I
Introduzione
Lenta scendeva la neve. Robert Stuart, a bordo della sua Bentley, stava rientrando a casa.
Era la vigilia di Natale. La mattina si era alzato di buon’ora e aveva preferito recarsi in ufficio a controllare le ultime cose. Finalmente si stava rilassando. Le ultime compere erano state fatte e la ditta, specializzata per il catering, avrebbe provveduto come al solito alla cena mentre Edmondo, il suo maggiordomo nonché amico e tutto fare, avrebbe pensato come al solito a ogni altra cosa o evenienza.
Robert non osava neanche pensare a come sarebbe stata la sua vita senza la presenza efficiente di Edmondo.
Lenta scendeva la neve. Finalmente Robert giunse davanti al cancello, oltre il cancello un viottolo in ghiaia conduceva alla casa d’epoca di proprietà da secoli della famiglia Stuart.
Forse la sua famiglia e le sue origini erano riconducibili a un ramo della nobile discendenza degli Stuart?
Prese il telecomando, premette il tasto e si aprì il cancello. “Chissà se Enrica era già arrivata?” si domandò tra sé.
Il verde dei pini si stava ricoprendo di un sottile manto bianco. “Meno male che aveva le gomme da neve”, pensò.
La Bentley percorse il viottolo di ghiaia seguendo la direzione come a conoscerla a memoria.
Arrivò davanti al garage, premette il telecomando, il garage si aprì e Robert parcheggiò la sua auto.
Scese dalla macchina, ma non si recò subito in casa; si levò le scarpe, indossò gli stivali in pelle marrone scuro e si avviò in direzione della piccola scuderia posta sul retro della casa. Entrò nella scuderia e controllò personalmente i suoi tre cavalli. Come al solito Edmondo era sempre efficiente, tutto era abbastanza in ordine, constatò. Li accarezzò dolcemente, controllò se erano stati strigliati, diede loro dell’altra biada e li salutò con una affettuosa pacca. Robert teneva molto ai suoi cavalli e così anche i suoi tre nipoti, i quali non perdevano occasione per dedicarsi un weekend in campagna dallo zio rilassandosi con qualche piacevole passeggiata a cavallo.
La casa era d’epoca, ristrutturata più volte e attorniata da un parco di circa tremila metri quadri.
Era la casa di famiglia, di conseguenza, di proprietà sia di Robert che della sorella maggiore Annemarie. Annemarie, una volta sposatasi aveva preferito trasferirsi a Londra con il marito. Abitano in Theberton Street con la loro famiglia in un alloggio di loro proprietà, disposto su due piani, di circa centotrenta metri quadri; ma dispongono anche qui, a Brentford Wood, nella vecchia casa di famiglia, di un’ala della casa composta da tre camere private e servizi.
Gli Stuart sono una famiglia molto unita.
Robert non si è sposato, eppure è sì un bell’uomo! Capelli e occhi castani, alto, corporatura media, due forti spalle e, pur essendo single, si sente felice e appagato; forse matrimonio e figli non erano contemplati nella sua vita. Adora i luoghi dove vive, il verde e la foresta che li circonda, il suo lavoro, il tennis, il Polo, le passeggiate a cavallo e i suoi svariati hobby.
Robert ha 43 anni, lavora ed è sempre stato persona dedita ed attratta dallo studio e dalla storia. Crescendo circondato dal verde di Brentford Wood, coinvolto dalla passione della madre per la natura, Robert si è laureato in Scienze Naturali e ora lavora presso il giardino botanico più antico di Londra: il Chelsea Physic Garden. Le scienze della natura lo hanno sempre attratto come anche la storia e così, oltre alla laurea in Scienze, ha conseguito la laurea magistrale in Storia dal Medioevo all’età Contemporanea.
“Finalmente qualche giorno di meritato riposo”, pensò tra sé Robert. Erano ben quindici anni che lavorava presso il Chelsea ed era la prima volta che aveva richiesto quindici giorni di ferie in occasione delle feste natalizie; d’altronde, con l’arrivo di Enrica, la sua vita era cambiata.
Il Chelsea Physic Garden, fondato nel 1673 dalla Worshipful Society of Apothecaries, eccellentissima società di farmacisti, è un vero e proprio paradiso botanico. Posto nel centro di Londra, è stato creato per promuovere lo studio delle piante e il loro utilizzo nella medicina ed è conosciuto come il giardino botanico più antico di Londra.
Al suo interno lavorano due grandi equipe, in parallelo, ma su percorsi diversi.
Un’equipe è specializzata nella manutenzione delle piante del parco, nello studio di nuovi incroci di piante, di fertilizzanti specifici e antiparassitari; l’altra equipe, coadiuvata da Robert Stuart, in qualità di Direttore, si occupa di effettuare studi sull’utilizzo delle piante nella medicina e sulle loro molteplici proprietà.
Robert Stuart è responsabile di un gruppo di circa trenta persone, tra impiegati e ricercatori del Chelsea.
Il suo lavoro lo appassiona. La problematica più incalzante è la necessità di reperire continui fondi per gli studi.
