Titolo | Recensione a “Lo strano caso di Matilde Campi” romanzo di Mariele Rosina | ||
Autore | M. Gisella Catuogno | ||
Genere | Narrativa | ||
Pubblicata il | 14/04/2017 | ||
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Chi non vorrebbe non invecchiare e che il tempo si fermasse intorno a propri quarant’anni, ancora nella pienezza del vigore fisico e della bellezza? La risposta sembra retorica: “Nessuno!”.
Eppure per Matilde Campi, la suddetta circostanza rappresenta un problema immenso, che la costringe ad una quasi segregazione e addirittura ad un tentativo di suicidio. Mettendo più a fuoco la questione, in effetti, cominciamo a prendere le distanze dall’istintiva e frettolosa prima risposta e siamo portati a riflettere sulla tematica. Se fossimo nati, come lei, 120 anni fa, nel 1897, e il nostro orologio biologico si fosse fermato più o meno intorno al 1937, mantenendoci la pelle tonica e splendente, i capelli folti e castani, la muscolatura scattante e compatta, le facoltà mnemoniche e intellettive perfette, ma, al contempo, avessimo dovuto assistere impotenti al degrado fisico e mentale dei nostri cari – partner figli nipoti – e alla fissità della nostra immagine nello specchio contrapposta a quella sempre meno accattivante di chi ci circonda, e che pure è più giovane di noi, saremmo ancora entusiasti della nostra condizione di evergreen?
A meno di non essere egoisti, insensibili e profondamente narcisisti, probabilmente no, come non lo è Matilde. E’ per questo che la protagonista, troppo sazia di giorni, di sofferenze proprie e altrui, di una vita fossilizzata in un eterno presente, rinuncia ad un’esistenza autentica, nascondendo a tutti, fuorché ai più stretti familiari, il suo “strano” e incredibile caso.
In effetti, senza l’inesorabile e necessaria dimensione del trascorrere del tempo, la modificazione genetica, che impedisce a Matilde di invecchiare, sarebbe anche da noi avvertita come una maledizione, perché fuori dalla legge temporale, che domina il mondo biologico, non si danno equilibrio, giustizia generazionale, prospettive e scenari futuri accettabili. Se la nonna appare più giovane e attraente della sua nipote, non è forse il trionfo dell’assurdità e della conflittualità anche tra persone legate da vincoli affettivi?
E’ questo che spaventa Matilde e la spinge a farla finita.
Ma sarà ancora “condannata” a vivere, anche se, d’ora in poi, tutto cambierà. Perché l’amore fa miracoli e spinge ad accettare anche la dimensione esistenziale più paradossale. Finalmente innamorata e riamata, Matilde scoprirà la bellezza e il coraggio dell’autenticità in una stagione irripetibile della sua lunghissima vita, trasformando l’anomalia di cui è vittima in un’occasione preziosa di aiuto per chi soffre.
Fino all’epilogo finale e all’ultima inaspettata pagina del libro, che si chiude, come un cerchio perfetto, sul motivo dell’incipit.
Un romanzo avvincente, dalla scrittura tesa, puntuale, elegante, che denota l’habitus mentale scientifico dell’autrice, la quale, utilizzando la sua sapienza medica unita ad una capacità d’immaginazione non comune, ci fa intravedere scenari paranormali futurologici, in cui si mescolano insieme genetica e universi sentimentali individuali, in virtù di una irriducibile attenzione al “miracolo” vita, nelle sue implicazioni biologiche, filosofiche e morali.
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