivere
“Dire è un verbo inutile
Fa silenzio cielo
Taci mio cuore”
 
Edoardo Gallo è il poeta che rinuncia alla parola, sua prima e fondamentale espressione,
poiché la parola non può più raggiungere il suo sentire
 
In Raggio di luna il sorriso della sua donna diviene necessità estrema per il mondo, per la sua stessa sopravvivenza umana, senza il suo sorriso sarebbe un morire.
Il superamento della solitudine, intravista soltanto nel perdersi l’uno nell’altro, senza più argini, sconfinati insieme
Fino a che il poeta giunge all’amore, amare, come assoluto
“Amando
nulla è più nulla
e sul tutto ha sopravvento”
 
Questo significato estremo, ultimo, fonda ogni altro significato; l’amore–amare s’impone come unica possibilità per sopravvivere, vivere nella sua profonda e suprema essenza.
Le parole assurgono a valore estremo, supremo, cibo necessario all’anima più di ciò che nutre il corpo:
Berle e mangiarle fino a sazietà
“e quando sarai sazia
ne inventerò di nuove
per continuare a nutrirti
come fanno le gocce
nel riempire
il mare”
 
 
“Potrei non mangiare
non bere più per giorni…
fino a morire.
Ma morirebbe solo il mio corpo
Perché la mia anima
che si ciba di poesia
che si disseta di parole
e respira emozioni
continuerebbe a vivere”
 
Per Edoardo Gallo la poesia è vissuta come unico nutrimento essenziale al vivere.
“parlare, ascoltare
non sono verbi infiniti
sentire
sì sentire è sicuramente infinito”.
 
 
Grazia Apisa Gloria “Come nuovo alfabeto”, Genova 2015, Liberodiscrivere ed.
https://apisablog.wordpress.com/tag/grazia-apisa/
 
 
 
Ammiro le piante per la loro verticalità
ed i fiori che adornano in silenzio l’erba
e il morbido muschio che protegge il tronco.
 
Mi trovi seduto sotto il portico.
Non do più retta alle stagioni,
do spazio al tempo;
e ti riconosco ancora, ora qui ora là
in quel che vedo, in quel che sento.
 
Tu che danzi tra grappoli d’uva aggrappati a viti ritorte
e margherite dal lungo stelo,
lì nei prati della vita.
Tu come rugiada di prima mattina
che scende foglia a foglia,
scaldata dai raggi di un sole
ancor pallido e timido.
Tu come il legno di queste assi di pino;
tu come il profumo di corteccia intagliata e resinosa,
come il tronco di quella betulla che si sporge curiosa dalla mura,
tu come i rami di questo nespolo irti verso il cielo
e tu come il glicine che si ramifica nel lato più bello del giardino.
 
Ecco le nuvole basse
a coprire la collina;
respiro la foschia
e mi inumidisce i polmoni.
Ma dentro è tutto un incendio
che brucia le sterpaglie e gli arbusti secchi
per lasciare posto all’erba verde,
al nuovo germoglio.
 
Dal crine del monte urlo emozioni
che riempiono la valle di echi,
…e tornano, e mi accarezzano…e mi baciano.
 
Ed è luce
 
e tu sorridi

 

...sei rimasto colpito dalle mie opere tanto da chiedermene una come copertina della tua pubblicazione di poesia.
Ne ho lette alcune: " Nessuno più è solo", "In verticale", "Rumore" e "Mare e Onda".
Cerchi di sfogliare il quotidiano per trovare la vera autenticità della vita.
Cerchi la terra promessa, la piena realizzazione umana obiettivo di tutta la poesia occidentale.
Ho sentito delle affinità e da ciò è nata questa collaborazione.
La creatività è la salvezza dell'uomo.

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