Adesso Robert sta tornando in direzione del garage, si toglie gli stivali e indossa nuovamente le scarpe.
La vecchia Mini Cooper di Edmondo è parcheggiata al suo posto. “Sarà già andato a prendere Enrica”? si domandò tra sé Robert prendendo dalla macchina il Christmas Pudding che era passato poco prima a ritirare in pasticceria; esce e richiude il garage, si appresta a dirigersi verso casa.
Edmondo è sull’uscio di casa che lo attende. Sulla porta una ghirlanda natalizia.
«Ciao Edmondo, tutto bene? I preparativi per la cena? La signora Enrica è arrivata?» domandò Robert entrando in casa e appoggiando il cappello sul mobile in stile dell’ingresso, che fungeva da appendiabito e cappelliera.
Erano le prime ore del pomeriggio della vigilia di Natale.
«Sì» rispose Edmondo aggiungendo «è di là nello studio, la sta aspettando. La ditta del catering ha già provveduto in mattinata a consegnare quanto ordinato per la cena natalizia e sua sorella ha comunicato che arriveranno non prima delle ore 7 p.m.. Ah, dimenticavo! Ho predisposto due coperti in più a tavola; sembra che Ellen e George, i figli di sua sorella, arriveranno accompagnati da qualcuno» aggiunse Edmondo. «Una sarà la ragazza di George, Monique; spero proprio che Ellen non arrivi con un ragazzo! Ha solo 17 anni!» rispose Robert aggiungendo «raggiungo Enrica nello studio; Edmondo, portaci un drink.»
Enrica è una piacevole e bella donna; suo marito morì in un incidente stradale lasciandola vedova e senza figli alla giovane età di 35 anni. Conobbe Robert, all’incirca due anni fa, al Coleshill Club.
Lei aveva prenotato il campo da tennis insieme a un’amica; purtroppo quel giorno era stata fatta una duplice prenotazione per la stessa ora. Robert si trovò puntuale all’appuntamento con Mark per la solita partita a tennis del giovedì sera ma, sullo stesso campo e alla stessa ora, si trovarono anche Enrica e Giuly. Dopo un primo diverbio su a chi spettasse il campo le due coppie decisero, di comune accordo, per una partita a tennis in quattro.
Enrica aveva all’epoca 39 anni e Robert 41. Nacque tra loro una simpatia reciproca e iniziarono a frequentarsi. Erano trascorsi due anni da quel fatidico giorno ed Enrica era diventata ormai parte della vita di Robert e viceversa lui per lei.
Robert entrò nello studio, Enrica era rannicchiata su un divano e stava leggendo un libro al caldo tepore del camino; vestiva un comodo e lungo maglione dalle molteplici sfumature marroni su dei fuseau. La sua figura così esile e dolce, i suoi capelli neri e gli occhi verdi. «Finalmente!» esclamò Enrica aggiungendo «ben arrivato.» Lui si chinò su di lei, l’abbracciò e la baciò, teneramente ricambiato. Enrica si sentiva fortunata ad aver incontrato Robert; anche se il suo cuore sarebbe stato sempre un po’ triste al pensiero della prematura scomparsa del marito, Robert era riuscito a ridonarle il sorriso e la voglia di vivere.
Bussò timidamente alla porta Edmondo, presentandosi con i due drink richiesti da Robert.
«Edmondo, non oso pensare alla mia vita senza di te!» esclamò sorridente Robert andandogli incontro e prendendo i due drink, «naturalmente siederai con noi a tavola stasera, organizzati al meglio, lo sai che per me sei più un amico che un maggiordomo!» aggiunse. «Non ti preoccupare, io ed Edmondo siamo ormai una squadra affiatata» rispose Enrica tranquillizzando il compagno sui preparativi e l’organizzazione della cena. «E…tu…» aggiunse lui sorridendo teneramente a Enrica e porgendole il drink, «saresti una splendida padrona di casa!» «Peccato che io abbia già la mia casa alla quale pensare» rispose lei sorridendo ironicamente e maliziosamente a Robert, prendendo a sorseggiare il suo drink.
Lei abita non molto distante da Robert, esattamente a Herts Wood.
Rimasta vedova, la sola pensione del marito non era sufficiente a mantenerla e, con ingegno e capacità, si era creata una piccola attività in proprio; dipingeva oggettistica varia quali piatti, soprammobili, foulard, magliette, bomboniere e quant’altro. Dipingere le era sempre piaciuto, aveva adibito una zona della sua casa a studio e lì si dedicava al suo lavoro. Si era fatta creare un sito web dove poter pubblicizzare e proporre le sue creazioni e la sua attività stava avendo un discreto successo.
«Io tra poco inizierei a imbandire la tavola» disse Edmondo aggiungendo «apparecchiare la tavola natalizia richiede tempo.»
Gli rispose Robert «Noi ci riposiamo un po’, più tardi scendiamo ad aiutarti, ti va bene Enrica?»
«Certo» rispose lei aggiungendo «oltretutto bisogna disporre tutti i regali sotto l’albero!»
«Vorrei la conferma di quanti coperti devo predisporre in tavola» domandò il maggiordomo.
