Gabbean
Come nascere due volte

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Titolo Come nascere due volte
Autore Gabbean
Genere Autobiografico      
Pubblicata il 23/03/2017
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Sono immobilizzato, rigido, bloccato dal colpo della strega. Riesco a stare solo a cavalcioni della seggiola con le braccia appoggiate alla spalliera. L’arrivo del medico, il dottor S***, che ho chiamato poco prima al telefono, mi tranquillizza.

- Peppe, per favore, fammi alzare da qui, - lo imploro con la confidenza che deriva dal fatto che mi ha visto nascere e che siamo iscritti  allo stesso partito.

 - Ora ti faccio una iniezione e aspettiamo l’effetto.

 - E’ indispensabile che mi rimetta in piedi, domani ho il Consiglio comunale.

- Vediamo come va, semmai il Consiglio farà a meno di te, - dice in modo categorico.

- No, non è possibile, - ribatto - dobbiamo discutere il bilancio preventivo e se il Sindaco non c’è puoi immaginare le interpretazioni malevole.

-Ti preoccupi dell’opposizione che vorrebbe impedirti di realizzare la nuova tribuna allo stadio comunale in sostituzione di quella vecchia che è un colabrodo, e propone di fornire l’ombrello agli spettatori in caso di pioggia?

- E’ di basso profilo, concordo con te, ma sempre opposizione è. Poi sarebbe la prima volta, da quando sono stato eletto, che manco ad un appuntamento così importante.

- Va bene, ma adesso non esagerare, non sei in pericolo di vita! Piuttosto lo sei stato molti anni fa. Se non fosse stato per Nennele, tua madre, non staremmo qui a preoccuparci di una semplice lombalgia.

 - Che intendi dire?

- Come, non conosci quello che è accaduto quando non avevi neanche due anni? Non te lo hanno mai raccontato?

- Francamente no! - esclamo pieno di curiosità -  Puoi farlo tu ora, mentre aspettiamo che il farmaco  faccia effetto?

- Un giorno, ti ripeto non avevi ancora due anni, tua madre, cambiandoti, notò un sanguinamento gastrointestinale. Puoi immaginare con quanta preoccupazione mi chiamò per visitarti. La diagnosi fu semplice: enterite batterica, assai più difficile, se non impossibile, era individuare una terapia efficace. 

- Ma non sarebbe bastata qualche fiala di penicillina?

- Ad avercela! Non sai che la produzione industriale della penicillina è iniziata solo negli anni ’50?

- Allora che bisognava fare?

- Debbo confessare che mi sentii con le armi spuntate di fronte ad un avversario particolarmente agguerrito. Qualche esame di laboratorio prima di decidere e intanto una dieta appropriata: non c’era molto da aggiungere. Tuttavia dissi a tua madre che  avevo sentito parlare di F***, un giovane medico di Ancona, laureatosi alla università di Milano, che aveva condotto studi e terapie sperimentali su varie malattie infettive. Poteva essere utile farti vedere da lui….

- Immagino che mia madre abbia colto al volo il tuo suggerimento.

- Già, ma c’era un problema: quel giovane medico era ebreo e per sfuggire alle persecuzioni fasciste si era nascosto con la sua famiglia da qualche parte fuori città. Bisognava sapere dove.

- Una  impresa difficile immagino.

- Se non fosse stato per tua nonna Irma.

- Grande donna, dimmi, che fece?

- Si servì delle sue conoscenze nell’ambito della Chiesa e con alcuni esponenti della comunità ebraica. Fu facilitata in questo sia dal suo ruolo di dirigente delle donne cattoliche, sia dalle antiche origini ebraiche della famiglia del marito, tuo nonno Alvaro. Fatto sta che venne a sapere che il medico era sfollato in una casa nella campagna tra Polverigi e Casenuove di Osimo.

- Evviva! Ma adesso bisognava arrivarci, c’era ancora la guerra.

- In effetti non si erano ancora spenti gli echi della battaglia di Montegranale con le truppe tedesche in fuga mentre Alpini e Bersaglieri entravano a Jesi liberata.

- Che fece mia madre?

- Senza dire nulla a nessuno una mattina ti prese in braccio e si incamminò verso Casenuove.

- Non disse nulla neanche a mio padre?

- Non poteva, Aldo, tuo padre, non c’era, era soldato.

- Partì a piedi per una località distante una ventina di chilometri con me in braccio?

- Si, con la disperazione mista al coraggio di una donna di poco più di vent’anni.

- Che è successo poi, lo sai?

- Ricordo che tua madre al ritorno mi raccontò dei mezzi di fortuna e della generosità umana che aveva trovato lungo il percorso, ma soprattutto mi fece vedere i farmaci che aveva avuto dal dottor F***.

- Di cosa si trattava?

- Francamente non so dirtelo, non erano confezioni industriali, sembravano piuttosto preparati galenici.

- Se stiamo qui a parlarne saranno stati efficaci!

- E’ proprio così! Marietta, la tua bisnonna, andava dicendo che ti aveva salvato San Gabriele, il santo di cui porti il nome. Di questo, da ateo, non sarei affatto sicuro. Certo è che furono proprio quei farmaci a salvarti la vita.

- Adesso capisco perché per alcuni anni, anche durante le elementari, i miei mi dicevano di controllare se vedevo sangue nelle feci.

- Giusta preoccupazione, ma negli anni ’50, come ti ho detto, anche in Italia era arrivata la penicillina e tutto diventava più semplice.

- Ricordo, però, benissimo due cose: che ogni tanto andavo a fare una visita di controllo dal dottor F***, che aveva lo studio in Ancona, nei pressi di Piazza Cavour, e soprattutto che per molti anni non ho potuto mangiare il gelato…

- Poca cosa direi, rispetto al rischio che hai corso!

- Direi di sì, anche se non capisco perché le cose buone debbano far male! Ti ringrazio per la storia che mi hai raccontato, come dire che mia madre mi ha dato la vita due volte… mi hai fatto commuovere! Ma adesso, Peppe,  credo di aver bisogno di un’altra iniezione se voglio tirarmi su…

- Provvedo subito, il Consiglio comunale ti aspetta!

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