Titolo | Galilei e Newton: Dialogo immaginario. ATTO I | ||
Autore | Gabbean | ||
Genere | Divulgazione scientifica | ||
Pubblicata il | 08/03/2020 | ||
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Galilei: ‹‹Salve Isaac, che piacere incontrarti!››
Newton: ‹‹Il piacere è mio, non capita tutti i giorni di conoscere il fondatore del metodo sperimentale, la fonte della scienza moderna.››
Galilei: ‹‹E io, allora, cosa dovrei dire avendo di fronte a me il genio che ha permesso all’umanità intera un enorme balzo culturale, con il superamento dell’antica visione aristotelica, di una fisica sovra-lunare diversa da quella sub-lunare, grazie a una legge di valore universale?››
Newton: ‹‹Modestamente è così, ma sai che ho un sacco di detrattori che mi deridono?››
Galilei: ‹‹E perché mai?››
Newton: ‹‹Per il fatto che la mia legge si basa sull’idea che una mela cade dall’albero per la stessa ragione per cui la Luna ruota attorno alla Terra. ››
Galilei: ‹‹Perfetto, ogni legge della fisica nasce da alcuni presupposti teorici, salvo poi trarre conferme e formulazione da sensate esperienze…››
Newton: ‹‹Già, ma mi chiedono insistentemente dove sia la fune che collega la Luna alla Terra, per analogia con un sasso legato a una corda che vien fatto ruotare attorno alla mano. Non vogliono capire che io non ho la pretesa di descrivere la natura della gravità, mi limito a dire che una forza fatta in quel modo rende perfettamente conto del moto dei pianeti intorno al Sole. Sia chiaro, io non faccio ipotesi…››
Galilei: ‹‹Ma per stroncare le critiche non hai prove sperimentali che avvalorino la bontà della tua legge?››
Newton: ‹‹Dici bene, lo avrei fatto se avessi avuto gli strumenti di adeguata sensibilità, purtroppo non è così! La mia legge non è nata in laboratorio, l’ho dedotta dalle leggi di Keplero e dai principi della dinamica che io stesso ho formulato.››
Galilei: ‹‹Allora caro Isaac sei nei guai! Hai mai letto cosa ho scritto a suo tempo alla Granduchessa di Toscana?››
Newton: ‹‹No, mi dispiace, cosa scrivevi?››
Galilei: ‹‹I due pilastri su cui si basa il metodo sperimentale che ho praticato nei miei studi: i preliminari procedimenti osservativi e induttivi, e il successivo momento ipotetico deduttivo, che permette l’inquadramento dei risultati sperimentali in un quadro teorico.››
Newton: ‹‹Ho capito, senza il conforto sperimentale una legge fisica, frutto di pura deduzione, ha poco credito! Ma io, non potendo verificare la bontà della mia legge in laboratorio, non mi sono arreso: ho pensato a un efficace metodo indiretto per affermarla! E per questo tu mi hai dato un aiuto decisivo! ››
Galilei: ‹‹Mi incuriosisci, in che modo ti sono stato utile?››
Newton: ‹‹Dunque, supponendo, come io ho fatto, che l’interazione Terra-Luna e quella Terra-mela siano della stessa natura, si ottiene un risultato teorico: la mia legge è corretta se l’accelerazione di gravità vale 9,8 m/s2. E’ a questo punto che entri in ballo tu!››
Galilei: ‹‹Davvero? E in che modo?››
Newton: ‹‹Con la legge sulla caduta dei gravi, frutto dei tuoi esperimenti dalla Torre di Pisa e con il piano inclinato, che proponi in una delle tue brillantissime opere, Discorsi e dimostrazioni matematiche su due nuove scienze.››
Galilei: ‹‹Mi lusinghi!››
Newton: ‹‹No, è un giusto riconoscimento al tuo ingegno! Anche tu hai contribuito a superare il convincimento di Aristotele e dei suoi epigoni secondo i quali un corpo cade tanto più velocemente quanto più è pesante…››
Galilei: ‹‹Questo è vero, però, caro Isaac, rimane insoluto il problema della sensata esperienza che dia un inattaccabile fondamento scientifico alla tua legge. Senza la quale i tuoi critici continueranno la loro implacabile avversione.››
Newton: ‹‹Lo so bene, ma per ora non possiamo far altro che affidarci all’onestà intellettuale di chi prende atto che la mia legge descrive perfettamente i fenomeni naturali dalla caduta delle mele al moto dei pianeti, senza ipotesi fisiche o metafisiche sulla natura della forza gravitazionale che provoca quei fenomeni.››
Galilei: ‹‹Mi pare sensato quello che dici. E dato che io non nutro il minimo dubbio circa la fondatezza delle tue idee, dobbiamo augurarci che presto uno scienziato costruisca uno strumento così sensibile da consentirgli la prova provata della bontà della tua legge!››
Newton: ‹‹Certamente è quello che mi auguro anch’io, ma temo che passerà qualche decennio prima che avvenga!››
Galilei: ‹‹Speriamo di no! Facciamo una cosa, incontriamoci di nuovo quando questo sarà avvenuto…››
Newton: ‹‹Con immenso piacere…››
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