Robert rispose «Beh! Riepiloghiamo: io, Enrica, mia sorella e la sua famiglia, composta da cinque persone, Edmondo, i due amici dei nipoti che si sono aggiunti… direi che dovremmo essere in dieci, dico bene?»
«Così parrebbe anche a me, ma desideravo averne conferma» rispose il maggiordomo.
«Allora, noi andiamo di sopra a riposare un po’, oggi sono proprio stanco, più tardi scendiamo ad aiutarti» disse Robert prendendo Enrica per mano e accingendosi, insieme a lei, a salire le scale che conducevano al piano superiore della casa.
La casa era un vecchio casolare ristrutturato appartenente alla famiglia Stuart, sin dal 1850.
Al piano terra un piacevole e ampio ingresso divideva l’ala est della casa dall’ala ovest. Entrando, sulla destra, una porta a doppio battente conduceva nella grande cucina. Subito dopo la cucina, proseguendo lungo il corridoio a destra, si accedeva alla zona dove viveva Edmondo la quale comprendeva: una grande camera con adiacente un piccolo studio-salottino e relativo bagno personale. Edmondo, non era solo un maggiordomo, dopo tanti anni di onorato servizio era diventato “l’amico di famiglia”. Suo padre, prima di lui, aveva servito casa Stuart e lui, Edmondo, era nato propriamente in quella stessa casa.
Edmondo ha 61 anni, è persona colta, piacevole ed è molto affezionato alla famiglia Stuart della quale, quasi, si sente parte. Ha vissuto una storia molto importante con una donna di nome Lara ma, come tante altre storie, si è dissolta nel vento.
Gli Stuart sono per lui come la sua stessa famiglia ed egli è completamente dedito a ogni loro necessità nonché alla conduzione della stessa casa.
Sul lato sinistro dell’ampio corridoio d’ingresso, un’altra porta a doppio battente conduce nel grande salone dove è solita riunirsi la famiglia. Questa è l’unica zona di tutto il casolare che ha mantenuto il soffitto originale in legno a cassettoni; un grande, imponente, marmoreo camino è posto al fondo della stanza, a lato destro. Dinnanzi al camino un comodo salotto composto da due divani in pelle color panna disposti ad L; posto tra i due divani vi è un tavolino con ripiano in cristallo, sorretto lateralmente da due busti marmorei raffiguranti un uomo e una donna; un tappeto persiano contribuisce a completare l’arredamento. A lato sinistro del camino un’imponente bassa credenza d’epoca, posto sulla credenza un quadro paesaggistico di Rembrandt.
Entrando nel salone, sulla parete sinistra, una credenza in noce con motivi a intarsio similare alla credenza posta vicino al camino; dinnanzi alla credenza un lungo tavolo in cristallo con sedie in legno di noce con seduta e poggiaschiena imbottiti, in pregiata stoffa bianca damascata. Sul lato destro del salone sono poste due poltroncine con rifiniture in legno di mogano, foderate con stoffe dai motivi floreali, e un piccolo tavolino in stile; una piacevole zona di conversazione.
Proseguendo sul corridoio d’ingresso, oltrepassando la porta a doppio battente che dà sul salone, a lato sinistro, lo studio e la sala da bagno.
Lo studio ha le pareti rivestite in legno e due di queste costituiscono un’interessante, quanto voluminosa, libreria.
Robert, come già detto prima, è appassionato nonché laureato in storia dal Medioevo all’età Contemporanea. Tutto ciò che è storia lo appassiona e il Mistero lo affascina.
Ha effettuato studi e ricerche incentrate sull’Ordine Religioso e Cavalleresco dei Templari, ha approfondito tematiche come il Sacro Graal, il Sacro Telo, la massoneria, la teologia storica. Partecipa a convegni attinenti a queste tematiche e la sua libreria è notevolmente fornita di libri attinenti la storia, l’esoterismo e le argomentazioni citate.
Entrando nello studio, in fondo sulla destra, vicino a una luminosa e ampia finestra che guarda il giardino sottostante, è posta la sua scrivania e sullo stesso lato, a parete, una credenza bassa affiancata da un alto mobile che funge da archivio. Sul lato sinistro, entrando, è posta una zona conversazione composta da un divano due posti, poltrona, tavolino e naturalmente un camino con zona Tv.
Enrica, quando va a trovare Robert, adora attenderlo nel suo studio dove tutto e ogni cosa parla di lui. Le piace rannicchiarsi sul divano, in inverno, davanti al camino con un buon libro tra le mani da leggere avidamente.
L’arredamento di tutta la casa è rigorosamente in stile e in legni pregiati come il mogano e il noce; soltanto la cucina, che è regno esclusivo di Edmondo, è in legno di noce ma alterna pannelli e mobili chiari tinta creme; gli elettrodomestici come anche il frigo a vista sono in acciaio. In fondo al corridoio d’ingresso, un’ampia e lavorata scala conduce al piano superiore dove, a lato destro, si trovano le camere dell’appartamento di Robert.
Robert ed Enrica si sono ritirati nel loro appartamento, alla ricerca di un po’ di riposo e intimità.
L’appartamento di Robert è composto da due comode camere da letto, la sua camera e una per gli eventuali ospiti. Attualmente, la camera degli ospiti con l’annesso bagno viene utilizzata da Enrica. Un’altra stanza, adiacente alle due camere da letto, viene utilizzata a seconda delle necessità a studio-libreria o sala di conversazione; la camera di Robert, naturalmente, ha l’annessa confortevole sala da bagno.
Naturalmente Enrica condivide la stessa camera di Robert ma le piace avere un angolo della casa tutto suo, dove potersi dedicare un po’ a se stessa, poter godere di una propria intimità le è indispensabile.
Nello studio-salotto sono archiviati tutti i libri di Robert attinenti alla sua laurea in scienze, approfondimenti sulla botanica, l’utilizzo delle piante nella medicina, omeopatia e tutto ciò che concerne il suo lavoro presso il Chelsea Physic Garden.
Robert aveva adibito lo studio adiacente alla sua camera a tutto ciò che concerne il suo lavoro e la sua passione per la botanica; lo studio al piano terra alla sua passione per la storia, gli approfondimenti teologici, le simbologie, libri esoterici e quant’altro.
Il salottino posto al primo piano, a seconda delle esigenze, si poteva commutare in un un’ulteriore camera da letto per ospiti, grazie a un comodo divano letto.
Annemarie, avendo tre figli e risiedendo a Londra, ha provveduto nella sua ala della casa a creare un appartamento composto da tre camere da letto e due comodi bagni.
Robert ed Enrica hanno da poco risalito le scale che conducono al piano superiore della casa, l’appartamento privato di Robert; sono entrambi nella camera da letto di Robert.
Robert si toglie velocemente le scarpe e si getta, stanco, sul letto sospirando ad alta voce «Finalmente qualche giorno di ferie per coccolarci un po’.» Enrica si siede sul letto, vicino a lui. Lui la attira dolcemente a sé scompigliandole i capelli. Lei ne è indispettita, prova ad allontanarsi e, sospirando e ridendo, mormora «La mia piega! Sono appena rientrata dal coiffeur!» Lui la cinge a sé, la bacia dolcemente e le sussurra «Lo sai che a me piaci così come sei, anche tutta spettinata!» Entrambi ridono e si abbracciano teneramente rotolandosi sul letto. Poi, lui fa scivolare dolcemente la sua mano sotto il lungo maglione di Enrica, palpa dolcemente i suoi turgidi seni, li scopre e bacia teneramente i suoi capezzoli. Lei comincia a muovere il suo ventre, come in un passo di danza. Lui toglie la maglia a lei, bacia il suo ventre e prende a spogliarsi a sua volta.
Fuori scende, lenta, la neve; lentamente ricopre la terra di un morbido bianco manto.
Sono le 17.30 quando Enrica e Robert si accingono a scendere le scale e a raggiungere Edmondo.
Hanno diversi pacchi da sistemare sotto l’albero, si amano e sono felici. Tra non molto arriverà tutta la famiglia al completo. Non vi è nulla di più bello di un Natale sotto la neve e in compagnia di tutti i propri cari. Enrica e Robert oltrepassano la porta a doppio battente, in legno scuro, che conduce al salone.
La tavola è già riccamente imbandita. Una tovaglia ricamata, color sabbia, ricopre il tavolo e posta al centro e per quasi tutta la lunghezza del tavolo stesso, una striscia natalizia delicatamente ricamata, anch’essa color sabbia, con allegri motivi natalizi. Il fioraio ha già fatto pervenire la composizione natalizia, con relativa candela, che è posta al centro del tavolo. I piatti rigorosamente bianchi con sottopiatti dorati e, naturalmente, bicchieri di cristallo e porta-tovaglioli natalizi la completano.
Le luci dell’albero sono già state accese come anche, nell’angolo del salotto, il televisore che sta trasmettendo un concerto natalizio.
L’albero natalizio è posto alla sinistra del camino in fondo al salone, dinnanzi alla bassa credenza.
Naturalmente è un albero vero, adornato con i tradizionali addobbi di famiglia.
Robert ed Enrica presero a poggiare sotto l’albero i loro pacchi regalo. Poi, Enrica si diresse verso la cucina, «Edmondo, possiamo aiutarti?» domandò affacciandosi sul “Regno di Edmondo”. «Sto ultimando la crema pasticcera che accompagno sempre con il Christmas Pudding, milady, direi che tutto è pronto» rispose il maggiordomo.
Sul tavolo in cucina erano in bella vista le antipastiere. «Come sono invitanti!» esclamò Enrica aggiungendo «ho una tal voglia di degustare qualcuno di questi deliziosi stuzzichini!» «Non ci provare!» le rispose ridendo Robert abbracciandola, proprio mentre il campanello della porta d’ingresso prese a suonare.
Il catering normalmente consisteva in tre antipasti, due dei quali rigorosamente di pesce, tartine miste, due primi, un secondo e l’immancabile Christmas Pudding accompagnato dalla tradizionale crema pasticcera di Edmondo.
«Edmondo» esclamò Robert «è meglio liberare i cani, mi sento più tranquillo a saperli in giro per il giardino a far da guardia.» «Finisco qui e provvedo subito» rispose cordialmente lui. «Io vado ad aprire» concluse Robert. Ed ecco apparire sulla soglia di casa il nipote Jason e la nipote Ellen, con un loro amico.
«Ben arrivati e Buon Natale!» disse loro Robert, felice di rivedere i nipoti e facendosi da parte per farli entrare. Edmondo, dietro di lui, si affrettò a farsi dare giacconi e cappotti per riporli nell’apposito spogliatoio.
«Ben arrivata signorina Ellen, ben arrivato signorino Jason» esclamò sorridente Edmondo. «Ciao Edmondo, Buon Natale!» rispose la voce allegra di Ellen la quale, salutando con un caloroso abbraccio lo zio Robert, disse «ti presento un nostro amico, Jonathan.» «Dove possiamo mettere i nostri pacchi?» domandò Jason. «Sotto l’albero, come sempre» rispose lo zio. «Ciao ragazzi, come state?» intervenne Enrica. «Adesso che abbiamo qualche giorno di vacanza dalla scuola direi proprio bene!» esclamò Ellen ridendo e aggiungendo «anzi, zio, ci siamo permessi di portar con noi una valigia, ci fermeremmo qualche giorno.» «Lo sapete che questa è anche la vostra casa» rispose lo zio abbracciando teneramente la nipote e stringendo calorosamente la mano a Jonathan, aggiungendo «posate i pacchi e poi portate le valigie nella vostra camera, se volete avete il tempo di farvi una doccia o di rilassarvi un po’.» I nipoti sapevano riempir d’allegria la casa, constatò tra sé Robert. «Come sono felice di vederti Enrica!» esclamò Ellen abbracciandola, aggiungendo «abbiamo così tante cose da dirci!» Ellen prese ad ammiccare, complice con Enrica, in direzione di Jonathan. «Già! Meno male che vi fermate qualche giorno, ma vostra madre e vostro padre a che ora arrivano?» domandò lei.
«Dovrebbero arrivare tra non molto con George e Monique» rispose la nipote aggiungendo «vado di sopra a posare la valigia e a cambiarmi» poi, ammiccando con Enrica, bisbigliò sottovoce «ho comprato un delizioso vestito da sera nero, non vedo l’ora di indossarlo!» «Vengo con te» esclamò Jonathan che, tra tanta gente che ancora non conosceva, si sentiva un po’ spaesato.
Jason, Robert ed Enrica presero a sedersi nel salotto. Edmondo li raggiuse di lì a poco. «Ho provveduto a liberare i cani, come lei ha richiesto; desidera che accenda il camino? Permette signor Robert?» «Certo Edmondo» rispose il padrone intento a offrire un drink ai suoi ospiti.
«Simpatico quel giovanotto, come ha detto Ellen che si chiama?» domandò lo zio al nipote. «Jonathan, zio, si chiama Jonathan. Jonathan frequenta lo stesso liceo di Ellen, lui deve dare l’esame di maturità quest’anno, GCE ADVANCED LEVEL.» «Bravi ragazzi» constatò Robert sorseggiando il suo drink.
«Si conoscono e si frequentano da circa un anno» aggiunse Jason. «Come è giusto che sia a quest’età» rispose Enrica sorridendo, quasi a voler tranquillizzare eventuali apprensioni di Robert che, un po’ nervosamente, prese a giocherellare con gli occhiali da lettura. «Eppure a me non ne aveva ancora parlato» constatò lo zio un po’ innervosito.
Il camino crepitava emanando un caldo tepore. Si sentì il rombo del motore di una macchina nel cortile, poco dopo suonarono alla porta. «Suonano alla porta! Vado io» esclamò Enrica aggiungendo «Edmondo deve essere in cucina per gli ultimi preparativi.»
Un frenetico vociare si espanse in tutta la casa. Erano arrivati Annemarie, la sorella di Robert, Edoardo, il marito, con il loro figlio George e la fidanzata, Monique. Proprio in quell’istante scesero le scale Ellen e Jonathan, unendosi al gruppo. Ellen indossava un delizioso vestito attillato e corto, nero, un’audace, ma non troppo, scollatura … la rendeva veramente sexy; sul vestito un coprispalle nero con riporti dorati, propriamente in stile natalizio.
Dopo i primi animati saluti la famiglia si riunì tutta nel salone, dove, nell’angolo salotto dinnanzi al camino, Edmondo offrì l’aperitivo con qualche stuzzichino.
Un sottofondo di musiche natalizie allietava l’ambiente, dolce il tepore del camino e le luci natalizie dell’albero.
Terminato l’aperitivo presero tutti posto a tavola, Enrica ed Edmondo iniziarono a servire le varie prelibatezze. Da qualche anno era diventata usanza della famiglia servirsi di un catering per il pranzo natalizio.
La famiglia era solita riunirsi tutta insieme per la Vigilia natalizia e lo scambio reciproco dei doni che, normalmente, avveniva dopo la tradizionale S. Messa di mezzanotte. Per il protrarsi della serata erano soliti fermarsi alla villa a dormire, per poi pranzare, tutti insieme, il giorno seguente: il giorno di Natale. In realtà si sapeva che i componenti della famiglia, come al solito, sarebbero arrivati alla sera della Vigilia ma non si sapeva esattamente quanti giorni si sarebbero fermati diciamo … feste natalizie protratte!
Per il pranzo del 25 dicembre, Annamarie ed Edmondo, coadiuvati anche dalla cara Enrica, erano soliti cucinare insieme il tacchino ripieno e, nel pomeriggio, la famiglia tutta seguiva in televisione il discorso della Regina.
La famiglia è riunita al gran completo: Annemarie con il marito Edoardo e i loro tre figli, George, Jason ed Ellen, Monique la ragazza di George, Jonathan, Robert ed Enrica nonché il loro inseparabile maggiordomo, e amico, Edmondo.
Annemarie sapeva essere persona così dolce, amava profondamente la famiglia ed era sempre attenta a ogni esigenza. Sua madre, ricordava Robert, era solita citare ogni tanto che il suo nome, il nome di Annemarie, l’aveva scelto tra tanti proprio per il felice connubio di due nomi così importanti: Anna e Maria; Anna, la madre di Maria, moglie di Gioacchino che diede alla luce Maria e, Maria il cui destino la volle madre di Gesù. Lei soleva scherzare, rispondendo a lui ridendo «L’importante è che non mi diate una croce da portare!»
In effetti, Annamarie era il punto di riferimento per tutta la famiglia. Lo stesso Robert, che prima di conoscere Enrica si sentiva molto solo, trovava in lei non soltanto una sorella ma l’amica premurosa, l’amica sempre disposta ad ascoltarlo, a comprenderlo, a spronarlo nei momenti difficili che, talune volte, la vita ci fa incontrare.
Edmondo era felice e appagato. Era cresciuto in quella casa, ove entrambi i suoi genitori già lavoravano, ed era diventato nel tempo persona di fiducia nonché propriamente quasi amico di famiglia, “Ellen a volte lo chiamava persino zio!”
Robert non mancava ogni tanto di stringere a sé Enrica, la quale sapeva destreggiarsi come splendida padrona di casa.
I ragazzi crescevano ed erano molto dediti allo studio e la famiglia cominciava, piano piano, ad allargarsi.
George, da due anni, frequentava Monique. Ellen cominciava a presentarsi accompagnata da eventuali pretendenti anche se, quest’ultima cosa, un po’ indispettiva Robert che vedeva la nipote ancora così giovane!
«Edoardo, come procede la tua attività?» domandò Robert al cognato. Edoardo gestiva due negozi di abbigliamento nel centro di Londra, in società con la sorella Sophie. «Direi abbastanza bene, anche se la crisi monetaria generale si fa sentire nel nostro settore, comunque non possiamo lamentarci» rispose conciso.
La cena risultò deliziosa come sempre; la ditta di catering, alla quale ormai da anni facevano riferimento, sapeva con fantasia preparare deliziose leccornie. Trascorsero le ore in una piacevole atmosfera familiare e natalizia. La serata si protrasse piacevolmente tra aneddoti di famiglia e conversazioni varie.
«Sembra che abbia smesso di nevicare» disse Jason affacciandosi alla finestra. «Bene» rispose il padre aggiungendo «allora potremmo andare alla Messa di mezzanotte.» «Papà, quest’anno la Messa è alle 23.30, dico bene?» domandò Ellen. «Confermo» rispose il padre aggiungendo «23.30 o mezzanotte… sempre Messa di mezzanotte per me è!» «Quindi, mangiamo il Christmas Pudding con la crema pasticcera di Edmondo perché poi, lesti, dobbiamo prepararci!» disse Robert sorridendo felice e incitando il gruppo. Edmondo stava entrando proprio in quell’istante in sala, portando su un argenteo vassoio il dolce sapientemente guarnito con crema e decorato con frutti di bosco; dietro di lui Enrica, con in mano un paio di bottiglie di Champagne. «I regali li apriamo dopo?» domandò eccitata Monique. «Certo» le rispose Enrica aggiungendo «avremo più tempo a disposizione e potremo aprirli con più calma, che ne dici Annemarie?» «Concordo, ma adesso fatemi tagliare il dolce che dev’essere una tal prelibatezza!» e aggiunse «e voi, Edoardo e Robert, stappate le bottiglie di Champagne!»
Erano le 22.30, la cena volgeva al temine; ancora un brindisi, il dolce, poi la veglia natalizia: la Santa Messa di Natale.
Terminarono di cenare e velocemente Edmondo provvide a sparecchiare la tavola; avrebbe riordinato meglio al suo ritorno, si doveva preparare anche lui per andare alla Messa.
Il gruppo si stava preparando per uscire. L’albero adorno di luci era attorniato di regali.
«Ellen, sarà meglio che ti copri bene prima di uscire» disse teneramente Annemarie alla figlia. «Hai ragione mamma, questo vestito è delizioso ma è meglio che indossi sopra un caldo golfino» rispose lei e prese a salire al piano superiore recandosi nella sua stanza. «Ti aspetto qui» aggiunse il suo ragazzo.
«Robert, Edoardo, prendiamo le vostre due macchine?» domandò Annemarie. «Direi di sì» rispose Robert alla sorella. «Certo» confermò il marito di lei. Edoardo indossò il suo cappotto, si calò in testa il suo caldo cappello mentre Robert prese a indossare il suo giaccone della Colmar ed entrambi uscirono di casa per recarsi alle loro rispettive autovetture. Edmondo si stava accertando di aver chiuso tutte le finestre e le relative imposte; i ragazzi tutti indossarono i loro giacconi o cappotti, mentre Enrica e Annemarie sfoggiavano le loro calde pellicce.
Presero tutti posto a sedere in macchina. Edmondo attivò l’antifurto e uscì a sua volta di casa raggiungendo il gruppo. I cani, nel cortile, gli corsero incontro. «Bravi, bravi» disse lui accarezzandoli bisbigliando sommessamente «al nostro rientro penserò anche a voi!»
Salì anche lui in macchina con il resto del gruppo; percorsero il breve tratto di strada che portava alla chiesa. Gli spazzaneve avevano pulito e cosparso di sale le strade. Fortunatamente aveva smesso di nevicare.
Un candido manto di neve ricopriva gli alberi, i prati, i tetti delle case, rendendo speciale l’atmosfera natalizia. Arrivarono in chiesa pochi minuti prima che iniziasse la cerimonia. Un delizioso presepe era posto all’ingresso della chiesa che era gremita di gente.
La Messa di Natale sembra avere un qualcosa di magico. È una sera nella quale si respira l’essenza stessa della gioia e dell’Amore. Presero posto tra gli ultimi banchi, Ellen e Jason raggiunsero i loro amici del coro. Posto vicino all’altare, su uno sgabello in legno, adagiato su della paglia, un Gesù Bambino sembrava aprire le sue braccia come a voler accogliere a sé tutte le genti.
La Messa fu molto sentita; i ragazzi del coro, a fine Messa, si dilungarono oltre con canti natalizi.
Terminata la celebrazione, la famiglia Stuart si attardò per salutare e porgere i vicendevoli auguri agli amici presenti, nonché ai loro vicini di casa, sul sagrato della chiesa, per poi prendere la strada del ritorno.
Le case, sparse qua e là, erano imbiancate dalla neve, cosparse di luci, attorniate di abeti addobbati a festa.
Finalmente giunsero al loro casolare.
Edmondo scese per primo per andare ad aprire, Edoardo e Robert parcheggiarono le loro macchine in garage.
I ragazzi fremevano dal desiderio di aprire i pacchi natalizi.
«Edmondo, prendi altre due bottiglie di Champagne, dovrebbero essere in cucina, nel frigo!» disse la voce allegra di Enrica entrando in casa. «Provvedo subito» rispose l’affezionato maggiordomo, togliendosi velocemente il suo cappotto e riponendolo nell’apposito sgabuzzino. «Signora, provvede lei ad aiutare gli ospiti? I giacconi sarebbero da riporre nello spogliatoio» domandò il maggiordomo a Enrica. «Ci pensiamo noi» rispose solerte Annemarie. Dopo aver riposto pellicce, giacconi e cappotti, si ritrovarono nuovamente nel salone.
«Quanti pacchi!» esclamò Ellen aggiungendo, gioiosa e impaziente «quali sono i miei?» Edmondo entrò in quel mentre portando su un vassoio dei bicchieri, dietro di lui Enrica con le due bottiglie di Champagne. Nuovamente un brindisi di Buon Augurio.
Cominciarono a scartare i pacchi, allegre risate risuonavano nella casa. Il regalo più originale fu un completino intimo che Jason e George regalarono alla sorella Ellen. Enrica regalò un caldo maglione a Robert, che lui provvide subito a indossare. Un piccolo pacco era appeso all’albero, Robert lo fece cogliere dalla stessa Enrica.
La mano di Enrica era quasi tremante, i suoi occhi presero a brillare dalla commozione. Colse il pacchetto, lo strinse a sé, i suoi occhi presero a cercare gli occhi di Robert, poi iniziò lentamente a scartarlo. Un silenzio avvolse l’ambiente. Forse era giunto il momento che tutta la famiglia al completo stava attendendo da anni? Aperto il pacchetto, Enrica si ritrovò tra le mani un meraviglioso anello con un brillante nel mezzo e contornato da smeraldi! Una lacrima di commozione prese a scendere sulla sua guancia. «Robert è bellissimo, anzi, è meraviglioso!» esclamò emozionata. «Finalmente diventerai ufficialmente mia zia?» le domandò Ellen abbracciandola calorosamente. «Sono felice!» esclamò commossa Annemarie che da tempo sperava di vedere il fratello accasato. «Ti amo» sussurrò Robert ad Enrica, poi lui prese l’anello dalle mani di lei e, dolcemente, lo infilò al suo anulare. «È meraviglioso!» nuovamente bisbigliò Enrica, commossa, sussurrando a lui «Ti amo anch’io.» Un protratto bacio al quale seguì l’acclamazione felice dei parenti, poi lui esclamò «Ma, non è finita! Dobbiamo festeggiare il nostro fidanzamento, guarda, ho qui i biglietti per due persone per trascorrere insieme il Capodanno a Parigi!» «Che meraviglia!» rispose lei, che con slancio si abbracciò stretto il suo Robert. «Avete avuto quasi la nostra stessa idea» disse Edoardo aggiungendo «noi andremo a Roma per Capodanno, sei contenta Annemarie?» ed Edoardo, a sua volta, pose in vista ad Annemarie la prenotazione per il loro viaggio a Roma. «Sono felice!» esclamò lei. «Ne avevamo parlato ma mi eri sembrato restio» aggiunse. «Volevo farti una sorpresa» rispose affettuosamente il marito.
«Bene! Ci lasciate la casa libera per il Capodanno?» domandò George contento. «Certo, ma non voglio danni!» rispose prontamente lo zio sorridendo. «Stai tranquillo zio» lo rassicurarono Ellen e Jason. «Tranquillo sì, ma non troppo. È un bene che possiamo contare sul nostro fidato Edmondo!» aggiunse zio Robert ridendo «altrimenti, non so voi, con le vostre feste, come sareste capaci di ridurmi casa!» Tutti scoppiarono a ridere. «Come se non fossi stato giovane anche tu!» lo canzonò Enrica, che abitualmente teneva sempre le parti ai ragazzi che adorava quasi come fossero suoi stessi figli.
«Ti piace la borsa di Louis Vuitton che ti ho regalato?» domandò George a Monique, baciandola teneramente. «È meravigliosa! Come al solito avrai speso un patrimonio» rispose lei. «Beh, se non ti piace me la prendo io» intervenne Ellen allegramente, mentre stava scambiandosi un regalo con Jonathan. Si continuò a scartar pacchi, tra un brindisi e l’altro. A Edmondo la famiglia regalò un completo di sciarpa, guanti, cappello e un caldo pullover in cashmere.
Si attardarono ancora un po’, poi ognuno prese a ritirarsi nella propria camera. Jason, in quell’occasione, dormì sul comodo divano letto nello studio dello zio Robert.
Lo zio quella notte tardò ad addormentarsi, un po’ disturbato all’idea di Ellen e Jonathan. “Ellen, la sua piccola nipotina stava crescendo troppo in fretta”, pensò.
Calma trascorse la notte, poi bussò dolcemente alle porte il mattino.
Le prime a destarsi e a scendere in cucina furono Enrica e Annemarie. Edmondo si era alzato anche lui da poco. Si ritrovarono tutti e tre in cucina, dinnanzi a una buona tazza di caffèlatte. Edmondo stava abbrustolendo il pane e in tavola erano disposte marmellate, miele, biscotti, yogurt, spremuta di arance e baçon abbrustolito.
Velocemente terminarono la loro colazione, per dedicarsi a cucinare il tacchino ripieno.
Il ripieno del tacchino, normalmente, era opera di Annemarie, coadiuvata dal sapiente aiuto di Edmondo e, ultimamente, anche da Enrica.
Il ripieno era composto da un impasto di carne, salsiccia, formaggio, uova, spinaci cotti e grossolanamente tritati, pancetta, qualche prugna, castagne lessate e … qualche “accorgimento”, non svelato, di Edmondo; il tutto irrorato di olio, spezie e buon vino bianco. A un certo punto della cottura Edmondo era solito aggiungere nella teglia insieme al tacchino, come contorno, patate, prugne e in ultimo altre castagne lessate.
Scesero di lì a poco Jason, Ellen, Jonathan, George e Monique che, dopo una fugace colazione, uscirono per una passeggiata in paese.
Di lì a poco Robert ed Edoardo li raggiunsero ma, ancor sazi della cena della sera precedente ed in previsione del nuovo pranzo, preferirono gustare soltanto un buon caffè. Qualche battuta, allegre risate e gioia nel cuore allietavano il Natale.
Robert si recò a controllare i cavalli, li strigliò e diede loro della biada. Successivamente spalò la neve dal vialetto che conduceva all’ingresso di casa e gettò un po’ di sale, onde evitare il formarsi del ghiaccio e la possibilità che qualcuno potesse scivolare.
Edoardo andò in garage e procurò altra legna per i vari camini della casa. Portò una cassetta di legna in ogni camera ove vi era il camino e provvide ad attizzare sia il camino del salone che quello posto nello studio al piano terra.
Rientrarono i ragazzi. Robert ed Edoardo, finiti i lavori, si concedettero una veloce doccia.
All’ora di pranzo erano tutti nuovamente riuniti nel salone; la legna nel camino crepitava, lingue di fuoco parevano danzare, riscaldando l’ambiente.
Degustarono ancora qualche antipasto del giorno precedente e, finalmente, il tacchino ripieno!
Quant’è bello ritrovare tutta la famiglia unita in questo giorno, è così dolce il Natale.